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L'anno mille, intervista con l'autore

Un gigante eroe, fa due giustizie, a mille anni di distanza.
di Pino Farinotti

Signor Febbraro, ci racconti qualcosa dell'Anno mille. Le location, l'idea
Diego Febbraro (63 anni) 13 agosto 1960, Tivoli (Italia) - Leone. Regista del film L'anno mille.

lunedì 21 aprile 2008 - Focus

Signor Febbraro, ci racconti qualcosa dell'Anno mille. Le location, l'idea
L'anno mille nasce da due incontri puramente casuali: ero in un paesetto chiamato Sermugnano (da Herrmugnen appunto) intento alla ricerca della storia della mia famiglia, quando fece clamore il ritrovamento di una tomba eccezionale per il suo contenuto. E questo in una zona etrusca dove si è abituati alla scoperta di autentici tesori. Stavolta il tesoro era un uomo. Nella sua epoca (si accertò l'anno mille), gli uomini non superavano il metro e quaranta e i cinquanta chili di peso. Nella tomba vi era un'armatura di due metri pesante cento chili e una spada di cinquanta. Chi poteva vivere e combattere con un simile peso addosso? Era il mito del gigante. L'altro incontro, altrettanto casuale ma magico, fu a Roma. Con quella che appunto si chiama Porta Magica. Ero di fronte a qualcosa di assolutamente bello e misterioso. Qualcosa che non era di origine romana né cristiana, ma unico e indecifrabile. Volerlo studiare e capire fu un tutt'uno con il fermentare in me di quanto avevo già dentro: il Gigante e il castello di Herrmugnen. Nacque L'anno mille.

Mura, armature, cavalieri. Non sarà stato semplice "reinserirsi" in un clima - parliamo di cinema - che si respirava negli anni settanta. E da dove arriva questa sua passione "mistico-storica", se condivide la definizione
Mura, armature, cavalieri... non solo non è semplice, ma anche terribilmente costoso. Ma dovuto, se si vuol fare un bel film. I film per me nascono dall'amore. Amore per un personaggio, un episodio, un periodo storico. Quindi non è per forza qualcosa che accade nella società al giorno d'oggi, anche se si tratta di cose importanti. La fantasia e il sentimento spaziano liberi da confini. Per fortuna.

Il cinema italiano presenta contenuti davvero diversi dai suoi. Il sociale, il lavoro precario, le immigrate rumene, davvero non le interessano questi argomenti?
Penso bene del cinema italiano quanto a talenti e idee. Il problema è che spesso mancano i soldi per realizzarle. Poi ci si lamenta che si fanno solo film di un certo tipo o filone. Personalmente io devo dire che è solo grazie al contributo del Ministero per i Beni Culturali che si fanno film che possono percorrere strade diverse dalle solite e scontate, e che possono nascere nuovi autori in Italia. D'altronde lo spirito della legge sul cinema è proprio questo. Pertanto grazie.

Molti ricordano Nino Manfredi nel suo Una milanese a Roma. Perchè non ha più percorso quella strada?
Quanto al film con Manfredi, la domanda mi consente di dire una cosa che mi preme moltissimo. Ho affrontato il genere "commedia all' italiana" come un kamikaze, cioè venti anni dopo che quel genere era morto. Perchè la cosa che più mi piacerebbe realizzare come regista è dimostrare di esser bravo in tutti i generi di film. E comunque in questo caso avevo un altro grande motivo per farlo. "Al ristorante della sora Lella" l'ho scritto in suo onore, in una sola notte di febbre alta, il giorno in cui lei è morta.

Il suo prossimo impegno?
Sto completando il mio film Per giusto omicidio. È un thriller che si svolge nell'ambiente editoriale, e sarà nelle sale dopo l' uscita di L'anno mille. In onore al fatto che mi piace cambiar genere.

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