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Rassegna stampa di Glauber Rocha

Glauber Rocha. Data di nascita 14 marzo 1939 a Vitória da Conquista (Brasile) ed è morto il 22 agosto 1981 all'età di 42 anni a Rio de Janeiro (Brasile).

ADELIO FERRERO
Cinema Nuovo

1. Son sono passati dieci anni da quando Glauber Rocha poteva ancora affermare «Non c'è un abbandono della lotta, perché il film Terra em transe è mio ma è come se fosse di tutti, e allo stesso modo, per me, quelli degli altri sono anche film miei. C'è una lotta comune e grazie a questa sorta di unità di gruppo è difficile che i mutamenti politici ci travolgano». E invece, per ammissione degli stessi promotori, la dispersione e la diaspora del "cinema nôvo" brasiliano è largamente consumata: prima l'apparato economico-burocratico del potere e la censura, poi, con crescente brutalità, la dittatura militare hanno diviso, incarcerato, costretto all'esilio o al silenzio i protagonisti "storici" e i nuovi adepti dell'esperienza più originale e innovativa del cinema latinoamericano. «Il risultato di sette anni di dittatura militare [...] - osserva Gustavo Dahl - è, per quanto concerne il cinema, la trasformazione di un movimento un tempo articolato in una folla di esperienze individuali, mentre nel quadro culturale d'insieme si è prodotta una regressione che gli ha fatto perdere gran parte della sua funzione».
Parlare, o riparlare, del "cinema nôvo" come "movimento" non significava comunque volerne accreditare una nozione rigida, astrattamente ideologica: non si trattò, infatti, di una tendenza rigorosamente definitiva, men che mai di una "scuola": «ora dire "cinema nôvo - commentava Rocha con una certa impazienza - è diventato uno slogan pubblicitario: esiste il cinema brasiliano, che prima non esisteva, al suo interno vi sono molte differenze, sia teoriche sia pratiche. La base comune è la lotta al sottosviluppo, a livello delle strutture come delle sovrastrutture». Ma queste, e altre, "rettifiche" verso certe infatuazioni europee non implicavano sfiducia o scetticismo nei confronti del futuro: «Penso che il Brasile sia un paese con una necessità vitale di cinema e, soprattutto, che il cinema sarà l'arte brasiliana per eccellenza. Però Roma non è stata costruita in tre giorni, e il "cinema nôvo" è cominciato nel 1962, producendo da allora solo trentadue film». E più recentemente, pur nella consapevolezza della fine di un'esperienza: «Oggi posso affermare con serenità che il "cinema nôvo", per quanto distrutto, costituisce tuttora l'avanguardia culturale del Brasile, intendendo culturale non come "culturalismo" ma come linguaggio che esprime le necessità rivoluzionarie di una civiltà colonizzata». Consapevolezza che si traduce, di fronte a molte banalità correnti in Brasile e soprattutto in Europa, in una lucida riproposta storico-attuale: «Il cinema non sarà una maschera per noi, perché il cinema non fa la rivoluzione. Il cinema è uno degli strumenti rivoluzionari e per questo deve creare un linguaggio latinoamericano, libertario e rivelatore. Deve essere epico, didattico, materialista e magico».
2. Se è giusto riconoscere, secondo una nota conclusione di Marcuse, che, «per un'intera generazione, le idee di "libertà", "socialismo" e "liberazione" sono legate a Fidel, a Che, ai guerriglieri - non già perché la loro lotta rivoluzionaria possa fornire il modello della lotta nei paesi metropolitani, ma perché essi hanno ridato verità a quelle idee, nella lotta quotidiana di uomini e di donne per una vita degna di esseri umani: per una nuova vita», è altrettanto vero che le "avanguardie", politiche e culturali, di quella generazione non hanno sempre saputo rinunciare al feticismo dei "modelli", costringendo un processo culturale liberatorio, e con tutte le contraddizioni proprie di un processo storico in atto, nella misura irrigidita della frase e del gesto esemplari. «Vorrei si comprendesse chiaramente - avvertiva Rocha - che certe teorie politiche sull'America Latina producono spesso gravi malintesi e attitudini assai demagogiche. Fraseologia di sinistra, comportamenti di sinistra, moralismo di sinistra, ecc.: tutto questo determina sovente effetti folkloristici». Qualche anno dopo, un critico avrebbe ricordato giustamente che la comparsa di Léaud, che declama testi e appelli "rivoluzionari" in un sarcastico passaggio di uno dei film più esemplari del "cinema nôvo", Os herdeiros, era «particolarmente rivolta agli europei, per denunciare un certo esotismo politico che si traduce nella "esportazione della rivoluzione"».
La convinzione, ricordata dallo stesso Rocha, che indusse alcuni studenti della Sorbona a proporre una tesi «per dimostrare che Weekend, Prima della rivoluzione e Terra em transe erano stati i film che avevano avuto la maggiore influenza sugli studenti nel movimento del Maggio del '68», si è rivelata col tempo, e soprattutto contro i registi presi a modello, un'arma a doppio taglio. Se quella scelta indicava, nella fase alta della "contestazione", la convergenza di spinte eterogenee ma tutte riconducibili a una matrice dirompente (dalla ritrovata proclamazione surrealista, diversamente ripresa da Benjamin e da Sartre, dell'«intellettuale rivoluzionario» come «traditore della sua classe d'origine» all'identificazione delle potenzialità di un cinema antiautoritario, liberato dalle restrizioni del modello hollywoodiano e delle sue varianti europee), essa comportava poi, nei confronti di un Rocha e dell'intellettuale latinoamericano in genere, un processo di mitizzazione che, continuamente "deluso" (per quanto riguarda il cinema) dallo spessore problematico e dalla "ambiguità" metaforica delle opere, dei film, si sarebbe ben presto rovesciato in una critica astiosa, moralistica, fondamentalmente incomprensiva (una storia che, in contesti diversi, investe anche altri: Godard, i Taviani, Ferreri).

FERNALDO DI GIAMMATTEO

Un animatore, un agitatore, un utopista immerso nell'atmosfera confusa di un Brasile travolto dalle tensioni sociali, oppresso da una dittatura militare, incapace di dare concretezza alle spinte culturali che lo attraversano. Rocha - attore bambino e giornalista adolescente, critico cinematografico, studente di giurisprudenza svogliato, cineasta dilettante - avrebbe potuto essere colui che quella concretezza era in grado di afferrare e comunicare, mediante i suoi film e quelli del movimento che avrebbe preso il nome di «cinema nôvo». Ma è vissuto troppo poco - muore a Rio, quarantatreenne, di una polmonite male curata in Portogallo - per riuscire a farlo.

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