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The Resident, Manish Dayal: «l'attualità entrerà nella serie prepotentemente»

L'attore racconta a MYmovies cosa significhi per lui vestire i panni del dottor Pravesh, anticipa temi e contenuti dei nuovi episodi della serie e riflette sulle difficoltà di essere nero nell'America di oggi. Le prime tre stagioni saranno dal 19 marzo su Star (Disney+). SCOPRI DISNEY+
di Paola Casella

Manish Dayal (Manish Sudhir Patel) (42 anni) 17 giugno 1983, Orangeburg (South Carolina - USA) - Gemelli. Interpreta Il dottor Devon Pravesh nel film di Phillip Noyce, Rob Corn, David Crabtree, Bill D'Elia, Bronwen Hughes, James Roday, David Rodriguez, Elizabeth Allen Rosenbaum The Resident.
venerdì 12 marzo 2021 - Disney+

Il 19 marzo su Star, all’interno della piattaforma Disney+, approderanno le prime tre stagioni della serie The Resident che vede protagonista l’attore statunitense di origine indiana Manish Dayal nei panni del Dottor Devon Pravesh, entrato come tirocinante al Chastain Park Memorial Hospital con l’ingenuità del neolaureato e diventato parte integrante dello staff.

Abbiamo chiesto a Dayal qualche anteprima sulla quarta stagione e sullo sviluppo del suo ruolo, che ha contribuito a cambiare le regole dell’inclusione multietnica nel mondo della serialità.

Fin dall’inizio The Resident ha raccontato la disparità nel sistema di assistenza sanitaria statunitense, un tema in primo piano ora che la presidenza Biden vuole rilanciare l’Obamacare. Anche la quarta serie proseguirà in questa direzione?
L’attenzione alle iniquità del sistema sanitario nazionale è da sempre una cifra distintiva di The Resident. Siamo molto attenti a denunciare il diverso trattamento destinato dalle strutture ospedaliere alle classi più svantaggiate: a seconda di quanti soldi puoi spendere per curarti in America vieni trattato meglio o peggio. E in questa quarta serie la questione per il dottor Pravesh diventerà estremamente personale.

In che senso?
All’inizio della stagione il padre di Devon verrà ricoverato per Covid, e non essendo ricco e in possesso di un’assicurazione sanitaria d’eccellenza verrà curato in modo inadeguato. A peggiorare la situazione, l’uomo è un immigrato indiano, e sconta il pregiudizio che negli Stati Uniti permane ancora verso chi non è di pelle bianca.

Anche nelle stagioni precedenti The Resident ha trattato il tema della discriminazione razziale nei confronti dei malati.
Sì, e io ci ho sempre tenuto in modo particolare. Sono nato e cresciuto negli Stati Uniti, mi sento americano al 100%, ma non smetto di accorgermi di quanto il colore della mia pelle faccia una differenza, soprattutto in certi ambienti. In America ancora oggi si vive o si muore a seconda della propria etnia e del proprio status sociale ed economico.

Ha parlato di Covid: quanto entra nella narrazione della quarta stagione?
Prepotentemente e inevitabilmente, perché ormai fa parte imprescindibile del nostro presente. Nel parlare di Covid affrontiamo i temi della responsabilità di non diffondere il contagio e dei rischi che corre il personale sanitario. Ma non abbiamo voluto dare una visione cupa del prossimo futuro, cercando di proiettare la storia oltre la pandemia, verso quel ritorno alla normalità che tutto il pubblico si augura.

Che cosa succederà al suo personaggio in questa nuova stagione?
Ci sarà il matrimonio del suo amico e collega Conrad e il viaggio nel dolore per una perdita importante, che però per Devonsi rivelerà anche un viaggio di scoperta di sé.

Il dottor Pravesh è entrato nella serie da ingenuo e ha subìto un bagno di realtà. Rischia di diventare cinico?
No, perché è empatico e idealista nel DNA, e dentro di sé ha una bussola morale ben orientata. Ma con il tempo è diventato più realista e più centrato, ha imparato ad osservare meglio le situazioni e ad agire con meno impulsività.

Nell’interpretare il ruolo di un medico che deve confrontarsi con ogni sorta di malattia ha provato qualche volta un po’ di disagio?
Ogni volta che il mio personaggio deve confrontarsi con i grandi ustionati devo fare uno sforzo per controllare la mia reazione istintiva di voler prendere le distanze: il reparto trucco fa un lavoro così realistico che è davvero difficile non rimanere impressionati.

Ha dovuto studiare i fondamenti della medicina per interpretare in modo credibile un medico ospedaliero?
No, ma ho parlato a lungo con molti dottori e mi sono fatto spiegare nei dettagli come gestire certe procedure: non poteva essere altrimenti, per non sembrare un ciarlatano!


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