Youth - La giovinezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano.
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Titolo originale Youth.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna 2015.
- Medusa
uscita mercoledì 20 maggio 2015.
MYMONETRO
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Sulla soglia tra declino di una civiltà e riscatto
di Riccardo TavaniFeedback: 33555 | altri commenti e recensioni di Riccardo Tavani |
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martedì 2 giugno 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Siamo allo Schatzalp Hotel di Davos, in Svizzera, lo stesso nel quale Thomas Mann ha ambientato il suo grande romanzo La Montagna incantata e dove hanno trascorso le loro vacanze le classi aristocratiche e facoltose della Mitteleuropa degli ultimi due secoli. Dotato oggi di una moderna Spa, con saune, bagni turchi, vasche di rilassamento, fanghi, massaggi e altri sofisticati trattamenti, si incontrano qui un rassegnato musicista in pensione, Fred, e un regista cinematografico, Mick, che invece – pur avendo più o meno la stessa età del compositore – in pensione non ci pensa proprio ad andare. Quell’Hotel, però, è anche l’Europa, l’Occidente stesso, nel suo struggente o riottoso tramonto, dentro la dimora ricca di confort, bellezza e agiatezza, cura del corpo, prolungamento progressivo della vita fisica, che ha saputo edificare nel lungo cammino della sua civiltà, insieme al predominio definitivo sul pianeta. Ogni inquadratura, gesto, brandello di dialogo tra i due ci fa sentire sulla pelle la struggente inesorabilità di tale declino. La stessa morbida bellezza scultorea di una ospite che si immerge nuda in una vasca davanti ai due acuisce al massimo la lancinante consapevolezza dell’addio. Il cinema è l’espressione artistica apicale dell’Occidente, perché convergono in esso ideologia dominante, capitale finanziario, macchina industriale, sistema pubblicitario e vendita commerciale. La tv, però, spinge anche esso al declino, proprio perché ancora più sfacciatamente, volgarmente connotata da quegli stessi elementi. Il rassegnato Fred ha un gesto ricorrente in tutto il film: fa frusciare e schioccare tra le sue dita una piccola carta di caramella. In quell’insignificante involucro rosso scuro, piatto, liscio, privo del contenuto ormai anche del contenuto che avvolgeva, c’è invece tutta la dimora, l’essere, l’origine senza tempo del suono stesso. È in quel gesto semplice, spoglio di ogni apparato ideologico, volitivo, violento e produttivo, alla portata di ogni persona, in qualsiasi latitudine cronologica e spaziale, c’è l’unica uscita necessaria, riscatto dalla terra del tramonto, dell’Occaso – dell’Occidente, appunto. Un’opera davvero all’altezza del destino dell’epoca che viviamo e che per questo può essere non capita, non premiata da chi la giudica nel logica di quell’inconsapevole piano inclinato che il film poeticamente e limpidamente ci mostra. Eppure proprio a quel logos in tutti noi il film finirà intramontabilmente per parlare e dare consapevolezza.
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