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La storia dello scorpione e della rana degenera. Lo scorpione mangia la rana ma si pente, la sputa morta e le lascia accanto il pungiglione. Una storia di morale senza una morale, in cui un cavaliere solitario si ritrova a confrontare sè stesso e gli altri, come in una specie di "Taxi Driver" rinnovato. Gli occhi blu di Gosling riflettono la frustrazione di quel Robert de Niro che in quel d'un 1976 perse l'oscar contro Peter Finch in "Network", e la riflettono bene. Il Driver della situazione è enigmatico e misterioso, buono ma cattivo, violento ma pieno di emozioni positive. Il Driver della situazione è un personaggio non originalissimo ma nemmeno troppo abusato, un personaggio che fa riflettere e che affascina, interpretato da un attore leggermente bamboccione ma che con un piccolo cambio della luce nei suoi occhi riuscendo solo a definire un nuovo tipo di sguardo, creando una charme attorno a lui. C'è chi, guardando trailer e trama, lo pensa come nient'altro che un film del filone "azione con rapine e una macchina", ma è l'esatto contrario, perché è un film che usa il pretesto delle rapine e della macchina per creare un'intenso insieme vorticoso di vendetta e amore. Fino a qui sembra che io abbia amato il film, ma questo neo-noir diretto dal quasi anonimo Nicolas Winding Refn (reduce dall'ancor più enigmatico "Valhalla Rising - Regno di Sangue", imparagonabile a "Drive" ma probabilmente meno bello) ha un solo grandissimo difetto, un solo difetto che non mi ha fatto mettere cinque stelle: la spartizione delle parti lente e delle parti veloci. Come in "Taxi Driver" (il paragone non è troppo fuori posto, basta non dire che questo ne sia quasi un sequel concettualmente ed è possibile), l'esplosione di vera violenza e alla fine, mentre tutto quello che si vede dopo era come una preparazione psicologica che però risultava violenta anch'essa. Qui però i primi 45 minuti abbondanti, eccetto la primissima scena di meno di 10 minuti, sono lenti e potevano dire la stessa cosa in 15 minuti. Non dico proprio che erano noiosi, bensì che il tutto poteva essere spartito meglio. Anche perché, da lì in poi, diventa un film quasi d'azione violento oltremisura, con il sangue che schizza all'improvviso quando meno te l'aspetti dopo che per il resto del film prima hai visto solo poche gocce. Insomma, impressionante, ma siamo sicuri che qui sia una buona cosa? Oppure è sempre quella idea stilistica, utilizzato tra gli altri anche da Gus Van Sant in "Elephant" e da Tarantino in "Death Proof", che vuole far vedere tanto tempo di nulla assoluto prima dell'esplosione di violenza per tenere alta la tensione? Non so per quale motivo, ma Nicolas Winding Refn ha annoiato meno di Tarantino ma più di Van Sant (di cui "Elephant" penso sia l'apoteosi). Guardatevi questo "Drive" non troppo scetticamente ma chiedendovi durante tutta la durata del film come fa ad essere il noir preferito di Robert de Niro: posso capire l'attaccamento concettuale a Travis Bickle, ma da lì a definirlo un capolavoro ce n'è... anche con de Niro che poi recentemente ha dato un po' di matto.
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