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Rassegna stampa di Valerio Zurlini

Valerio Zurlini è un regista, scrittore, sceneggiatore, è nato il 19 marzo 1926 a Bologna (Italia) ed è morto il 26 ottobre 1982 all'età di 56 anni a Verona (Italia).

GIAN LUIGI RONDI
Il Tempo

Valerio Zurlini esordì come documentarista, quindi passò al lungometraggio con Le ragazze di San Frediano, piacevole ballata fiorentina qua e là ineguale, ma lietamente pervasa da uno schietto clima corale; in seguito, con L'estate violenta, tentò di ridarci il clima e le ansie del 25 luglio 1943, ma nonostante un innegabile rigore stilistico, sembrò vinto da una passionalità di temi che gli si trasformò tra le mani in letteratura un po' facile.
Con La ragazza con la valigia, invece, venne unanimemente salutato fra i registi più seri e più preparati della giovane scuola italiana.
Un film, se vogliamo, a due soli personaggi, ma quanta cura nel descriverli, quanta delicatezza, quanto garbo! Lui è un ragazzino di buona famiglia, rimasto sempre nella quiete aulica e provinciale di una città come Parma; lei è una ballerina milanese, vistosa, grezza, vissuta, anche se intimamente provvista di una decisa e concreta onestà. Lui si innamora di lei, quasi senza saperlo, e senza capire che lei non è precisamente una fanciulla verginale; ma naturalmente le cose non vanno lisce e la ragazza, che è capitata a Parma per colpa di un brutto tiro giocatole dal fratello di lui, torna alla località balneare da cui era partita.

GIAN PIERO BRUNETTA

La realtà del fascismo aveva interessato per motivi diversi anche Valerio Zurlini, che tuttavia alla svolta del decennio punta direttamente lo sguardo sull'oggi. La ragazza con la valigia (1962) ha come referenti contigui Guendalina e I dolci inganni. Mentre però in Lattuada il centro dell'attenzione è il singolo personaggio, alla ricerca della propria identità sessuale, qui viene mostrata una specie di educazione sentimentale reciproca, che coinvolge, in maniera progressiva, il timido ragazzo di liceo e la donna. L'attenzione del regista si sposta, poco a poco, dal piano evidente della differenza d'età a quello della più drammatica differenza di classe. Il film affida, come del resto molte altre opere dei primi anni Sessanta, una buona parte della connotazione emotiva alle canzoni di successo di Mina, Celentano, Gino Paoli, che, oltre a riempire lo spazio dell'azione, ne costituiscono un commento pertinente in parallelo o in controcanto. Ma l'elemento che caratterizza lo stile del regista va riconosciuto soprattutto nella sua attenzione per il valore significante dei silenzi, degli sguardi, dei singoli rumori che accompagnano l'azione. Basti pensare alla condensazione del senso nel motivo della solitudine di Aida, nel finale del film - dopo che Lorenzo è tornato a casa - motivo sottolineato e amplificato dal rumore degli zoccoli della ragazza sul selciato della piazza deserta.

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