Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 78 minuti |
Regia di | Rosario Neri |
Attori | Enzo Campisi, Francesco Capizzi, Lorenza Denaro, Elia Nicosia, Gabriele Pisano . |
Uscita | giovedì 3 ottobre 2019 |
Distribuzione | Ahora! Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 ottobre 2019
Uno spaccato genuino e autentico della Sicilia che sta per scomparire. È la storia di Pietro La Paglia, bambino di Calascibetta, paesino dell'entroterra in provincia di Enna.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Calascibetta è un paese in provincia di Enna. Lì è nato Pietro La Paglia che da piccolo alternava la frequenza della scuola elementare con l'aiuto al padre pastore di pecore. Divenuto adulto ha saputo sfruttare i propri talenti divenendo un fotografo ma non dimenticando mai le sue origini e ciò che il padre gli raccontava
Il nome Xibet, di derivazione araba, si rifà a quelle che si pensa siano le origini dell'attuale toponimo del paese.
Veder citare Xibet espressamente nel titolo fa pensare sì a una rivisitazione delle tradizioni locali ma anche a una valorizzazione paesaggistica ed architettonica del luogo. Finiscono invece con il prevalere gli interni, la campagna su qualche non frequentissimo scorcio dell'abitato.
Recitato in dialetto stretto e con un mix di attori professionisti e di abitanti del luogo, il film, girato in modo professionale da Rosario Neri, palermitano, e voluto dal produttore Maurizio Macelloni, toscano, lascia l'impressione che più di Calascibetta in particolare qui si parli della Sicilia in generale e di un passato che sembra destinato a non tornare.
Inframezzata da narrazioni su ciò che fu (come quella del bambino abbandonato in treno e della sua vita) la sceneggiatura vuole offrire una testimonianza su modi di vivere e su forme di espressione artistica, come quella di Domenico Di Mauro, pittore di carretti siciliani. In questo viaggio della memoria (il vagone ferroviario torna più di una volta a marcare distanza e ritorno) si legge una nostalgia del passato che forse avrebbe ottenuto maggiore efficacia da un confronto con il presente in una struttura da docufiction.
Così invece si rischia il rimpianto del 'buon tempo andato' che forse poi così buono non era. Leggere nei titoli di coda il ringraziamento per la messa a disposizione di un mulo diventa testimonianza di un mutamento dei tempi che avrebbe fornito maggiori opportunità di lettura sociologica.
C'è di che stupirsi. E stupisce, infatti, che dietro la macchina da presa di Nato a Xibet ci sia Neri, di professione DOP. Nel suo viaggio picaresco alla ricerca della Sicilia perduta è proprio alla fotografia che va la palma della più assoluta amatorialità, ben oltre le limitazioni, comprensibili, imposte dall'esiguo budget. Del sentito omaggio del protagonista - che torna a Calascibetta (Xibet in [...] Vai alla recensione »