La guerra, le proteste e il cinema protagonisti della prima giornata della rassegna fiorentina.
di Annalice Furfari
Le guerre, le rivolte sociali e il cinema saranno i protagonisti assoluti della giornata di apertura del Festival dei Popoli. Temi impegnati e di scottante attualità, quelli affrontati in questa 53a edizione della rassegna fiorentina dedicata al documentario internazionale, finestra privilegiata su un mondo in continua evoluzione.
L'inaugurazione ufficiale del festival si svolgerà questa sera, alle 21.30 al Cinema Odeon, con l'anteprima nazionale del film Anton Corbijn Inside Out, diretto da Klaartje Quirijns. Le proiezioni, però, partiranno già alle 15.00, con un evento realizzato in collaborazione con Arci e Ucca (Unione Circoli Cinematografici Arci). Il regista Tony Gatlif presenterà il suo ultimo film, Indignados, incentrato sulle recenti manifestazioni di opposizione allo strapotere dei mercati finanziari. Le proteste, scoppiate in mezzo mondo a causa della crisi economica e condotte per lo più da ragazzi, sono viste attraverso gli occhi di una giovane immigrata, Betty, che, nelle sue peregrinazioni nel continente europeo, incontra i movimenti che affollano le piazze, da Atene a Parigi, da Barcellona a Madrid. La donna, di origini africane, è senza documenti e riassume in sé tutti gli indesiderati d'Europa. Facendo esperienza del movimento degli Indignados, Betty entra in contatto con la povertà di coloro che condividono il suo stesso destino e con l'insoddisfazione della generazione dei giovani europei in rivolta, arrivando a comprendere che l'Europa non è il continente in cui tutti i sogni si realizzano, come invece aveva immaginato prima di lasciare il suo paese. Questa docu-fiction alterna frammenti di poesia visiva all'esplorazione dei sobborghi più squallidi in cui sono confinati i clandestini delle metropoli europee, trasmettendo un messaggio socio-politico di dissenso, fondato sul valore della resistenza all'emarginazione e alla dittatura del denaro.
Alle 17.00, il Festival dei Popoli omaggia Raymond Depardon, famoso fotoreporter di guerra, regista e giornalista francese, che presenterà, insieme con la moglie e collaboratrice Claudine Nougaret, il documentario Journal de France. Questo viaggio corre lungo le strade di provincia, dove Depardon, armato del suo inseparabile apparecchio fotografico, cerca i resti della cultura rurale e della memoria di un paese. Dall'altra parte della macchina da presa, la Nougaret attraversa il film e, con il suo sguardo amoroso, riporta alla luce frammenti di cinema inediti, conservati gelosamente.
Il primo film in concorso tra i lungometraggi del Festival dei Popoli sarà presentato oggi alle 19.00 in prima italiana. Fidaï, diretto da Damien Ounouri, è incentrato sul racconto di El Hadi, zio del regista, un ex combattente del gruppo armato del Fronte di Liberazione Nazionale nella guerra d'Algeria. Il percorso di quest'uomo - che ha dovuto affrontare regolamenti di conti, tentativi di omicidio, la fuga, la detenzione e infine la deportazione nel 1962 - riflette la storia dei molti uomini che hanno combattuto per l'indipendenza algerina, in un periodo oggi riecheggiato dall'effervescenza del mondo arabo attraversato dalle rivolte contro i regimi.
In serata, i riflettori saranno puntati sul grande cinema, con due film che si soffermano sui retroscena della settima arte. Il primo, che aprirà ufficialmente il Festival dei Popoli, è Anton Corbijn Inside Out, in anteprima nazionale, diretto da Klaartje Quirijns, che racconta l'affascinante e intima storia del fotografo olandese che ha immortalato le icone del cinema e della musica, dagli U2 ai Rem, dai Metallica a Lou Reed, dai Rolling Stones ai Depeche Mode, da George Clooney a Nick Cave, da John Lee Hooker a Tom Waits. Col suo bianco e nero immediatamente riconoscibile, Corbijn, instancabile lavoratore, ha alle spalle anche numerose regie di videoclip, oltre che tre lungometraggi: Control, film sul leader dei Joy Division Ian Curtis, The American, girato in Italia con George Clooney come protagonista, e A Most Wanted Man con Philip Seymour Hoffman. Il documentario di Quirijns offre un ritratto intimo, unico e rivelatore dei conflitti di un uomo dalla carriera d'oro: il sacrificio della vita privata contro il lavoro, il successo commerciale contro il desiderio di riconoscimento artistico, l'ammirazione del pubblico contro la forte esigenza di solitudine di un carattere schivo e riservato.
In chiusura di una prima giornata ricca di contenuti, la proiezione di Room 237 di Rodney Ascher, sul mito planetario generato da Shining, il capolavoro di Stanley Kubrick. Negli anni successivi all'uscita del film, si sono moltiplicati i fan che sostengono di averne decodificato i messaggi segreti: dal genocidio degli indiani d'America alle cospirazioni governative. Ironico e provocatorio, questo documentario mette insieme fatti e finzione con interviste a devoti e studiosi dell'opera del grande regista, nel tentativo di gettare finalmente luce sul mistero di un cult.