Anno | 2016 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Indonesia |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Lola Amaria |
Attori | Hifzane Bob, Qausar Harta Yudana, Aufa Assagaf, Hany Valerie, Ray Sahetapy Keke Soeryo, Joshua Pandelaki, Quasar H.Y., Nina Tamam, Isa Raja Loebis. |
MYmonetro | 2,40 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 settembre 2016
Un giovane rischia di diventare cieco ma i suoi problemi non sono solo fisici. In famiglia la sua malattia non è mai stata accettata.
CONSIGLIATO NÌ
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Jingga è un ragazzo che soffre di una rara malattia al nervo ottico. Repentini abbassamenti della vista lo proiettano continuamente in un mondo totalmente fuori fuoco, terso, di luci abbaglianti e contorni incerti. Avvilito, il padre del giovane non accetta la condizione del figlio e si ostina a metterlo alla prova con continue vessazioni, fin quando in casa non prevale un clima di rabbiosa incomprensione. Come se Jingga fosse responsabile del lento ma inesorabile progredire dell'infermità. A far precipitare il già precario equilibrio del ragazzo, una rissa a scuola compromette per sempre anche quel poco che riusciva a vedere.
La diagnosi è inequivocabile: cecità permanente. Più veloce del previsto, per Jingga cala l'oscurità. Lo sconforto getta tutti nella disperazione tanto da far chiudere il ragazzo nel più impenetrabile dei silenzi. Sarà necessario l'amore incondizionato di una madre e l'inserimento in un istituto scolastico particolare per fargli tornare il sorriso. Qui ritrova la voglia di andare avanti, accompagnato da nuovi amici che come lui hanno dovuto imparare a muoversi con il bastone, ad affinare l'udito e a sentire con la punta delle dita i minuscoli tratti dell'alfabeto braille. Malun, Nila e Magenta formeranno con Jingga una piccola band, con la determinazione di chi ha come obiettivo quello di una costruzione del sé attraverso l'identità di gruppo.
Lola Amaria - attrice al suo primo lungometraggio da regista - confeziona un'opera in grado di elaborare la sofferenza più intima di giovani consapevoli delle difficoltà cui andranno incontro ma determinati nel comune intento di non voler essere compatiti. Alla ricerca costante d'autonomia, affianca il serpeggiare infausto dell'adolescenza, con l'euforica ricerca di emozioni forti, nel registro tipico di chi è impaziente di diventare adulto.
Il lento peregrinare tra le rumorose e trafficate vie della città simboleggia l'estrema conquista dell'indipendenza dei quattro amici. Tra un semaforo rosso e uno scalino imprevisto, puntano a sconfiggere la propria condizione per costruire insieme un linguaggio che li conduca ad amare da morire, fino a sfidare insieme la diffidenza aggressiva di un destino beffardo. Siamo lontani dall'indonesia di Garin Nugroho e dalla sua perenne ricerca d'identità di un paese culturalmente e socialmente disintegrato. Non per questo l'osare di Amaria si esime dall'imporre una tensione latente, giocando sull'imprevisto e i sentimenti che mai accumulano il superfluo, schivando il melodramma con l'aggressivo volgersi dell'inevitabilità della morte, unica cieca negazione della realtà.