Il film di John Lee Hancock finisce con l'essere reazionario, oltre che manierista e schematico. Dal 29 marzo su Netflix.
di Andrea Fornasiero
Mentre le scorrerie di Bonnie e Clyde imperversano per gli Stati Uniti, la governatrice del Texas che ha sciolto i Rangers si fa convincere a richiamare uno di loro in servizio, per dare la caccia ai due banditi che sono ormai anche due celebrità. Frank Hamer, ritiratosi a vita privata in una bella villa, con una bella moglie e una sorta di cinghiale domestico, accetta di tornare in azione e cerca l'aiuto di un altro ex ranger, Maney Gault. Quando lo vede, impoverito, abbrutito e invecchiato decide di lasciar perdere, ma Gault lo rintraccia e i due formano una coppia di cacciatori decisi a fermare i due banditi e profondamente contrariati dalla loro fama.
Un'altra faccia della medaglia rispetto a Gangster Story di Arthur Penn, che rimane però inavvicinabile. Con il suo tono da western, Highwaymen è un film che vorrebbe essere d'altri tempi, ma finisce però per essere semplicemente reazionario.