Titolo originale | Gott, du kannst ein Arsch sein! |
Titolo internazionale | God, You'Re Such a Prick |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania |
Durata | 98 minuti |
Regia di | André Erkau |
Attori | Sinje Irslinger, Max Hubacher, Heike Makatsch, Til Schweiger, Jürgen Vogel Benno Fürmann, Jasmin Gerat, Moritz Bäckerling, Jonas Holdenrieder. |
Uscita | giovedì 20 maggio 2021 |
Distribuzione | Notorious Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,56 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 18 maggio 2021
Teen Drama tratto dall'omonimo libro, un caso letterario in Germania. In Italia al Box Office Io rimango qui ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 28,4 mila euro e 20,1 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Steffi ha appena finito il liceo e si appresta ad intraprendere la carriera di poliziotta quando le viene diagnosticata una malattia terminale. Avrebbe dovuto partire dal suo paesino rurale in Germania alla volta di Parigi insieme ai compagni di scuola e al fidanzatino, con cui aveva programmato di trascorrere la sua prima notte d'amore, ma la madre le sequestra soldi e documenti affinché si sottoponga al percorso chemioterapico. Steffi però fugge e incontra Steve, un motociclista che lavora (controvoglia) in un circo e ha altrettanta voglia di scappare dalle sue circostanze: insieme inizieranno un percorso che farà capire loro che cosa conti davvero nella vita.
Basato su una storia vera, Io rimango qui appartiene al filone sick romance ma ha uno svolgimento diverso dal solito, perché la componente romantica non è necessariamente quella principale. Lungo la via infatti Steffi farà altri incontri illuminanti e verrà inseguita dai genitori, padre pastore protestante e madre veterinaria, che non sanno come affrontare la malattia della ragazza.
Il film, scritto sulla base di un romanzo e diretto dal regista tedesco André Erkau, si dipana come un road movie in cui "le soste fuori programma sono le migliori", il che ovviamente lo rende una metafora della vita da vivere appieno, indipendentemente da quanto possa durare.
Temi difficili come il controllo che ognuno esercita o meno sul proprio corpo o la capacità di lasciar andare qualcosa (o qualcuno) che si ama vengono trattati con una misura di leggerezza che li rende digeribili, senza cedere al melodramma: i dialoghi fra Steffi e Steve ad esempio sono improntati alla sfida reciproca e rifuggono il melenso, così come le reazioni dei genitori della ragazza sono oneste nel denunciare l'inadeguatezza degli esseri umani di fronte ad una situazione intollerabile.
Il messaggio è quello che la vita va amata "e non da domani e o tra un mese, ma senza riserve e subito". Niente di nuovo, ma raccontato con un tocco surreale accattivante e con un genuino intento di rendere omaggio ad una vita terminata prematuramente. Anche l'idea di accostare la voglia di vivere di Steffi a quella di rinunciare alla vita di Steve non è nuova (si pensi a Gli amanti del Pont Neuf) ma è sviluppata in modo curioso. Peccato per la regia teutonicamente convenzionale e per alcune implausibilità che spingono al limite della credibilità alcuni momenti e spostano la storia dal registro del realismo (ancorché edulcorato) alla finzione cinematografica evidente.
Una ragazza tedesca, alla quale viene diagnosticato un tumore incurabile, scopre il valore della vita da vivere nel momento presente. Si accentua nel film, però, l’aspetto di soddisfare un desiderio non moralmente lecito (un rapporto prematrimoniale) e, in diversi momenti, un poco abbandono alla volontà di Dio. Presente qualche parola volgare e da evitare nel finale, la scena [...] Vai alla recensione »
Non è il classico cancer movie. Non ci sono i segni della malattia sul corpo della protagonista Steffi, una sedicenne che scopre che le resta poco da vivere. Sognava di entrare in polizia e partire con il fidanzato e i compagni di classe per Parigi. Decisa a inseguire comunque i suoi ultimi desideri, fugge con un furgone facendosi aiutare da Steve, un ribelle che lavora in un circo.
Non ci sono risposte abbastanza rassicuranti sulla morte, tranne l'oblio, un'occhiata fugace prima di abbassare lo sguardo sulla consapevolezza dell'inevitabile. Steffi (Sinje Irslinger) ha sedici anni, è in procinto di entrare in polizia, e scopre di avere un cancro incurabile. Ha le ore contate, e troppe cose ancora da fare, e quello sguardo decide di tenerlo invece alto.
Il film è tratto da una storia vera e si inserisce perfettamente nel filone dei drammi per adolescenti, quelli dove le storie d' amore vengono sconvolte da una malattia terminale. Come accade alla giovane tedesca Steffi che ha appena scoperto di avere pochi mesi di vita. Vuole raggiungere il fidanzatino, in gita scolastica a Parigi, per consumare, facendosi accompagnare dal misterioso Steve, tra varie [...] Vai alla recensione »