lonely
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lunedì 5 novembre 2012
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bella la montagna!
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bella storia almeno all'inizio, fa ben sperare, un po' lungo forse e quindi a tratti noioso e prevedibile...
il finale è senza senso, ciò che non è successo prima, non ha significato certo 15 anni dopo!
Bella la metafora delle due cabinovie, che s'incontrano solo in un punto e che poi proseguono ognuna per la sua strada,
come i due protagonisti appunto.
l'ambientazione è magnifica.
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afficarlo
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lunedì 16 aprile 2012
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il monterosa
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il monterosa meritava bel altra storia e ben altri attori ma sopratutto una regista all'altezza; in questo caso gli extra mostrano solo una regista piena di presunzione; si vada a vedere ben altri film ( sean connery in 7 gg un'estate o clint eastwood sull'eiger o l'ultima riedizione della sciagura sull'eiger ; da censurare le scene di sesso il film passa dal dramma al kamasutra per una notte; non ci siamo speravo meglio dalla comencini
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il conformista
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sabato 10 marzo 2012
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dove vuole andare a parare?
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All'inizio il film si riesce a seguire. Poi avviene la scena in cui la madre da una mazzata al figlio e interviene il montanaro. DA qui il crollo progressivo. Un'amica lo definisce, a ragione, "la mancanza di coraggio della Comencini". Il bambino non muore e viene salvato dal montanaro. Il tema del rapporto madre-figlio viene abbandonato per proseguire con la ridicola storia tra il montanaro e la Pandolfi. Tra gli ultimi stralci sull'argomento materno abbiamo una scena disgustosa di Thomas Trabacchi che succhia la tetta da latte di Michela Cescon e alcuni dialoghi vetero femministi circa la maternità tra lei e la Pandolfi. Amen. La Pandolfi aspetta 15 anni e un altro figlio per ritornare in montagna a farsi una scopata con Timi.
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All'inizio il film si riesce a seguire. Poi avviene la scena in cui la madre da una mazzata al figlio e interviene il montanaro. DA qui il crollo progressivo. Un'amica lo definisce, a ragione, "la mancanza di coraggio della Comencini". Il bambino non muore e viene salvato dal montanaro. Il tema del rapporto madre-figlio viene abbandonato per proseguire con la ridicola storia tra il montanaro e la Pandolfi. Tra gli ultimi stralci sull'argomento materno abbiamo una scena disgustosa di Thomas Trabacchi che succhia la tetta da latte di Michela Cescon e alcuni dialoghi vetero femministi circa la maternità tra lei e la Pandolfi. Amen. La Pandolfi aspetta 15 anni e un altro figlio per ritornare in montagna a farsi una scopata con Timi. (Gnam gnam!!) Solo ora ci rendiamo conto del passaggio di tempo. Non c'eravamo accorti di alcuni dettagli. All'inizio la Pandolfi arriva con una orrenda valigia di quella da socialismo reale: tutte di plastica rigida azzurra e acciaio, mente quando ritorna ha un trolley. Canticchia "Fotoromanza" della Nannini e parla con cordless antico. Sono questi i dettagli importanti che ci dovrebbero riportare indietro nel tempo? Al 1984? A che anno? Boh, non si capisce. Il film è di una miseria visiva incredibile. Neanche la bellezza della montagna viene valorizzata. Non riesce il nostro operatore a fotografarla decentemente. E' sempre tagliata in due e non si vede mai un vetta, tanto meno il cielo. La scopata è fotografata in maniera gelida, tutt'altro che gioiosa, e loro completamente nudi. Ma c'e n'era bisogno? Gli buttavi un lenzuolo, si capiva lo stesso, no? E' tutto tetro. Le case dei protagonisti e il rifugio sono di uno squallore raro. Ne' una tenda alle finestre, nè un tappeto. Tristissimo. La differenza tra il rifugio prima e dopo è che prima i tavoli sono di plastica con tovagliette di carta, poi ci sono le tovaglie. E poi gli attori: brutti e televisivamente piatti. Il torvo troglodita Timi, la orrenda Cescon con meschèes di ricrescita di due mesi, i baffoni anni 70 di Denis Fasolo, l'anoressica Pandolfi. Ma soprattutto che ci faceva in montagna per così tanto tempo senza il marito?
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[+] mah
(di andreadox)
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alexmolle
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venerdì 9 marzo 2012
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inguardabile!
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Un film che inizia lento e nel finale sembra non finire mai, sono rimasto in sala solo per rispetto dei soldi spesi e per sperare che ci sarebbe stato un colpo di scena magari, ma questo non c'è stato.
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pantarei80
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giovedì 8 marzo 2012
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la casa del film fu la mia casa
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Ho vissuto a Macugnaga ( paese dove ha girato il suo bellissimo film) per 25 anni.. i più belli ed anche i più dolorosi della mia vita sono trascorsi tra le mura della CASA del suo film ,signora Comencini, la ringrazio di avermi fatto rivivere forti emozioni guardando il suo film e quella casa dove batte ancora il cuore della mia famiglia che si è spezzato cambiando radicalmente le nostre vite..la mia vita..grazie
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lella sabadini
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mercoledì 22 febbraio 2012
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come si può " deridere" un film simile ?
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Bellisssimo, carico di emozioni, mai noioso, estremamente introspettivo pur senza dialoghi lunghi e complessi . Un tema difficile affrontato con coraggio.Penso che solo una donna e madre possa capire davvero quanta verità ci sia in quest'opera.La difficoltà nell'accettare la maternità si è oltremodo accentuata in un mondo dove le donne sono sempre più, mentrein un recente passato " coro" di sorelle, mamme , zie, cugine aiutavano con la loro esperienza a superare tante paure e insicurezze, Ben venga il parlarne, l'affrontare il tema come si sta facendo finalmente con dei libri ma anche con questo film.
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Bellisssimo, carico di emozioni, mai noioso, estremamente introspettivo pur senza dialoghi lunghi e complessi . Un tema difficile affrontato con coraggio.Penso che solo una donna e madre possa capire davvero quanta verità ci sia in quest'opera.La difficoltà nell'accettare la maternità si è oltremodo accentuata in un mondo dove le donne sono sempre più, mentrein un recente passato " coro" di sorelle, mamme , zie, cugine aiutavano con la loro esperienza a superare tante paure e insicurezze, Ben venga il parlarne, l'affrontare il tema come si sta facendo finalmente con dei libri ma anche con questo film.L' incontro che avviene dopo quindici anni non mi lascia così sorpresa, dovremmo tutti imaparare,quando si giudica un film , ad accettare che ognuno vive esperienze uniche che è sbagliato giudicare.Un rapporto sessuoale così intenso non e, per me fuori luogo : anzi riafferma il diritto della donna di essere madre ma anche amante appassionata. Ci sono incontri che magari si rimandano per anni ma che devono aver luogo perchè la vita vuole così. Solo a lui lei ha confessato il suo odio amore che è poi quello che Manfred prova per tutte le donne e questa esperienza speculare li unisce. Quando Timi dici alla Pandolfi " tu sei la mia donna " sa che non la potrà mai avere e che probabilmente una convivenza con lui sarebbe impossibile dato il suo carattere. Ma è la sua donna e la deve avere almeno per una volta anche se questo significherà ricordare e rimpiangere per tutta la vita....
Inutile parlare di verosimiglianza o meno : questo è la vicenda come ce la propone ,secondo me ottimamente, la Comencini perchè il mondo è pieno di storie ognuna con i suoi ritmi, i suoi tempi , le sue contraddizioni e il suo dolore... Intensa la figura della cognata che possiamo definire "archetipo della maternità" con l'indimenticabile scena del marito che succhia dal suo seno per facilitarle l'allattamento e che porterà ad una nuova gravidanza: un gesto d'amore a 360 gradi.
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marezia
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martedì 15 novembre 2011
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maria cristina nascosi sandri,
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troppe parole danno alla testa. Paola Cortellesi?
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dude1965
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lunedì 14 novembre 2011
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quando la notte
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Brava la regista che con alcune inquadrature ha saputo valorizzare al massimo la bravura degli attori che hanno trasmesso allo spettatore l'essenza pura del sentimento,
Un film capolavoro in tutta la sua interezza.
Sono uscita dal cinema arricchita e con la consapevolezza in più che le donne sono fragili, ma insieme ce la posso fare sempre.
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maria cristina nascosi sandri
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lunedì 14 novembre 2011
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quando la notte,un ‘affondo’ di cristina comencini
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Quando la notte,un ‘affondo’ totale di CRISTINA COMENCINI di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Sul filo delle discussioni pro e contro (ma anche dei fischi) che l’han reso uno dei tormentoni alla 68a Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è finalmente uscito sugli schermi ‘Quando la notte’, un ‘affondo’ totale di Cristina Comencini: suo il libro da cui è tratta la pellicola, rièdito da Feltrinelli per l’occasione, sua la sceneggiatura, scritta a quattro mani, con Doriana Leondeff, sua la regia, cioè la ‘maternità visiva’, un paradosso, poiché, scabrosamente (?) proprio di maternità dibattuta si parla in questo film inizialmente – non a caso in Italia, patria di mamme che nulla han da invidiare alla ydische mame, la esclusiva e possessiva mamma ebrea –Vietato ai minori di 14 anni, divieto, fortunatamente, sospeso quasi subito da parte della commissione governativa.
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Quando la notte,un ‘affondo’ totale di CRISTINA COMENCINI di Maria Cristina NASCOSI SANDRI
Sul filo delle discussioni pro e contro (ma anche dei fischi) che l’han reso uno dei tormentoni alla 68a Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è finalmente uscito sugli schermi ‘Quando la notte’, un ‘affondo’ totale di Cristina Comencini: suo il libro da cui è tratta la pellicola, rièdito da Feltrinelli per l’occasione, sua la sceneggiatura, scritta a quattro mani, con Doriana Leondeff, sua la regia, cioè la ‘maternità visiva’, un paradosso, poiché, scabrosamente (?) proprio di maternità dibattuta si parla in questo film inizialmente – non a caso in Italia, patria di mamme che nulla han da invidiare alla ydische mame, la esclusiva e possessiva mamma ebrea –Vietato ai minori di 14 anni, divieto, fortunatamente, sospeso quasi subito da parte della commissione governativa.
Da vera madre, dunque, strenuamente, la Comencini difende questo suo ‘ultimo figlio amatissimo’: lei, madre anche nella vita, riesce a perseguire, proponendolo in modo davvero interessante, ed a chiarire, almeno a se stessa, quanto la Maternità non sia per nulla uno stato spontaneo, innato della donna.
E lo fa accennando – come molti han presunto – e forse inconsciamente, come ha ammesso a Venezia in conferenza-stampa, a quanto può succedere nel quotidiano, stupendo quanto tremendo nel giro di pochi attimi, ad una madre sola col proprio bimbo, momenti di vita in cui amore assoluto ed odio assoluto son divisi da un velo talmente sottile che, a volte, si può rompere, creando la tragedia.
Ma non è possibilismo banale quello della Comencini, è realtà analizzata al micron come solo una donna, madre, moglie, eppoi tutti i ruoli che la società le impone a ritmo incontrollato, senza soluzione di continuità, senza aiuti, spesso, ancor meno comprensione, anzi condanna, può vivere.
“Non sei una buona madre – quante volte, ha dichiarato sempre a Venezia la Comencini – se lo sente dire una donna nella vita? Basta sbagliare l’ora della poppata o tardare il cambio di un pannolino. Ma a nessuno viene in mente di dire ad un uomo: Non sei un buon padre.
L’automatismo dei ruoli è da sempre imposto dalla società che sempre meno è disposta ad andare incontro alle donne, come ora che si sta alzando anche la loro età pensionabile senza rendersi conto che, finito il lavoro, a casa regolarmente iniziano il secondo, il terzo, quelli cui i servizi sociali – come in molti paesi d’Europa – non supportano mai”.
Un film difficile, controverso, ben interpretato da Filippo Timi e Paola Cortellesi che vivono una storia d’amore sofferta, certo, ma che insegnerà loro a meglio capire le contraddizioni e le sofferenze che han forgiato la loro esistenza, immersi in un paesaggio, uno scenario di montagna a tratti superbo, inquietante, forse fatto apposta per mettere l’individuo di fronte a se stesso.
MARIA CRISTINA NASCOSI SANDRI
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gianko
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domenica 6 novembre 2011
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la comencini divisa in due
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LA COMENCINI DIVISA IN DUE.
premesso che non ho ancora visto ilfilm trovo cmq molto strano cio che asserisce il recensore e cioè che la Comencini regista non abbia saputo tradurre la profondità della Comencini scrittrice, come se fossero due autori diversi.
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