Titolo originale | In Jackson Heights |
Anno | 2015 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Durata | 190 minuti |
Regia di | Frederick Wiseman |
Tag | Da vedere 2015 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 settembre 2015
Un'analisi delle differenze razziali ed etniche che caratterizzano la zona di Jackson Heights, nel quartiere Queens di New York. Al Box Office Usa In Jackson Heights ha incassato 45,9 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Jackson Heights è un’area del Queens, New York, una delle zone urbane con il maggior tasso di multiculturalità e tolleranza che si possano immaginare. La percentuale di immigrati (sia legalmente che illegalmente) e cittadini di origine straniera è molto più alta che nel resto della città o degli Stati Uniti (i caucasici sono solo il 43%) e da decenni hanno una parata annuale per i diritti LGBT. Sesso, religione, cultura, etnia non sono un problema a Jackson Heights.
L’occhio non intrusivo di Wiseman, che a 85 anni scrive, dirige, produce, monta e cura il sonoro del suo film, scandaglia un’intera comunità urbana. In 190 minuti riesce a raccontare la vita in questo tempo e in questo luogo per come si svolge con una semplicità di linguaggio e una chiarezza di intenti magistrali.
Con l’invisibilità che lo caratterizza Wiseman passa di situazione in situazione, di quadretto in quadretto, alternando le “scene” che ha deciso di includere nel montaggio finale grazie ai suoi consueti raccordi fatti di mille piccole inquadrature di copertura, un universo di dettagli che cucito insieme restituisce tutto ciò che non è possibile vedere, quello che inquadrando un soggetto rimane necessariamente fuoricampo. Come può essere possibile per un film, che di sua natura è fatto di inquadrature, cioè immagini che mostrano poco e lasciano fuori campo tanto, raccontare la cosa più grande che l’uomo possa mettere in piedi: un’area urbana? La risposta di Wiseman è mostrando le persone che la popolano.
Ancora una volta ad impressionare è la capacità di questo maestro assoluto della narrazione di riuscire a montare insieme il meglio della realtà. Le conversazioni reali che Wiseman rappresenta (un classico dei suoi documentari: il momento in cui alcuni esseri umani si confrontano pacificamente e razionalmente su un tema) riescono a restituire contemporaneamente il sapore reale di un’umanità che pare completamnete impermeabile alla presenza della videocamera e la capacità di un cineasta di tagliare insieme il proprio materiale per renderlo comprensibile. Mai i veri dialoghi della vita di tutti i giorni sembrano così chiari, eloquenti e comprensibili come quando passano attraverso il mestiere di Wiseman; mai il confronto tra esseri umani comuni appare così logico e sequenziale, così significativo.
La missione che Wiseman sembra aver inseguito per tutta la sua lunghissima carriera è quella di rappresentare la vita nel pianeta Terra durante il suo tempo. Le grandi istituzioni come le piccole scuole, i luoghi e gli ambienti, le società e i paesi sono i suoi soggetti, posti in cui uomini e donne si aggregano e, coordinati o meno, danno vita a qualcosa. Ciò che ogni volta emerge da queste immersioni straordinarie, in cui Wiseman cuce insieme per il suo pubblico solo ciò che serve delle centinaia d’ore di materiale a sua disposizione, è la contemporaneità, un senso dell’hic et nunc e dell’immediatezza che quasi spaventa per la sua attualità.