La Traversée

Spinti all'esilio a causa della devastazione del loro villaggio i componenti di un nucleo familiare finiscono con il disperdersi. Rimangono Kyona e il fratello minore Adriel, due adolescenti che cercheranno di sopravvivere finendo però anche nelle mani di trafficanti di esseri umani.

Grazie a una notevole esperienza nel cinema d'animazione con l'uso della sabbia sul vetro, Florence Miailhe giunge ora al suo primo lungometraggio che è un viaggio non solo nella storia contemporanea ma anche nell'espressione grafica, Kyona, che ama dipingere, si presenta da subito come l'alter ego della regista che ha un passato di militanza nonché vicende analoghe a quelle che racconta nel film nel suo passato familiare.

L'album su cui disegna all'inizio è sempre con lei e chiuderà la narrazione. Ciò che in apertura rappresenta la descrizione del luogo in cui vive sicura, il suo villaggio, alla fine si sarà trasformato nella meoria di tutto ciò che ha vissuto. La modalità estetica con cui le vicende dei due fratelli vengono raccontate sono proprie di una personalità artistica davvero unica.

La tecnica che qui viene adottata è quella della pittura su vetro che dimostra la sua versatilità nell'anticipare talvolta l'espressione dei sentimenti più profondi (di solidarietà ma anche di paura) vissuti dai Kyona e Adriel. Il fatto che tutta la vicenda venga calata in una dimensione atemporale fa sì che la si possa riferire agli orrori che hanno attraversato l'Europa nel secolo scorso così come a quanto sta di nuovo avvenendo. Nei due ragazzi rivediamo i milioni di profughi ucraini.

Questa molteplicità di possibili letture (dai pogrom del passato fino al presente) è resa possibile grazie anche al sodalizio che Florence Miailhe ha costituito con Marie Despleschin, importante autrice di letteratura per l'infanzia e l'adolescenza. Si ha infatti un'atemporalità che non si astrae da riferimenti precisi e puntuali e da eventi realmente accaduti con lo scopo di dare un nome e un volto a tutti quei ragazzi e ragazze che sono stati e tuttora sono costretti a lasciare tutto per fuggire verso un futuro incerto. Non mancano anche i riferimenti letterari, troviamo un Fagin dei nostri tempi pronto a vendere i due ragazzi a una famiglia di ricchi in denaro quanto avari di sentimenti.

Ogni singola stazione di questa via crucis viene caratterizzata da una grafica che mantiene la propria continuità pur nella variazione della temperatura cromatica dei sentimenti. Miailhe e Despleschin realizzano così un omaggio a quell'umanità martoriata che è tornata ad occupare ancora una volta la Storia. Ci ricordano quando possa distruggere l'odio pervicace e cieco ma anche quanto la solidarietà e la consapevolezza della propria identità possano far fronte a questi attacchi. In questo Kyona diviene un'eroina anche del nostro tempo con cui anche i più giovani possono identificarsi. Perché questo film, carico di nomination e di riconoscimenti ottenuti in numerosi festival, è in grado di parlare sia agli adulti che ai giovani. Per adempiere a quel mai abbastanza riconosciuto compito da assolvere che è quello della memoria. Saperla esercitare senza forzare mai sul versante della crudeltà e lasciando aperta la porta a una speranza è più che mai importante per non dire fondamentale. 