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Henry BergmanData nascita: 23 Febbraio 1868 (Pesci), San Francisco (California - USA)Data morte: 22 Ottobre 1946 (78 anni), Los Angeles (California - USA) |
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La sua maggiore notorietà si deve al suo lungo sodalizio artistico con Charlie Chaplin. Nato I Califormia si dedicò subito al teatro facendo la sua prima apparizione a Broadway nel 1899. Apparve per la prima volta in un film nel 1914 e due anni dopo iniziò la collaborazione con Chaplin apparendo nel Il vagabondo e poi in The Pawnshop. Per il resto della sua carriera lavorò essenzialmente con Chaplin in molti ruoli compreso quello di aiuto regista continuando a recitare nei cortometraggi e lungometraggi del grande autore comico come La febbre dell'oro, Il circo e Tempi moderni (è il gestore del ristorante) e Il grande dittatore. Chapli aiutò il collega ed amico ad aprire un ristorante chiamato Henry's che divenne uno dei locali più rimonati e frequentati dal jet set di Hollywood.
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Tempi moderni
continua»
Genere Comico, - USA 1936. Uscita 08/12/2014. |
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La febbre dell'oro
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Genere Comico, - USA 1925. Uscita 03/02/2014. |
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Il monello
continua»
Genere Comico, - USA 1921. |
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Charlot soldato
Genere Commedia, - USA 1918. |
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Charlot il vagabondo
Genere Comico, - USA 1915. |
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La proposta di Cinema ritrovato – Fuori sala, in streaming su MYmovies fino al 21 aprile, è selettiva ma ben articolata. Offre titoli di “corti”, o “cortissimi”, e classici fondamentali. Kid auto races at Venice (Charlot ingombrante) del 1914, dura 6 minuti ma assume un’enorme importanza storica; è la prima volta che appare Charlot. The Rounders (Charlot si diverte) (14’ 1914) racconta le gag di Charlot e del suo antagonista Roscoe (Fatty) Arbukle, comico già noto allora, che stazionano sullo stesso pianerottolo. I due non apparvero più insieme. Chaplin non intendeva dividere con nessuno la sua leadership.
Charlot usuraio del 1916, in 32 minuti racconta una storia compiuta. Charlot gestisce un banco dei pegni e litiga in continuazione col collega Henry Bergman, l’attore che gli sarà da spalla per decenni. Anche A woman (Charlot signorina) (32’ 1916) assume un significato non banale. Chaplin fa la donna. L’idea non fu bene accolta, a indossare panni femminili ci provò altre due volte, poi dovette rinunciare. L’America di allora era... bigotta.
La musica
I classici. Sono titoli ultrapopolari, raccontati in tutti i registri. Intendo privilegiare quello della musica.
Bing Crosby, Frank Sinatra, Dean Martin, Elvis Presley, Nat King Cole, Julio Iglesias, Michael Jackson, Michael Bublé, Robert Downey, Judy Garland, Dalida, Barbra Streisand, Diana Ross, Céline Dion: sono solo alcuni, fra i mille, degli artisti che hanno cantato "Smile", la canzone di Charlie Chaplin, il genio che rientra in tutte le categorie del cinema, compresa la musica.
Chaplin (1889-1977) compose il brano, strumentale, nel 1936 per Tempi moderni, un film dove ancora il grande mimo non parlava.
"Smile" identificava dunque Tempi moderni, come colonna, con grande suggestione, e divenne, seppure solo strumentale, un tema di enorme successo. Anche perché l’autore aveva fatto le cose in grande, aveva affittato gli studi di registrazione della Fox con 64 elementi dell’orchestra. Assumendo come direttore Alfred Newman, il primatista assoluto di Oscar delle colonne sonore, con 11 statuette. Tuttavia, in quel film, Charlot fece sentire, per la prima volta la sua voce, cantando la famosa Titina, con parole inventate all’istante.
Poi, nel 1954, arrivò Nat King Cole che ottenne di poter cantare "Smile". Dopo di lui... tutti quelli detti sopra. È notorio che in assenza della parola, la musica assumesse in quegli anni un ruolo decisivo e Chaplin era il primo a saperlo e intervenne personalmente in quel senso, e da quel genio completo che era compose melodie che fanno parte dell’antologia più preziosa del cinema.
Nel 1931, sempre in Charlot-muto, scrisse, produsse e diresse, tutto come suo costume, Luci della città. Considerato uno dei suoi titoli di vertice. Protagonista è una fioraia cieca che Charlot, nel suo piccolo, cerca di aiutare. Chaplin adottò la celebre Violetera di José Padilla ma creò un suo adattamento, tale da accreditarsi la paternità della musica quasi come l’autore.
Contenitore
Luci della ribalta (Limelight), del 1952 è uno straordinario contenitore di musiche. Chaplin non era più Charlot. Parlava come tutti gli attori. Il tema portante, Limelight Opening – Terry’s Thema, è una delle più belle musiche del Novecento. Ma l’autore, ancora una volta... ancora legato al suo grande amore “muto”, non volle che fosse contaminata da parole. Invece canta molte canzoni del repertorio di Calvero, il personaggio protagonista. Charlie ha così modo di riproporre certe performance che facevano parte del suo antico repertorio, prima di diventare il massimo del cinema. È la storia di un grande artista in declino che sogna di avere un’ultima occasione. Ce l’ha in una irresistibile sequenza con Buster Keaton. Cade malamente alla fine del numero, ha un infarto. Morente, chiede di vedere la sua protetta Terry, danzatrice, che sta incantando il pubblico.
Monsieur Verdoux, del 1947, racconta di quest’uomo, bancario licenziato, che per mettere al riparo dalla rovina economica la moglie e il figlio, corteggia ricche vedove, le sposa e poi le uccide intascandone l’eredità. Lo stratagemma dura per anni, finché, quando la moglie e il figlio muoiono, Verdoux si costituisce. Viene condannato a morte. Chaplin non rinuncia ai grandi annunci che tanto gli stavano a cuore e alla fine fa notare che, a confronto delle spaventose stragi di cui è capace la guerra moderna, il suo delitto è ben poca cosa. Chaplin non gradiva quando gli chiedevano quali delle sue opere privilegiasse. Non rispondeva in termini di assoluti, ma lasciava intendere che “Verdoux” era un personaggio nel quale si identificava e che amava molto.