Titolo originale | Nuit de la Glisse: Addicted to Life |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Francia |
Regia di | Thierry Donard |
Attori | Matt Annetts, Wille Lindberg, Jesse Richman, Matthias Wyss, Rémi Peschier Karsten Gefle, Casey Wesley, Antoine Bizet, Matahi Drollet, Tyler Larronde, Alain Riou, Hira Teriinatoofa, Maxime Geronzi, Eric Deguil, Aude Lionet-Chanfour. |
Uscita | mercoledì 4 febbraio 2015 |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 febbraio 2015
Attraversando montagne e oceani, gli atleti di La Nuit de la Glisse testimoniano i cambiamenti climatici mondiali.
CONSIGLIATO SÌ
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Sud Tirolo, Italia: Matt Annetts, snowboarder statunitense, scala una cima per regalarsi una discesa velocissima e pericolosissima in mezzo alle rocce con la sua tavola, per poi spostarsi in Norvegia con gli amici e colleghi Remi Peschier, Karsten Gefle e Wille Lindberg (mentre il sodale Casey Wesley commenta). Sulle spiagge delle isole polinesiane si allenano i giovani surfisti Tyler Larronde, Tikanui Smith, Aude Lionet Chanfour e il kite surfer Jesse Richman, di Maui, Hawaii, ma anche la giovane promessa Matahi Drollet e l'icona locale Hira Teriinatoofa. In Almeria il biker francese Antoine Bizet costruisce le piste per realizzare performance sempre più ardite. Sui Pirenei francesi Eric Deguil pratica il kayak estremo, non ancora disciplinato da una federazione. A Perpignan Max Geronzi non si separa mai dal suo skateboard, mentre Mathias Wyss e Christopher Espen non vedono l'ora di indossare le loro tute alari e lanciarsi dalle cime realizzando il sogno di Icaro.
Addicted to Life è l'ennesimo capitolo della serie di film sportivi Nuit de la glisse (il primo è dell'84), realizzati da una crew tecnica di circa 30 persone abituata a girare in condizioni climatiche e logistiche difficili. Lo scopo del loro regista Donard è evidentemente quello di portare al grande pubblico le immagini e le emozioni degli sport di nicchia sfruttando le straordinarie ambientazioni naturali (riprese mirabilmente con elicotteri, droni e microcamere). E infatti Addicted to Life passa in rivista tanti protagonisti accomunati da una passione condivisa, il professionismo e la devozione assoluta alle discipline estreme. Una priorità esistenziale che corrisponde, nelle parole del regista, a un amore per la vita proporzionale al rischio che essi corrono ogni giorno, flirtando con la morte (incontrata, mentre filmava atleti in volo, dal cameraman Ludovic Woerth, a cui il film è dedicato). Vivere la vita spingendosi al limite, superare la paura e perseguire il controllo assoluto. Essere indipendenti e godere della libertà assoluta (cosa che vale più in verità per il gruppo di sciatori o per i patiti di kayak, che per i giovani campioni del surf, che hanno un management e degli impegni calendarizzati).
Questa somma di ideali e aspirazioni, pur comprensibili solo in parte a una platea di "non pro", ha una sua dignità e ragion d'essere. Il film però non si emancipa mai da uno stile enfatico, eroico, da una colonna sonora invadente, da un'estetica promozionale, teso com'è alla ricerca di una bellezza naturale a cui il vissuto degli atleti dovrebbe dare sostanza narrativa. Insomma l'altissima spettacolarità delle situazioni riprese non è integrata da un minimo di background sulle vite dei tanti uomini coinvolti (l'unica donna che passa saluta e va). Il vitalismo del titolo rimane sulla carta, schiacciato dalla maestosa natura ritratta, che non si può far altro che ammirare in un abuso di ralenti. Resta un'antologia di prodezze di un circolo speciale di happy few: chi ama la contemplazione iterata del gesto atletico sarà accontentato.