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Ultimo aggiornamento giovedì 1 dicembre 2016
L'indagine particolare di un investigatore atipico Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto 2 Asian Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Quando viene ritrovato un corpo femminile senza testa e martoriato, l'ispettore di polizia Chung comincia le sue indagini: scopre un passato di miseria, umiliazioni e prostituzione. Man mano che emergono dettagli sulla vittima, Wang Jiamei, crescono i sospetti su Ting, che si costituisce alla polizia come assassino della ragazza.
Se in May We Chat Philip Yung aveva cercato di scioccare con un racconto intimo della gioventù hongkonghese, in Port of Call il regista prova a incanalare il medesimo tema tra le pieghe del noir, nell'ambito di una produzione a più ampio budget. Fotografia affidata a Christopher Doyle, collaboratore abituale di Wong Kar-wai, e ruolo da protagonista a Aaron Kwok, reso un solitario disadattato grazie a un make-up poco convincente. L'intreccio poliziesco è tuttavia un MacGuffin, che nasconde un'indagine nella disperazione che affligge orde di giovani, accorsi a Hong Kong in cerca di fortuna per sopravvivere nei bassifondi più dimenticati della città. Il destino di Jiamei e Ting è quello di molti, di troppi, come suggerisce l'epilogo. A tratti la ragazza pare quasi una versione tragica della Maggie Cheung di Comrades: Almost a Love Story, mainlander emigrata dalla Cina continentale nella metropoli dei sogni per poi lavorare da McDonald's. Ma Jiamei nasconde segreti inconfessabili, che finiranno per renderle la vita insostenibile.
La confezione estremamente estetizzante di Port of Call stride con la brutalità dell'oggetto della narrazione, ma se questo contrasto è voluto, non si può dire altrettanto di alcune caratterizzazioni mal riuscite o di un compiacimento discutibile tanto nelle efferatezze di Ting (si può divenire macellai per troppo amore?) che nei toni mélo, fortemente debitori di Herman Yau (Whispers and Moans) e Kenneth Bi (Girl$). Ma nonostante qualche difetto, Port of Call resta un raro esempio di vitalità del cinema in lingua cantonese, con Philip Yung come uno degli autori più interessanti dell'ultima generazione di registi hongkonghesi.