Non bastano le mutazioni genetiche dinosauresche per ridefinire un franchise, non basta inserire la Johansson per creare un personaggio cardine.
di Gli Zibbi
Reboot, remake, spin off, sequel, sequel stand alone. Thailandia, Malta, New York, Londra. Padre di famiglia, mercenario buono, bambina, mercenario cattivo, adolescenti ribelli, rappresentanti farmaceutici malvagi. Distortus rex, Mosasaurus, Titanosaurus, Quetzalcoatlus, Spinosaurus. Come diceva Peter Griffin: “Momento, Momento, Momento...” I dinosauri sono uno dei primi amori di quasi tutti gli essere umani, anche quelli più brutali e assetati di sangue ci piacciono da morire. Il T-rex poi ha passato tutte le fasi dell’esistenza, da mostro feroce a prolifica figura per meme.
Jurassic Park, del 1993, ha segnato una pietra miliare nel nostro amore per questi animali portandoli alla vita tramite, per l’epoca, sofisticati animatronics ed effetti speciali. Ci ricordiamo ancora il fattore “WOW” che Spielberg ci ha fatto provare. La novità di quel franchise era che aveva, ha ancora, un potenziale molto vasto e infatti, seppur la bontà dei film, siamo arrivati a sette, è estremamente variabile, ha fatto incassare tanto alla Universal, detentrice dei diritti, e a tutti gli altri interessati.
Questi sono tempi duri per i dinosauri. Gli umani che abitano le città non vanno più a vederli negli zoo, e loro vanno via via morendo e scomparendo. I pochi dinosauri sopravvissuti vivono su un'isola a Sud dell'equatore, che i vari governi del mondo hanno dichiarato off-limits per gli umani, vista la pericolosità delle specie che la abitano.
Manco a dirlo, un team scelto di persone, con a capo Zora Bennett, Scarlett Johansson, ex militare abile nelle missioni di recupero e salvataggio, Martin Kreps, interpretato da Rupert Friend (qualcuno di voi lo ricorderà come l'odiato Sig. Wickham in Orgoglio e pregiudizio del 2005, sempre alle prese con una Bennett... Sarà un caso?) lavoratore dell'azienda farmaceutica ParkerGenix, il dottore e paleontologo Henry Loomis, Jonathan Bailey (l’attore sembra aver messo da parte per cinque minuti il ruolo di Anthony nella serie TV Bridgerton) e Kincaid, ex militare e amico di Zora, incaricato di scortare il gruppo sull'isola con la sua barca, (interpretato dal due volte premio Oscar per Green Book (guarda la video recensione) e Moonlight Mahershala Ali). Barca sulla quale lavorano anche due suoi collaboratori, Teresa e Charles Leclerc (si avete sentito bene, come il pilota di F1! Questo non sarà un caso) e Bobby Atwater, militare dal grilletto facile, interpretato da Ed Skrein. Inutile dire che fine faranno questi personaggi filler.
La missione è semplice, si fa per dire: eludere la sicurezza mondiale e prelevare tre campioni di sangue da esemplari vivi di Mosasauro, Titanosauro e Quetzalcoatlus.. animali mastodontici appartenenti all' era mesozoica e a tre elementi: acqua, terra e aria.
I campioni di DNA verranno poi usati dalla ParkerGenix per la realizzazione di una cura per le malattie Cardiovascolari, con la promessa di salvare milioni di vite, ovviamente a caro prezzo, avendo loro il brevetto in esclusiva.
Zora, inizialmente attratta da un compenso a sei zeri, si scontra presto con le idee del dottor Loomis, che vorrebbe la cura accessibile a tutti e non alla mercè di pochi eletti e possibilitati a comprarlo a suon di dollari. Mentre si dirigono verso l'isola, si imbattono e salvano una famiglia andata alla deriva con la loro barca a vela, attaccati da un esemplare di Mosasauro, che aveva deciso di fare merenda con i suoi compari Spinosauri.
La famigliola in vacanza, partita per un giro dell'Atlantico, è composta dal papà e le sue due figliole, una piccolina, mangiatrice di caramelle e una teenager prossima ad andare a studiare a New York, che per l'ultimo viaggio in famiglia, ha deciso di portarsi dietro anche il fidanzato Xavier, ragazzo pigro ma anche goffamente divertente, che inizialmente poco tollerato dal padre di lei, si riscatterà agli occhi di tutti. I due gruppi collidono e collaborano, inizialmente non cosi? bene, e capiranno ben presto che la vera missione, sarà quella di evitare di diventare l'apericena delle 19.00 di ogni specie di dinosauro sull'isola. Una missione nella missione, salvarsi la pelle e tornare a casa intatti.
Diretto dal regista Gareth Edwards (regista, tra gli altri, di ottimi titoli quali Star Wars - Rogue one e dell'americano Godzilla e del meno conosciuto Monsters). Sceneggiato poi da una vecchia gloria che aveva firmato la sceneggiatura dei primi due capitoli, del 1993 e del 1997, tale David Koepp. Il tutto è condito da vibes e un'anima anni 90' che ricorda le meraviglie del capostipite del 1993, con citazioni dai primi film e il ritmo scandito dalla musica e dal tema principale del grande compositore britannico John Williams, le quali note e spartiti, in questo film sono stati eseguiti e riadattati dal musicista Alexandre Desplat.
Persino il personaggio del Paleontologo Loomis, sembra essere un vicino parente del Dott. Alan Grant (interpretato nella trilogia originale da Sam Neill, vi ricordate la serie TV "I Borgia" ?) tra i suoi occhialoni tondi, la passione per le caramelle e l'amore sconfinato per i dinosauri. E infatti, in mezzo alla storia, dira? di aver fatto la sua specializzazione proprio sotto l'occhio critico e vigile del Dott. Grant.
L’idea per quanto codificata dai produttori come un nuovo inizio della saga, sembra più un sequel/spin-off autoconclusivo, che un reboot, poichè coincide con tante, forse troppe, delle scelte, tipi di protagonisti e ambientazioni fatte nei titoli precedenti e non apre effettivamente molte porte per il futuro. Non bastano le mutazioni genetiche dinosauresche per ridefinire un franchise, non basta inserire la Johansson per creare un personaggio cardine.
Per tornare ai vecchi fasti forse servirebbe un approccio veramente nuovo al tema o ai rapporti tra gli elementi in gioco, ma per quanti dei franchise presenti nel panorama diciamo esattamente la stessa cosa e puntualmente ci ritroviamo con prodotti estremamente simili tra di loro e che non portano una ventata di aria fresca.
Sembra che la scelta dei produttori, per il reboot, sia stata una sorta di via di mezzo, nè carne nè pesce. Questo si ricollega all'apertura iniziale, tanta carne al fuoco, poca identità. Non c’è niente da indagare, non si conoscono meglio i personaggi, non ci si lega a nessuno. Una scelta forte, però, è stata fatta, niente smembramenti evidenti o sangue che schizza in giro, tutte le scene di morte devono essere edulcorate, anche quando il D-rex mangia uno degli avventurieri, anche quando c’è la carcassa di un animale in bella vista, si vede veramente troppo poco.
Questa artificiosità non porta le sensazioni che il franchise originale cercava e per cui ha anche avuto successo: meraviglia, bellezza, scoperta, seguita da, paura, disgusto, ansia. Forse questo è anche figlio del nostro tempo, tutto è normalizzato, tutto è visto. Bisognerebbe chiedere a dei ragazzini/bambini di oggi cosa ne pensano, cosa li fa inquietare e come sentono questo film.
Ovviamente noi siamo cresciuti e tendiamo a sentire in modo differente la tensione, il thrilling, ma in questo film non si percepisce il terrore dei protagonisti e neanche una buona, anzi superiore alla media dei film odierni, dose di morti porta a un senso di ansia, di impellenza.
Il discorso si può fare anche con il fattore meraviglia, ormai la CGI è letteralmente ovunque. Ma se paragoniamo il lavoro di CGI di questo film con quello fatto in Lilo e Stitch, è chiaro che stupisce di più quello live action del cartone. La cosa difficile oggi è ricreare qualcosa con cui gli attori interagiscano attivamente e che ci sia anche un livello di contatto fisico, non che faccia solo da sfondo per un inseguimento.
Si può ancora parlare di Jurassic Park o è l’ora di staccarsi da questa pesante eredità e cominciare un percorso diverso?