Michele Mellara e Alessandro Rossi raccontano il dolore e le testimonianze della gente - operai, impiegati, artisti - accorsa per dare l’ultimo saluto all’amatissimo segretario del PCI. Musiche di Massimo Zamboni dei CCCP. Ora in streaming su MYmovies ONE. GUARDA ORA IL FILM »
di Roberto Manassero
L’11 giugno 1984, Enrico Berlinguer si spense dopo essere stato colpito tre giorni prima da un ictus durante un comizio per le elezioni europee, e da allora una parte di Paese che all’epoca era quasi la sua metà si è sentita orfana di una guida.
Arrivederci Berlinguer di Michele Mellara e Alessandro Rossi, che va oggi a inserirsi nella ricca offerta MYmovies ONE, racconta proprio quei giorni di sgomento a Padova e il dolore collettivo del funerale di Berlinguer a Roma, il 13 giugno successivo. Più di un milione di persone vi presero parte, provenienti da tutta Italia, con le bandiere rosse, gli slogan del partito, le lacrime agli occhi e i ricordi di un segretario gentile e amato da molti.
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Diversi registi iscritti o vicini al PCI (Bernardo e Giuseppe Bertolucci, Ettore Scola, Citto Maselli, Carlo Lizzani, Gillo Pontecorvo, Giuliano Montaldo, Paolo Pietrangeli, Franco Giraldi, Silvano Agosti, Gianni Amico…) girarono in quell’occasione un celebre film sui funerali, L’addio a Enrico Berlinguer, e da quelle immagini preziose e straordinarie i due registi sono partiti per realizzare Arrivederci Berlinguer, montaggio di materiale d’archivio in cui compaiono anche comizi e interventi pubblici del segretario del PCI provenienti dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico.
Arrivederci Berlinguer guarda soprattutto al popolo del PCI. Con le sole musiche di Massimo Zamboni dei CCCP a “commentare” il materiale d’archivio, i due registi compongono il ritratto di un’Italia ormai scomparsa, fatta di lavoratori e lavoratrici, di militanti e di amanti della politica, che vedevano in Berlinguer una guida gentile e attenta.
Il film è dunque malinconico (e anche commovente, per chi allora c’era), ma grazie alla sua essenzialità (dura appena 50’) non cede alla nostalgia. Sullo schermo si vede un mondo prossimo alla sparizione che, però, in quel momento era ancora centrale nel Paese, fiero della propria storia, del proprio ruolo e anche della propria fatica.
Sono quasi da lacrime agli occhi le testimonianze degli operai arrivati a Roma da Salerno dopo ore di viaggio o l’aneddoto del meccanico che proposte a Berlinguer di riparargli la macchina gratis visto tutto quello che lui faceva per i lavoratori come lui….
Berlinguer fu in grado di dare voce a quel Paese e di guidarlo in tempi in cui il comunismo già cominciava a perdere contatto con la realtà del mondo. La sua fu una lenta, drammatica sconfitta che però non intaccò la grandezza del politico e dell’uomo.
Con le sue immagini belle e strazianti (e sì, c’è anche quella in cui Benigni, in un comizio a Roma del 1983, prese in braccio il segretario come segno d’affetto), Arrivederci Berlinguer è così anche il racconto di una fine – l’omaggio all’ultimo, vero grande leader della sinistra italiana.