Nell'edizione 2013 si evolvono alcuni dei codici tradizionali del "Farinotti". Fermo restando quello primario, "dalla parte del pubblico" ne rilevo un altro, importante: la "vedibilità" a posteriori, la resistenza al tempo. È indubbio che il dizionario, nelle stagioni ultime e penultime, sia stato molto severo nell'attribuzione del giudizio massimo, le cinque stelle. Dal 1979, che contiene due titoli Apocalypse Now e Il cacciatore, la massima attribuzione è toccata a Blade Runner (1981) e a Manhattan (1981). Nell'era recente, sorpassati gli anni Novanta, hanno ottenuto le cinque stelle Fratello, dove sei? (2000) e La passione di Cristo (2003). Davvero pochi titoli. "Resistenza al tempo" significa anche "revisione". Non può che essere un'iniziativa positiva, quella che recupera, evolve e valorizza la qualità di un'opera. Film che hanno resistito al tempo, che si sono addirittura riaffermati, che possedevano una cifra che si è sviluppata e attestata ancora più in alto. Una resistenza da parte del coautore c'è stata, ma piccola. Anche se in soccorso del passato e della tradizione è sopraggiunta la classifica del British Film Institute, che edita il magazine cinematografico "Sight and Sound", che, dal 1952, ogni dieci anni pubblica una classifica dei migliori film del mondo. La "giuria" è composta da 846 critici di vari Paesi. Dunque un cartello che farebbe (abbastanza) testo. Ebbene, fra i dieci "assoluti", il più recente è 2001: Odissea nello spazio del... 1968.
Pino Farinotti, perfettamente in sintonia col concetto che i capolavori non sono di questa epoca, in un intervento ne ha spiegato la ragione, che riporto: "... 1968. Come a dire, da 44 anni non si fanno capolavori. Qui condivido. Sappiamo bene cosa rappresenta quella data. Il momento di tanti cambiamenti e rivoluzioni, un girar pagina storico che, se nel tempo è sbiadito, molte eredità e segnali li ha lasciati. Non basterebbe lo spazio di una Treccani per l'analisi. La risolvo con una formula fulminante. La grande revisione mutava i codici di ricerca della felicità e i moduli dell'incanto, il lieto fine era sgradito e sorpassato, l'eroe allontanato, il sentimento declassato, i caratteristi espellevano i protagonisti, l'estetica veniva capovolta. Prevaleva il ruolo invasivo del sociale. E della politica. Tanta roba indispensabile alle storie veniva dunque cancellata, il cinema veniva penalizzato, in profondità. È legittimo dire che non ha più, del tutto, recuperato...". Il "Farinotti" non è comunque British Film Institute, è meno radicale, e si è deciso di essere meno severi e di procedere al recupero di cui ho detto sopra. Lo scatto è di una stella. Si passa da quattro a cinque. Appunto. Ecco i titoli: Momenti di gloria (Hudson 1981); Thelma & Louise (Scott 1990); Il principe delle maree (Streisand 1991); In mezzo scorre il fiume (Redford 1993); L'età dell'innocenza (Scorsese 1993); Forrest Gump (Zemeckis 1994); Smoke (Auster/Wang 1995); Lisbon Story (Wenders 1995); Will Hunting genio ribelle (Van Sant 1997); Il grande Lebowski (Coen 1998); Scoprendo Forrester (Van Sant 2000); Il signore degli anelli (Jackson 2003). La stagione 2011/2012 ha offerto buone cose, anche in chiave di cinque stelle. Ci sono due new entry: Midnight in Paris (Allen) e Pina 3D (Wenders). Ottimo auspicio, e ce n'è un altro: l'Orso d'oro dei Taviani a Berlino con Cesare deve morire. L'Orso non equivale il trittico nobile - Oscar, Palma, Leone - ma era da tanto tempo che non toccavamo un riconoscimento di vertice.