To Rome With Love |
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Un film di Woody Allen.
Con Woody Allen, Alec Baldwin, Roberto Benigni, Penélope Cruz, Judy Davis.
continua»
Titolo originale Nero Fiddled.
Commedia,
durata 111 min.
- USA, Italia, Spagna 2012.
- Medusa
uscita venerdì 20 aprile 2012.
MYMONETRO
To Rome With Love
valutazione media:
2,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Woody Allen in vacanza nel folklore della Città eterna
di Roberto Nepoti La Repubblica
Non si può credere che Woody Allen, il genio della leggerezza intrisa di umori sferzanti, abbia fatto una cosa tanto banale, una Vacanza Romana così farcita di luoghi comuni, tutta scandita a Volare e Arrivederci Roma, che neanche ai tempi di Gregory Peck e Audrey Hepburn, senza esserne consapevole. Senza averlo voluto proprio così, e senza aver previsto un senso preciso per questa cartolina che se non venisse dall’altezza di Woody Allen sarebbe ridicola e offensiva. Quattro storie corrono parallele tra le bellezze più folcloristiche della Città Eterna sotto una splendida luce arancio che idealizza e rende perfetto tutto, lusso e stracci parimenti presi di peso dall’idea che un americano poteva avere di Roma molti decenni fa.
Un architetto americano (Alec Baldwin) diventato ricco e famoso lasciandosi alle spalle ambizioni e velleità idealistiche e progettando centri commerciali, è tornato in vacanza qui dove (a Trastevere naturalmente) da giovane per un po’ visse, studiò, amò e soffrì. Come l’apparizione di Bogart in Provaci ancora Sam si affianca a un giovanotto connazionale e aspirante architetto (Jesse Eisenberg) assistendolo nel suo fallace invaghimento per una seducente e volubile attricetta (Ellen Page) che fa presto a ritornare dal passeggero amour fou che dimentica tutto al suo egocentrico carrierismo. Un ex regista operistico che non si arrende al pensionamento (Allen) viene a Roma con la moglie (Judy Davis) per conoscere il fidanzato italiano della figlia e i suoi familiari. Fissandosi nel voler lanciare il talento canoro del futuro consuocero, tranquillo gestore di un’impresa di pompe funebri (e qui, come fosse Totò, Woody ci regala qualcuna delle non tante occasioni di ridere) che solo sotto la doccia spiega tutte le sue innate e dilettantesche virtù di melomane.
Un incolore impiegato romano (Roberto Benigni) diventa inspiegabilmente da un giorno all’altro — dopodiché, consumato in fretta, torna altrettanto repentinamente all’anonimato ma ormai irreparabilmente corrotto — una persona famosissima, inseguita da paparazzi e microfoni, nonché da meravigliose femmine pazze di lui, in ogni attimo del giorno e della notte. Infine, presa di peso da Lo sceicco bianco felliniano, ecco una coppietta provinciale che arriva nella capitale con il miraggio di un’altra e più brillante vita. Lui (Alessandro Tiberi di Boris) finisce per equivoco tra le braccia di una simpatica escort (Penelope Cruz) e lei abbindolata da un pallone gonfiato del cinema (Albanese).
Qualcosa Allen deve averci voluto dire. Tra le pieghe di un teatrino così falso, di una sequela di stereotipi così consunti e grossolani. Già non si può vedere quel “pizzardone” che apre le danze in mezzo a piazza Venezia moraleggiando su questa città che assiste sorniona all’intrecciarsi di tante storie. Ma che dire di quel popolano in canottiera, che dal pizzardone raccoglie il testimone nell’epilogo, il quale si affaccia da una finestra all’angolo tra via Condotti e piazza di Spagna? Cioè uno che di un posto così non potrebbe pagarsi neanche un centimetro quadrato. Che le insidie del futile, della civiltà dell’apparenza, dell’arrivare in vetta (in vetta di che?) senza merito e senza fatica serpeggiano ovunque e sfiorano tutti. E va bene.
Ma anche dell’altro. Il personaggio di Woody, per quanto di estrazione artistica, non dice forse al cassamortaro canterino e ai suoi familiari comunisti (lui ha deciso che sono comunisti) che in fondo è un piacere della vita anche quello di contare i soldi meglio se tanti? E il saggio osservatore dei su e giù della vita (variazione sul papà-autista di Sabrina) che durante la breve fama dell’impiegato gli ha fatto da autista, non dice forse a Leopoldo-Benigni ormai tornato uno dei tanti che è sempre meglio essere ricchi e famosi che poveri e anonimi? Infine l’architetto cui il giovane amico, nel quale rivede gli stessi grilli per la testa e gli stessi errori di se stesso giovane, rimprovera di essersi venduto, non risponde con un laconico e confortevolmente rassegnato «le cose succedono»? E la voce di Woody?
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