Titolo originale | Arrête ou je continue |
Anno | 2014 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Sophie Fillières |
Attori | Mathieu Amalric, Joséphine de La Baume, Emmanuelle Devos, Anne Brochet, Nelson Delapalme Julia Roy, David Clark (IV), Laurent Poitrenaux, Anthony Paliotti, Alexandre Pous, Jean-Claude Bolle-Reddat, Damien Gouy, Anne Comte, Elisa Ruschke, Véronique Kapoyan, Myrtille Sauvageot, Francine Lorin-Blazquez, Benoît Brégeault, Garnier Caroline, Marie-Cécile Ouakil, Stéphane Bernard, Ludovic Giraud, Clotilde Aubert, Lucille Brunel, Nathalie Caso, Thibault Fraisse, Elodie Lasne, Benjamin Robert, Juliette Saulet, Sébastien Viany, Céleste Bruandet, Samuel Camus, Sabine Destailleur, Nadia Kuentz, Franck Regnier, Amandine Rubio Désolme, Joël Sicar, Elisabeth Berland, Aude Pellizzoni, Isabelle Rias, Christophe Vigani, Carole Got, Karine Martin-Prevel, Fabrice Talon. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 settembre 2014
Un film che racconta la storia di una coppia attraverso una passeggiata metaforica nella foresta.
CONSIGLIATO SÌ
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Pierre e Pomme non hanno il coraggio di dirselo, né di ammetterlo a se stessi, ma non si amano più come un tempo. Il ménage di routine ha preso il sopravvento sul sentimento e, nonostante le convenzioni sociali restino immutate, sono più i litigi che i momenti di intimità e affetto. Un giorno, dopo l'ennesimo alterco durante un'escursione in un bosco, Pomme decide di rimanere a contatto con la natura e non tornare più a casa. Forse per meditare sul futuro della coppia.
Diviso nettamente tra una parte di commedia e una in cui prevalgono toni drammatici, If You Don't, I will decide sin dalle prime battute di legare le proprie sorti all'estro, alla vis comica e alla reciproca intesa di Emmanuelle Devos e Mathieu Amalric, due star del cinema francese, coppia già collaudata in Comment je me suis disputé...(ma vie sexuelle) di Arnaud Desplechin. Un film di attori e di sceneggiatura quello della Fillières, in cui la messa in scena e la direzione della regista (e sceneggiatrice) mantengono una veste dimessa. Sono gli occhi spiritati di Mathieu Amalric e le smorfie espressive di Emmanuelle Devos a menare le danze, donando forza ai momenti più brillanti della sceneggiatura, che abbondano nella prima parte.
Due o tre scene sono degne del miglior Woody Allen, irresistibili e destinate a essere ricordate a lungo anche lontano dalla sala, ma quando Fillières sente di dover imprimere una svolta al film il meccanismo si inceppa bruscamente. Nella regista prevale una sorta di timidezza, che evita di praticare una cesura drastica e preferisce stemperare il cambio di registro con brevi intermezzi esilaranti (l'incontro tra Pomme e i musicisti da camera), simbolismi che scendono nell'ovvietà (Pomme che aiuta il piccolo camoscio a uscire da una buca) o la giustapposizione forzata di una musica extra-diegetica che spezzi il silenzio di una Pomme ormai into the wild.
Ma se strappo deve essere e se Pomme sceglie di diventare una naufraga metropolitana, alla maniera del protagonista di Castaway on the Moon, perché preoccuparsi costantemente di edulcorare la sua sensazione di solitudine e disperazione? Sophie Fillières preferisce delegare al solo epilogo, che rientra nei canoni della romcom di stampo Sundance-indie, il compito di spiazzare le aspettative dello spettatore e, quindi, ancora una volta, alla trama e allo script anziché allo stile o alla regia. Completando così il quadro di una dramedy in cui sono solo alcuni pregevoli estratti a brillare, colpevolmente isolati da soluzioni frettolose e troppe esitazioni sullo svolgimento.