Anno | 2013 |
Genere | Thriller |
Produzione | Hong Kong |
Regia di | Johnnie To |
Attori | Andy Lau, Sammi Cheng . |
MYmonetro | 3,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 5 giugno 2013
Un detective diventato cieco e una poliziotta dinamica uniscono le forze per risolvere alcuni casi su cui la polizia ha messo una taglia, per poi scoprire che sono legati tra loro.
CONSIGLIATO SÌ
|
Martellata per anni dal rimorso per la scomparsa anni prima di un'amica di infanzia, una poliziotta d'azione contatta un brillante investigatore, diventato ex poliziotto da quando un distaccamento della retina lo ha privato della vista e da quel momento impegnato a risolvere solo casi molto vecchi su cui la polizia ha messo delle taglie. La collaborazione tra i due procede tra equivoci (lui pensa che lei sia un maschiaccio) e ricostruzioni di vecchi omicidi per i quali il primo sfrutta la collaborazione della seconda, fino alla scoperta che tutti i casi irrisolti sono collegati.
Periodicamente Johnnie To prende delle pause dai suoi polizieschi serrati per realizzare film più ariosi e spensierati, nei quali il ritmo si dilata con un piacere per la divagazione e la sperimentazione di altri registri che ha il sapore della vacanza. Non sempre l'esito è impeccabile ma quasi mai latita il divertimento. Ora, dopo aver realizzato un affresco imponente, spietato e di magistrale rigore come Drug war, tocca dunque al più leggero Blind detective, commedia poliziesco-rosa che riunisce Andy Lau e Sammi Cheng a più di dieci anni (e molti cambiamenti per loro e per il cinema di Hong Kong) da Infernal affairs.
Con il consueto gusto per il ribaltamento, in Blind detective ad una mente fine ma poco abile (perchè non vedente) è affiancato un braccio potente ma dalla mente poco fina, solo che contrariamente al solito il primo è un uomo, il secondo una donna. In questo modo il regista si riserva la possibilità di concretizzare quello che tutto il battibeccare degli altri buddy movie più virili può solo suggerire. E non senza un certo piacere nel disegnare improbabili passi di tango per evitare l'acido, sparatorie alla cieca e teneri equivoci.
Ciò che però pone questa commedia spensierata, implausibile, fantasiosa e zuccherosa su un piano più alto rispetto alla concorrenza è il ritmo e il tempismo delle gag che questo maestro del thriller e del poliziesco riesce ad applicare alle più improbabili risoluzioni dei casi. Dal suo genere d'elezione infatti To ruba molti elementi, primo fra tutti il modo in cui ogni personaggio è caratterizzato. Lau stesso, che già era stato investigatore dalla deduzione fuori dal comune per Tsui Hark nel più rigoroso Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma, attraverso una masticazione particolare, impeccabili abiti su misura e una cecità poco caricata, non ricalca nulla e nessuno ma trova un personaggio dalle tinte e dal fascino inediti, spietato e dolce al tempo stesso, egoista e innamorato, ingordo di cibo e cauto nello stile. Un detective che non vede più e quindi si dedica a risolvere casi lontani del tempo per i quali non c'è più nulla da guardare e tutto da ricostruire nella propria testa.
Dall'altra parte invece la poliziotta ricca e d'azione di Sammi Cheng lavora sul corpo e su mille diverse declinazioni di mobilità e immobilità come mai si vede fare nelle commedie (in cui il corpo dell'attore al massimo dà o riceve colpi).
Nonostante le basse pretese e il focus tutto puntato sul divertimento epidermico (a cui avrebbe decisamente giovato una riduzione del minutaggio nella parte finale) Johnnie To ancora una volta non riesce a non girare il cinema migliore, quello che raccontando una cosa ne afferma un'altra, che dimostra un'alta considerazione dei propri spettatori e soprattutto che è dotato della ferma convinzione che un genere è solo la mano di colore che si dà mentre l'architettura fa la differenza.