
Dopo Ki-Duk, Malick e Penn, ieri è stato il giorno di Mel Gibson.
di Ilaria Ravarino
In principio fu Kim Ki-Duk, apparso venerdì scorso a Cannes irriconoscibile, ingrassato, depresso e facile al pianto. Poi Terrence Malick, troppo timido per presentarsi in conferenza stampa, beccato mentre cercava di infilarsi clandestinamente nella proiezione di gala del suo stesso film. E Sean Penn, attore per Malick, che diserta l'incontro con i giornalisti, sfila in passerella e poi davanti a un centinaio di fotografi gira stizzito le spalle alla sala e se ne va: una rappresaglia, si dice, contro gli scandalosi tagli con cui i montatori del film avrebbero segato la sua parte. Cannes si pasce quest'anno di autori paranoici, instabili e leggermente sociopatici, possibilmente sfuggenti e invisibili, allergici al contatto con il pubblico: ultimo in ordine di tempo, ieri, Mel Gibson, ufficialmente impegnato a scontare la pena per aver aggredito brutalmente la sua compagna, ma «molto dispiaciuto di non essere qui» secondo la regista Jodie Foster che l'ha fortemente voluto, contro tutto e tutti, nel suo The Beaver. Peccato che Mel, mentre la Foster lo difendeva a spada tratta dall'interrogatorio dei giornalisti, fosse già a Cannes: apparso in passerella mano nella mano con la regista, è scivolato come una specie di nazgl fino alla sala, dove ha raccolto incassando le spalle a mo' di bastonata un caldissimo applauso dal pubblico. All'ombra del suo ego sono sfilati ben tre film in concorso, invisibili alle cronache con l'eccezione di Le Havre di Aki Kaurismäki, entusiasticamente accolto come unico concorrente in grado di scippare ai fratelli Dardenne unanime e pacificato consenso. Impossibile, nel giorno della rivalsa di Mel, farsi notare: non ci riesce The Big Fix, documentario flop sulla marea nera messicana che la teoria del complotto vorrebbe artatamente penalizzato da scomoda collocazione all'ora di pranzo, non conquista le prime pagine l'esordiente Alice Rohrwacher, sorella della più famosa Alba in concorso alla Quinzaine con l'apprezzato Corpo Celeste.
Massima allerta, oggi, per l'arrivo in Costa Azzurra di due pezzi da novanta: l'habituée Lars Von Trier, in concorso con Melancholia, e il rampante Xavier Durringer fuori dai giochi ma certamente al centro della bufera con La conquête, polemico racconto dell'ascesa al potere del premier francese Sarkozy. Incidentalmente a Cannes anche l'inossidabile Roger Corman, protagonista di una lezione di cinema all'American Pavillion, e una folkloristica selva di presenzialisti da salotto più o meno hollywoodiano importati per la charity quotidiana: tra gli altri Artisti Per la Pace e la Giustizia Milla Jovovich, Gwen Stefani, Leonardo Di Caprio, Paul Haggis, Moran Atias e persino Valeria Marini, che dopo aver ancorato il suo yacht sabato scorso per festeggiare il compleanno, non accenna a riaccendere i motori. L'ansia da palcoscenico, almeno lei, non la soffre affatto.