Demons

Singapore. Vicki è un'aspirante attrice che ha ottenuto il ruolo della vita nel nuovo spettacolo del regista Daniel. Ciò da però inizio a una raffinata escalation di torture da parte del regista. Le persone a cui Vicki si rivolge, tra cui il fratello, per ottenere sostegno si rivelano come convinti aderenti all'azione di Daniel e al suo genio al punto di quasi convincerla di essere l'unica vera persona sbagliata. A questo punto la giovane donna decide di prendere in mano la situazione.

Un trauma ti rende assolutamente un altro rispetto a te stesso. Non ti sentirai mai più al sicuro. La tua unica compagnia è il silenzio - il silenzio del rimorso, il silenzio della complicità, il totale fallimento delle parole. Così fai un film. Tutti abbiamo dei demoni. Questa è una storia dei miei.

Così dichiara Daniel Hui nelle brevi note di regia di questo suo primo film di finzione. Peraltro anche nel documentario che lo ha preceduto Snakeskin, affrontando il tema di sette religiose, si stava avvicinando alla ricerca di ciò che si insinua nel profondo di un individuo. Non è un caso che il regista del film abbia il suo nome e che sin dalla prima sequenza finisca con il chiamare in causa lo spettatore.

Assistiamo infatti al colloquio tra il regista e colei che si trova davanti a lui per ottenere una parte nel suo nuovo spettacolo. Si tratta di una situazione decisamente privata, di un incontro a due in cui chiedersi perché assegnare un ruolo proprio a lei. Ma all'improvviso in un improbabile 'esterno' vediamo dei passanti che si sono fermati per assistere al colloquio e pretendono anche di interferire. Non siamo altro che noi, chiamati ad assistere alla manifestazione dei demoni di Hui grazie agli interposti attori. In un mix tra quotidianità familiare (la vita di Vicki con il fratello), elementi surreali e horror da b-movie veniamo progressivamente trasportati in un incubo di cui non sono prevedibili i colpi di scena.

Sono invece identificabili le citazioni. Se il titolo rimanda esplicitamente a Dostoevskij nel film Daniel (che è interpretato da Glen Goei che è un importante regista teatrale di Singapore) si ritrova ad aver scritto ripetutamente la stessa riga di testo come il Jack Torrance di Shining così come è esplicita la citazione di Eyes Wide Shut. Si tratta di omaggi che non stonano in uno stream of consciousness in cui tutto può accadere. 