zio..
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domenica 6 novembre 2011
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la noia
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Un film banale noioso e decisamente scontato, il prossimo anno passerà sicuramente in tv e se quella sera non avrete niente di meglio da fare, allora guardatelo.
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ciddazza
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mercoledì 2 novembre 2011
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meritiamo di fallire
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Se i tedeschi devono pagare il debito pubblico italiano e con quei soldi ci paghiamo questa robetta degna di una lettera sulla posta del cuore su cronaca vera...
allora meglio affondare l'Italia! ma questa fa film per via del cognome o per il cognome del marito? sono proprio curioso di vedere in quali paesi del mondo apparte il nostro verrà distribuito...
Come la Grecia anche per colpa sua!
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maria
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mercoledì 2 novembre 2011
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bello a metà
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Certo un bel film , che coinvolge e fa pensare.Ma avendo sempre apprezzato la Comencini, pensavo che avrebbe fatto un salto di qualità verso il grande cinema, visto il tema e visto che non le mancavano certo nè le capacità nè i mezzi. La prima parte mi è piaciuta molto ma, a partire dalle scene al rifugio in poi, trovo che la storia e i personaggi perdano spessore; il senso di tensione presente nelle scene silenziose riempite solo dal pianto del bambino, dall'espressione quasi terrorizzata della mamma e dalla presenza vigile e un po' tenebrosa di Manfred, si perde dopo il climax drammatico, in quella che con troppa evidenza vuole essere una specie di spiegazione che in realtà non c'è, perchè il personaggio femminile non viene mai veramente svelato nella sua storia e nel suo dolore.
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Certo un bel film , che coinvolge e fa pensare.Ma avendo sempre apprezzato la Comencini, pensavo che avrebbe fatto un salto di qualità verso il grande cinema, visto il tema e visto che non le mancavano certo nè le capacità nè i mezzi. La prima parte mi è piaciuta molto ma, a partire dalle scene al rifugio in poi, trovo che la storia e i personaggi perdano spessore; il senso di tensione presente nelle scene silenziose riempite solo dal pianto del bambino, dall'espressione quasi terrorizzata della mamma e dalla presenza vigile e un po' tenebrosa di Manfred, si perde dopo il climax drammatico, in quella che con troppa evidenza vuole essere una specie di spiegazione che in realtà non c'è, perchè il personaggio femminile non viene mai veramente svelato nella sua storia e nel suo dolore.Quando la sua rabbia repressa e la sua solitudine dovrebbero venir fuori in modo drammatico, la storia scivola verso la banalità e il rapporto tra i due protagonisti si perde in uno schema più o meno noto. Il ritorno dopo quindici anni, con la storia della maternità salvata, anzi rafforzata, sa molto di espediente consolatorio. Molto più forte e credibile il personaggio maschile, eterno bambino abbandonato che mal si adegua al suo ruolo di adulto infelice. E' comunque un grande merito della regista aver affrontato con coraggio e sensibilità un tema delicato e molto più realistico di quanto si voglia credere; così come aver saputo usare come pochi altri, almeno tra i registi italiani di oggi, una splendida fotografia in funzione narrativa. Attori bravi ma non abbastanza nella parte, specie Claudia Pandolfi.Forse, come ha scritto qualche critico, sentivano di star andando verso il precipizio dell'inconcludenza.
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flyanto
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martedì 1 novembre 2011
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quando una vacanza può cambiare tutto un modo di e
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Film sull'incontro che avviene in montagna tra un uomo ed una donna tormentati (chi dal proprio oscuro passato, chi dall'inquietante presente) con un finale, a mio parere, poco probabile che svilisce tutta la vicenda in una storia da romanzo rosa. Bravi sia Claudia Pandolfi che Filippo Timi e stupende le riprese effettuate in montagna.
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(di maria)
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cavaglliere
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martedì 1 novembre 2011
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sommessamente sopra le righe
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La narrazione segue un filo logico, d'altro canto il più era stato fatto scrivendo il libro.
La colonna sonora enfatizza il ritmo emozionale delle immagini, che creano comunque una forte partecipazione dello spettatore alla vicenda umana dei personaggi.
Sin qui tutto bene, il film si lascia apprezzare come prodotto in sé destinato a commuovere, un melodramma moderno, dai toni elegantemente più moderati rispetto all'archetipo classico del genere.
Ma lo slancio verso l'alto, nonostante la montagna imperversi simbolicamente per tutto il film, non arriva mai, anzi alcune forzature qua e là fanno addirittura sorridere, quando invece dovremmo restare con il fiato sospeso oppure asciugare gli occhi costretti all'empatia con i protagonisti.
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La narrazione segue un filo logico, d'altro canto il più era stato fatto scrivendo il libro.
La colonna sonora enfatizza il ritmo emozionale delle immagini, che creano comunque una forte partecipazione dello spettatore alla vicenda umana dei personaggi.
Sin qui tutto bene, il film si lascia apprezzare come prodotto in sé destinato a commuovere, un melodramma moderno, dai toni elegantemente più moderati rispetto all'archetipo classico del genere.
Ma lo slancio verso l'alto, nonostante la montagna imperversi simbolicamente per tutto il film, non arriva mai, anzi alcune forzature qua e là fanno addirittura sorridere, quando invece dovremmo restare con il fiato sospeso oppure asciugare gli occhi costretti all'empatia con i protagonisti.
Alcuni sguardi tra il lui e la lei sembrano veramente da pessimo film muto, il giochino della vista sfocata del protagonista maschile da saggio finale di un corso di regia per principianti, la metafora della seggiovia scontata come un inseguimento in un film americano.
Anziché ascendere, la regia spesso trascende, e con lei l'interpretazione degli attori, tutti comunque bravi, con Filippo Timi una spanna sopra gli altri.
Quanto al contenuto, un film disperato che segna un'epoca, certifica quella sensazione di disagio delle donne nell'epoca del post-fennimismo o della pre-emancipazione tout court in una società ancora in bilico tra vecchi e nuovi modelli.
L'assenza costante del marito di Marina, la mamma protagonista, in combinato disposto con la devozione di Albert per la moglie Bianca (la scena della suzione sembra fatta apposta per portare all'orgasmo emozionale l'accondiscendente pubblico femminile) banalizzano, esemplificano l'idea portante del film, una presa di distacco dalla maternità della donna del nuovo millennio, stretta tra antiche e nuovissime responsabilità e per ciò stesso disperata.
In questo la Comencini non ha certo responsabilità, anzi coglie nel segno, intercettando, da donna, un disagio reale, epocale, che travolge, e sorprende, anche noi uomini.
Se le femministe rivendicavano una maternità consapevole e "autonoma" nelle scelte e nella vita di tutti i giorni, un passo avanti al maschio troppo a lungo "dominante", le donne dell'oggi indietreggiano smarrite, travolte forse dal nuovo ruolo che impone loro una società più "moderna" e emancipata, e si voltano di lato per cercare una nuova condivisione, un nuovo sostegno nella maternità, comunque irrinunciabile, da chi si rivendicava un tempo indipendenza.
La sovrapposizione dei personaggi e delle storie nel film afferma, in maniera non certamente ellittica o allusiva, che per essere una buona madre occorre necessariamente un padre devoto, attento, vigile, come Albert appunto, perché con un padre assente (totalmente, anche nella narrazione visiva), che si limita solo a una telefonata di rito ogni tanto, si corre il rischio di diventare cattive e addirittura rivolgere la frustrazione contro il proprio stesso figlio.
Una banalizzazione che sconcerta ma che lascia anche pensare: il cammino verso una nuova società, di nuove donne e di nuovi uomini, è ancora molto lungo, addirittura più del sentiero che porta Marina al sicuro rifugio di montagna, dove riabbraccerà il figlio Marco e scoprirà la sua maternità, grazie all'amore per un principe azzurro dei nostri tempi e non per il marito, che non c'è e non sa niente di niente.
Basterebbe, forse, tornare a pensare le cose per quello che sono? Semplici, come crescere un figlio...
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juliennejuju
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martedì 1 novembre 2011
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un film discreto
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il film è vedibile...di forte impatto visivo,denso di emozioni...anche se alcune scene avrebbero potuto evitarle,come molte battute un pò da fiction,in alcune parti è un pò lento...di certo non eguaglia "la bestia nel cuore",ma i suoi punti di forza ce l'ha: la scenografia è stupenda,e la pandolfi è veramente la stella del film,mi è piaciuta davvero!Di solito non è un'attrice che mi fa impazzire,ma su questo film (e sul bellissimo "La prima cosa bella" di Virzì) è stata davvero brava!Filippo Timi come al solito bravissimo..Insomma,non è un film che convince pienamente,ma apprezzo il coraggio della Comencini di trattare una tematica forte come quella della maternità.
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il film è vedibile...di forte impatto visivo,denso di emozioni...anche se alcune scene avrebbero potuto evitarle,come molte battute un pò da fiction,in alcune parti è un pò lento...di certo non eguaglia "la bestia nel cuore",ma i suoi punti di forza ce l'ha: la scenografia è stupenda,e la pandolfi è veramente la stella del film,mi è piaciuta davvero!Di solito non è un'attrice che mi fa impazzire,ma su questo film (e sul bellissimo "La prima cosa bella" di Virzì) è stata davvero brava!Filippo Timi come al solito bravissimo..Insomma,non è un film che convince pienamente,ma apprezzo il coraggio della Comencini di trattare una tematica forte come quella della maternità...per chi volesse leggere il libro,lo straconsiglio!
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vecchiomio
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lunedì 31 ottobre 2011
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brava pandolfi
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E’ un film sulla donna, sulla difficoltà e sulle contraddizioni di essere madre a dispetto di una morale cristiana che ha sparso le icone di Madonne con il Bambino in ogni anfratto del mondo e sull’ambivalenza del rapporto con il maschile. Bellissima e bravissima la Pandolfi che pare interpretare il proprio ruolo con la naturalezza di chi conosce bene le caratteristiche del personaggio senza bisogno di studiarlo. E’ anche un film sulla bellezza del femminile, sulla sua naturale propensione verso la danza (bellissima la scena di lei che balla sola sulle note di Fotoromanza), sulla leggerezza e sulla determinazione con la quale affronta la vita e il mondo, sulla vicinanza che lega le donne.
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E’ un film sulla donna, sulla difficoltà e sulle contraddizioni di essere madre a dispetto di una morale cristiana che ha sparso le icone di Madonne con il Bambino in ogni anfratto del mondo e sull’ambivalenza del rapporto con il maschile. Bellissima e bravissima la Pandolfi che pare interpretare il proprio ruolo con la naturalezza di chi conosce bene le caratteristiche del personaggio senza bisogno di studiarlo. E’ anche un film sulla bellezza del femminile, sulla sua naturale propensione verso la danza (bellissima la scena di lei che balla sola sulle note di Fotoromanza), sulla leggerezza e sulla determinazione con la quale affronta la vita e il mondo, sulla vicinanza che lega le donne. I maschi stanno fuori, al massimo accanto, personaggi raramente all’altezza delle loro compagne.
Timi è bravo, come sempre, ma di una scontrosità un po’ sopra le righe: una guida alpina così paranoica non avrebbe clienti.
La Est del Rosa incombe con la sua parete di ghiaccio e di pietre, minacciosa e severa come la vita.
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marezia
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lunedì 31 ottobre 2011
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critica italiana (versione corretta)
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Se un film è scialbo diventa "godibile", o "si lascia vedere" e se poi è una commedia e magari firmata (la commedia all'italiana ha sempre i soliti padri) allora è brutta, è orribile però fa ridere ugualmente. E' possibile? E poi DOV'E' DAVVERO LA QUALITA' mille dubbi, mille osservazioni (inutili se non strumentali all'affermazione della propria visione) accompagnate da smorfie, sospiri. Mah! Io oramai ho maturato una convinzione: che la critica serva solo a chi non ha un gusto proprio. Io a naso dal trailer CAPISCO IMMEDIATAMENTE se si tratta di una pellicola intelligente o no, interessante o no, DA VEDERE O NO.
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Se un film è scialbo diventa "godibile", o "si lascia vedere" e se poi è una commedia e magari firmata (la commedia all'italiana ha sempre i soliti padri) allora è brutta, è orribile però fa ridere ugualmente. E' possibile? E poi DOV'E' DAVVERO LA QUALITA' mille dubbi, mille osservazioni (inutili se non strumentali all'affermazione della propria visione) accompagnate da smorfie, sospiri. Mah! Io oramai ho maturato una convinzione: che la critica serva solo a chi non ha un gusto proprio. Io a naso dal trailer CAPISCO IMMEDIATAMENTE se si tratta di una pellicola intelligente o no, interessante o no, DA VEDERE O NO. A me la critica non serve e da ieri sera non mi servirà più. P.S. Eccezione che conferma la regola: Roberto Escobar (capace di coniugare ad una notevole capacità di scrittura una curiosità, una voglia di capire che negli altri non c'è).
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marezia
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lunedì 31 ottobre 2011
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critica italiana
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Se un film è scialbo diventa "godibile", o "si lascia vedere" e se poi è una commedia e magari firmata (la commedia all'italiana ha sempre i soliti padri) allora è brutta, è orribile però fa ridere ugualmente. E' possibile? E poi DOV'E' DAVVERO LA QUALITA' mille dubbi, mille osservazioni (inutili se non strumentali all'affermazione della propria visione) accompagnate da smorfie, sospiri. Mah! Io oramai ho maturato una convinzione: che la critica serva solo a chi non abbia un gusto proprio. Io a naso dal trailer CAPISCO IMMEDIATAMENTE se si tratta di una pellicola intelligente o no, interessante o no, DA VEDERE O NO.
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Se un film è scialbo diventa "godibile", o "si lascia vedere" e se poi è una commedia e magari firmata (la commedia all'italiana ha sempre i soliti padri) allora è brutta, è orribile però fa ridere ugualmente. E' possibile? E poi DOV'E' DAVVERO LA QUALITA' mille dubbi, mille osservazioni (inutili se non strumentali all'affermazione della propria visione) accompagnate da smorfie, sospiri. Mah! Io oramai ho maturato una convinzione: che la critica serva solo a chi non abbia un gusto proprio. Io a naso dal trailer CAPISCO IMMEDIATAMENTE se si tratta di una pellicola intelligente o no, interessante o no, DA VEDERE O NO. A me la critica non serve e da ieri sera non mi servirà più.
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lunedì 31 ottobre 2011
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critica italiana
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Se un film è scialbo diventa "godibile", o "si lascia vedere" e se poi è una commedia e magari firmata (la commedia all'italiana ha sempre i soliti padri) allora è brutta, è orribile però fa ridere ugualmente. E' possibile? E poi DOV'E' DAVVERO LA QUALITA' mille dubbi, mille osservazioni (inutili se non strumentali all'affermazione della propria visione) accompagnate da smorfie, sospiri. Mah! Io oramai ho maturato una convinzione: che la critica serva solo a chi non abbia un gusto proprio. Io a naso dal trailer CAPISCO IMMEDIATAMENTE se si tratta di una pellicola intelligente o no, interessante o no, DA VEDERE O NO.
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Se un film è scialbo diventa "godibile", o "si lascia vedere" e se poi è una commedia e magari firmata (la commedia all'italiana ha sempre i soliti padri) allora è brutta, è orribile però fa ridere ugualmente. E' possibile? E poi DOV'E' DAVVERO LA QUALITA' mille dubbi, mille osservazioni (inutili se non strumentali all'affermazione della propria visione) accompagnate da smorfie, sospiri. Mah! Io oramai ho maturato una convinzione: che la critica serva solo a chi non abbia un gusto proprio. Io a naso dal trailer CAPISCO IMMEDIATAMENTE se si tratta di una pellicola intelligente o no, interessante o no, DA VEDERE O NO. A me la critica non serve e da ieri sera non mi servirà più.
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