Titolo originale | Ghesse-ha |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Rakhshan Bani-Etemad |
Attori | Habib Rezaei, Mohammad Reza Forutan, Mehraveh Sharifinia, Golab Adineh Mehdi Hashemi, Hassan Majooni, Babak Hamidian, Negar Javaherian, Shahrokh Foroutanian, Rima Raminfar, Atefeh Razavi, Payman Maadi, Baran Kosari, Khosrow Shahraz, Fatemah Motamed-Aria, Siamak Adib, Farhad Aslani, Nima Farahi, Mohammad Hassan Madjooni, Saber Abar, Fujan Arefpoor, Bahare Daneshgar, Mehran Emambakhsh, Safar Mohammadi, Shobeir Parastar, Ahmad Yavari Shad. |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 19 giugno 2021
Storie di persone che rappresentano differenti aspetti della società; un film che offre un'immagine coraggiosa e onesta della società iraniana contemporanea. Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Un giovane regista su un taxi riprende con una telecamera le strade che l'automezzo percorre mentre l'autista gli racconta di sé. La passeggera successiva è una giovane donna con un bambino febbricitante in cui chi è alla guida riconosce la migliore amica d'infanzia della sorella. L'uomo raggiunge poi la casa dell'anziana madre che, ora che è stata licenziata dal lavoro, si occupa della nipote. Le 'storie' continuano...
Rakhshan Bani-E'temad è una regista di fiction e documentari attiva in patria fino a quando il regime di Ahmadinejad non le ha impedito di lavorare consentendole solo di girare (con attori e tecnici anch'essi al bando) dei cortometraggi che non avrebbero però mai dovuto partecipare a nessuna proiezione pubblica. Ora che le cose sono in parte mutate sotto il governo di Rohani (anche se la giurata di Venezia 71 Mahnaz Mohammadi è in carcere con una condanna a 5 anni per attività antigovernativa) quei cortometraggi vengono legati da una sorta di staffetta che fa sì che da una vicenda si passi all'altra (un po' come accadeva nell'altmaniano America oggi di ispirazione letteraria). Qui si sente forte il bisogno di descrivere una società che si sta trovando in una fase di passaggio in cui si può consentire di parlare dello spaccio della droga, di disoccupazione, di cecità burocratica e di altre storture.
Da questo sfondo, che si rivela molto significativo perché quando in un sistema sociale è ancora in vigore la censura ogni segnale di apertura narrativa si trasforma in un messaggio inviato alla popolazione, emergono numerose figure femminili che non temono di mettere in scena il proprio bisogno d'amore che non si traduce in un banale romanticismo ma pone il problema della relazione con i maschi. In una società ancora fortemente improntata dal controllo da parte degli uomini della vita pubblica delle donne anche questo diviene un piccolo ma importante contributo a una diversa strutturazione del vivere comune.
Con un susseguirsi di vari racconti che illustrano aspetti umani e sociali di uomini e donne dell'Iran di oggi, la regista costruisce una struttura narrativa a richiamo (personaggi del racconto precedente compaiono nel successivo) che, lungi dall'essere originale, ricorda anzi da vicino uno dei piu' famosi film iraniani conosciuti in Occidente: "Il cerchio" di Jafar Panahi, che [...] Vai alla recensione »
Con il secondo film in concorso della giornata ritorniamo al cinema iraniano: Ghessha (Tales, racconti) di Rakhshan Bani-Etemad, la «signora del cinema iraniano» è un viaggio a incastro per le strade di Tehran dove con ritmo sostenuto si alternano diverse storie caratterizzate dalla povertà, dal disagio, dai problemi spesso irrisolvibili. Come in un film a episodi entrano ed escono dal campo pensionati [...] Vai alla recensione »