Titolo originale | Am himmel der tag |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 86 minuti |
Regia di | Pola Beck |
Attori | Aylin Tezel, Henrike von Kuick, Tómas Lemarquis, Godehard Giese, Marion Mitterhammer Lutz Blochberger, Lisa Altenpohl, Eva-Maria Damasko, Ariadna del Carmen, Sebastian Freigang, Eddie Irle, Anja Karmanski, Kai Michael Müller, Christoph Schinkel, Ernestine Tzavaras, Livia von Seld, Anne Werner. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 4 dicembre 2012
Quando la ventiseienne Lara scopre di essere rimasta incinta dopo un rapporto occasionale, deve decidere se tenere o meno il bambino. Il film è stato premiato a Torino Film Festival,
CONSIGLIATO NÌ
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Lara ha 25 anni e sta per laurearsi in architettura senza troppa dedizione. Passa i suoi giorni e le serate con la migliore amica Nora, con la quale vive praticamente in simbiosi. Quando, una sera in discoteca, Nora si apparta con un giovane insegnante della facoltà, Lara cerca la compagnia del barista, di cui non conosce nemmeno il nome, e resta incinta. Dopo un primo momento d'incertezza, la gravidanza e il bambino che nascerà sembrano offrire a Lara il progetto di vita che le mancava, ma il suo entusiasmo è destinato a subire un duro colpo. Mentire, oltre ogni ragionevolezza, diverrà per lei l'unico modo per non tradire le proprie aspettative e quelle di amici e parenti.
Il primo lungometraggio della regista tedesca Pola Beck, Am himmel der tag è scisso nettamente in due parti. La prima metà ci introduce nel clima vitale e un po' languido degli appartamenti studenteschi e dello sballo cercato per crogiolarsi il più possibile in un momento della vita ancora senza responsabilità, mentre si attende fiduciosi che il futuro si palesi in qualche modo, e a questo punto c'è ancora tutto lo spazio perché il film si risolva in una commedia sentimentale, ma la seconda parte trasforma invece la festa in un after hour drammatico e crudele e sostituisce alle risate di coppia una solitudine vertiginosa. I colori si raffreddano e tutto ciò che prima pulsava di vita ora parla di morte. Lo schematismo della struttura è estremamente rigido e dunque penalizzante. L'interesse rimanente del film si risolve tutto nella prova attoriale di Aylin Tezel, che indossa il cambiamento drastico di registro come una maschera di cera e si fa martire da cima a fondo di questa parabola sulla delusione delle aspettative e sull'arduo cammino della realizzazione di sé.
Improntato al naturalismo nel blocco iniziale, il film della Beck si fa mano a mano sempre più soggettivo, sviluppando una forte empatia con il personaggio di Lara e rinunciando progressivamente al realismo per abbracciare una percezione differente e singolare. Il personaggio affidato a Tomas Lemarquis (indimenticabile protagonista di Noi Albinoi) prova a portare un po' di respiro ad una vicenda che -come il film nel suo insieme- ha perso in fretta qualsiasi leggerezza, ma non ha il tempo né gli strumenti narrativi per farcela.