Anno | 2013 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Francia, Giappone |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Nicolas Philibert |
Uscita | giovedì 7 novembre 2013 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 12 febbraio 2015
Come si rende per immagini un universo che vive di suoni e di parole? Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar,
CONSIGLIATO SÌ
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A pochi passi dalla Torre Eiffel, nel 16° arrondissement, affacciato sulla Senna, s'erge un edificio moderno, tutto bianco e circolare. Progettata da Henry Bernard, questa struttura imponente, che assomiglia a un alveare, è la sede di Radio France, istituzione storica, fiore all'occhiello della radiofonia europea, insieme alla BBC e a RadioRai.
È mattino presto quando i primi assonati dipendenti iniziano ad abitare la grande struttura e passa poco tempo che già nell'etere risuonano le voci dei conduttori della mattina in un accavallarsi frenetico di notizie dal mondo e di commenti: il terremoto in Giappone, il caso di Strauss-Khan, le notizie interne relative alla politica francese... Così inizia, idealmente, una giornata alla Maison de la radio, film documentario diretto da uno dei più importanti registi francesi del genere, Nicolas Philibert, già autore del pluripremiato Essere e avere.
Philibert ha deciso di raccontare nelle forme del cinema del reale e del documentario di osservazione una giornata tipo a Radio France, trascorrendo nella sede di Henry Bernard circa sei mesi, andando a mettere il naso e la macchina da presa nelle redazioni, negli uffici amministrativi, nei corridoi, negli studi, nelle regie per scovare, silenziosamente, il lavorio della voce nel cuore della radio. Raccontare la voce in un film, mostrare il mistero e fascino del linguaggio radiofonico attraverso quello cinematografico: questa è stata la sfida di Philibert, condotta con grande rigore formale. La macchina da presa sempre sul cavalletto, piani lunghi, qualche stacco in contro campo (rottura del codice di osservazione talvolta giustificata, tal'altra no), per decine e decine di ore di riprese, poi montate dallo stesso Philibert.
Quel che si vede, alla fine, è una rassegna di situazioni e di azioni con poco scavo (ma questa è una scelta) sui personaggi, colti nel loro momento lavorativo. Il riferimento all'alveare ci aiuta a comprendere l'approccio di Philibert che sembra aver fatto un film naturalistico su di un'istituzione culturale e giornalistica. Film corale, quasi spaziale e geometrico, potremmo dire architettonico, laddove si è voluto - così ci è sembrato - restituire la complessità del meccanismo che presiede il funzionamento della maison de la radio.
LA MAISON DE LA RADIO disponibile in DVD o BluRay |
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