Anno | 2010 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Paesi Bassi |
Regia di | Sophie Fiennes |
Tag | Da vedere 2010 |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 9 settembre 2010
La macchina da presa di Sophie Fiennes penetra lo studio di Anselm Kiefer a Barjac e incontra l'artista nel suo lavoro quotidiano Al Box Office Usa Over Your Cities Grass Will Grow ha incassato 44,3 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1993 Anselm Kiefer lascia la Germania per trasferirsi nella seteria abbandonata di La Ribaute, nei pressi di Barjac: 35 ettari di vecchi edifici industriali e atéliers che Kiefer stesso collega scavando dei tunnel. Figlia di un fotografo e di una scrittrice e pittrice, sorella, tra gli altri, di Ralph e Joseph Fiennes, con alle spalle studi di pittura in prima persona, Sophie Fiennes, che si sta facendo un'autostrada come documentarista spaziando tra arti e pensiero, danza e filosofia, carrella con la sua macchina da presa dentro il labirinto di Barjac alla scoperta delle profondità in cui scava l'artista e dell'eco che di quella profondità le sue opere rimandano ed amplificano.
Di Kiefer, allievo e amico di Beuys, artista tra i più quotati e controversi della scena contemporanea, la Fiennes mostra il lavoro in senso letterale e stratificato: vetro su terra su cenere su piombo su cemento, ma anche filosofia (Heidegger), storia e mito, che approdano nei suoi famosi libri di due o trecento kili, nei tableaux immensi, nelle torri di biblica memoria.
Lineare nella struttura, che prevede una cornice in cui le opere sono attraversate col solo commento di una musica stridente e drammatica e una parte centrale che invece lascia il posto al mestiere dell'artista, tra studio e biblioteca, il documentario manca di un'idea forte di regia o forse volontariamente evita di sovrapporre la propria a quelle già in mostra.
Prezioso e affascinante è invece il punto di vista privilegiato sulla fase della creazione, tutt'altro che solitaria, delle grandi opere. Kiefer si appoggia per esse alla forza fisica dei tanti manovali che lo aiutano, issando montacarichi o pilotando gru e scavatrici, al punto da risultare molto spesso gli artefici di prima mano delle pennellate, delle colate, degli assemblaggi, in uno scambio tra mente e braccio che interroga la definizione stessa di arte e di artista.
Creazione e distruzione vanno di pari passo, e così rabbia e bellezza, in queste visioni di straordinaria concretezza, dove l'umanità è assente, la Storia è già passata e l'ha rasa al suolo, perché -come dice la Bibbia- "Everything will be destroyed and Over your cities grass will grow . E l'erba sta già crescendo, al termine del film, attorno alle sculture che Kiefer lascia a Barjac, nel momento in cui è in partenza per una nuova occasione e un nuovo atélier, a Parigi.