Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Gianluca Vassallo |
Attori | Michele Sarti, Renzo Cugis, Bianca Maria Lay, Giuseppe Boy, Noemi Medas Michela Sale Musio, Angelo Zedda. |
Uscita | giovedì 16 novembre 2023 |
Distribuzione | NoClaps |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,89 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 14 novembre 2023
Un viaggio, in una Sardegna quasi trasfigurata, attraverso i demoni di un uomo e quelli della contemporaneità. In Italia al Box Office La sedia ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 4,6 mila euro e 1,5 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Pietro torna in Sardegna in seguito alla morte del padre. Il suo obiettivo è incontrare il fratello Andrea, che non vede da molto tempo, per decidere a chi spettano i due oggetti che il genitore ha lasciato loro: una pistola e una sedia. Nel suo peregrinare in una Sardegna assolata ha modo di fare diversi incontri.
In un film realizzato in assoluta indipendenza Vassallo porta sullo schermo la tensione esistenziale di un uomo che si confronta con il suo passato.
Non è facile, in tempi non semplici come sono quelli attuali per il cinema italiano, portare sullo schermo un film, come si sarebbe detto un tempo, 'duro e puro'. Un film cioè che, libero da vincoli produttivi, non deve dare conto a nessuno se non alla creatività di chi lo ha scritto e diretto, e all'adesione degli interpreti al progetto.
Vassallo è un artista che non ha il timore di sperimentare e non ha neppure il timore di mettere in gioco un'opera d'arte altrui facendole assumere un valore simbolico. La sedia che Pietro trascina con sé in un viaggio che fonde disillusione e speranza non è una sedia qualsiasi. È La Sedia n.1 del designer Enzo Mari che lo stesso progettò nel 1974 con l'idea di realizzare un oggetto assemblabile da parte di chi lo avesse acquistato, trasmettendo quindi le competenze necessarie per la sua realizzazione. Di lui un altro importante designer, Alessandro Mendini, ebbe a dire: "Mari non è un designer, se non ci fossero i suoi oggetti mi importerebbe poco. Mari invece è la coscienza di tutti noi, è la coscienza dei designers, questo importa".
Con questo prodotto artistico e artigianale al contempo e con l'interpretazione di Michele Sarti che mette corpo e anima (e anche una serie così strabordante di interiezioni di 5 lettere, che iniziano con la lettera c e terminano con la o, da battere gli insulti di Colin Farrell alla città in In Bruges) ci spinge ad aderire al tormentato viaggio del protagonista in una Sardegna forse mai fotografata con così tanta partecipazione disgiunta da qualsiasi sottinteso di carattere turistico (se ne mette in discussione anche il mare). Vassallo la definisce come una fotografia "despettacolarizzata e senza artificio" ma forse proprio per questo si rivela decisamente sorprendente.
Il rapporto con un padre forse idealizzato e con un fratello da sempre sentito come rivale costella nel ricordo sia i monologhi che gran parte degli incontri che il protagonista ha nel suo percorso. Il suo tormento interiore viene espresso fin dal monologo iniziale e si dipana con pochi spazi di temporanea tregua.
Un ruolo fondamentale ha anche la colonna sonora musicale che spesso non viene citata nelle recensioni dei film ma che qui merita un'annotazione particolare. Vassallo si prende anche la libertà, a un certo punto del viaggio che ci invita a compiere, di trasferirla dal piano extradiegetico a quello diegetico facendo entrare in scena in aperta campagna un sassofonista che si esibisce davanti a Pietro. Questo si presenta come un ulteriore segnale di libertà creativa insieme alla dichiarazione delle riprese che si fa, in altra parte del film, improvvisamente esplicita.
Un uomo parla al telefono. Iin soggettiva si vedono mani muoversi nervosamente e una ceneriera colma di mozziconi. Gli viene comunicato il testamento del padre, da poco scomparso. Una sedia e una pistola. La sedia per il fratello Andrea, che non vede da tanto tempo, la pistola per lui, Pietro. Altra soggettiva in macchina a raggiungere il "centro" della scena: vasti territori disabitati e sospesi nel [...] Vai alla recensione »
«Io non sposato, io senza inno, io il Senzacielo, senzatesta in beatità». Prendendo in prestito le parole di Allen Ginsberg, Pietro potrebbe salmodiare così le proprie generalità. È alla ricerca del fratello Andrea per consegnargli le uniche cose che il padre, appena scomparso, ha lasciato loro in eredità: una pistola (a lui) e una sedia (all'altro).
Pietro (Michele Sarti) vive da solo, senza famiglia o legami. Avvisato della morte del padre, viene a sapere che l'unica eredità lasciata da quell'uomo non più visto da anni si limita a due oggetti: una pistola per lui e una sedia (la numero I di Enzo Mari) per il fratello Andrea (Angelo Zedda). Dovendo fare i conti col passato, Pietro cerca suo fratello in una Sardegna afosa, attorno a San Teodoro [...] Vai alla recensione »