Titolo originale | Gracie |
Anno | 2007 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | USA |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Davis Guggenheim |
Attori | Carly Schroeder, Elisabeth Shue, Dermot Mulroney, Andrew Shue, Jesse Lee Soffer Joshua Caras, Julia Garro, Christopher Shand, Karl Girolamo, Vasilios Mantagas, Donny Gray, Emma Bell, Hunter Schroeder, Trevor Heins, Josh Caras, Madison Arnold, John Doman. |
Uscita | venerdì 18 luglio 2008 |
Distribuzione | Moviemax |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,59 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 2 agosto 2011
La quindicenne Gracie Bowen decide di rincorrere il sogno del fratello appena morto in un incidente automobilistico: segnare il goal della vittoria nella sua squadra di calcio. In Italia al Box Office Il mio sogno più grande ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 452 mila euro e 78,3 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Gracie ha sedici anni, tre fratelli maschi e un padre che pensa solo al calcio. Quando il fratello Johnny, suo unico alleato in famiglia, muore improvvisamente in un incidente stradale, la ragazza decide di voler prendere il suo posto nella squadra di calcio del liceo e si sottopone ad un duro allenamento, osteggiata da tutti, in casa e fuori.
Il mio sogno più grande si basa su fatti realmente accaduti all'attrice Elisabeth Shue (qui nel ruolo della madre di Gracie) e a suo fratello Andrew, co-interprete e produttore; nasce dunque sulla spinta di una forte determinazione e di questa determinazione tratta, affidandosi alla grinta della giovane Carly Schroeder.
L'interpretazione degli attori è il punto di luce del film, poiché supera e riscatta i limiti della sceneggiatura rendendola guardabile, ma quando la prima sequenza fa già prevedere il finale, il problema non è da poco. Percorrendo una strada standard e lineare, qui si mira solo a raggiungere il "goal" e si perde completamente di vista la dinamica del gioco e lo spettacolo dovuto. Nessuno sforzo nell'intreccio, ma nemmeno il coraggio di far esplodere in superficie i confronti tra i personaggi della famiglia, che sono quanto di meglio il film riesce a far intuire.
Nella sua personalissima elaborazione del lutto, prendendo il posto del fratello per avere l'attenzione che non ha mai avuto, Gracie non aiuta solo se stessa ma dà un motivo per continuare a vivere al padre e, facendosi problema, tiene unita la famiglia nel momento in cui la disintegrazione è pericolosamente prossima. Se gli attori non ci mettessero del loro, in particolare "papà" Mulroney, tutto ciò si risolverebbe in qualche battuta scandita senza sottotesti, come un comunicato stampa, e nel doloroso (per gli spettatori) slogan, per cui basta volerla intensamente e ogni cosa diventa possibile.
Nel pieno rispetto di una storia che probabilmente ha avuto per i suoi autori il significato necessario e terapeutico che ha per la protagonista della finzione, resta il fatto che la pellicola di Davis Guggenheim (marito della Shue), malauguratamente sceneggiata da due donne (Lisa Marie Petersen e Karen Janszen), butta alle ortiche decenni di femminismo. Se in Sognando Beckham il calcio era la metafora che celava la vera posta in palio, cioè l'integrazione, qui si corre terra terra, senza un salto né una rovesciata (di senso) e l'ambientazione fine anni Settanta non è di scusa.
Gracie lotta con tutte le sue forze per prendere il posto di un uomo, venir trattata in tutto e per tutto come un uomo, imparare a prenderle e a darle (!), e mai nessuno, mentre il copione si avvia verso il suo (troppo) naturale epilogo, si sogna di sottolineare che il suo essere donna fa la differenza, oltre che il film.
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Gracie ammira tantissimo suo fratello maggiore che ha un anno in più di lei...lui gioca nella squadra maschile di calcio della scuola, e nella finale, solo per un soffio gli sfugge la vittoria a causa di un rigore sbagliato. Ma il destino è in agguato, e un terribile incidente se lo porterà via con sè nel viaggio di ritorno a casa! Il dramma familiare si consumerà [...] Vai alla recensione »
Dopo aver visto "Sognando Beckham", "Il mio sogno più grande" lo può ricordare vagamente... Ma solo vagamente. Sono molti i punti deboli di un film che risulta, tutto sommato, gradevole.
Prima di diventare un'attrice riconosciuta in tutto il mondo con una nomination all'Oscar e un Golden Globe all'attivo, Elisabeth Shue era una ragazzina in tenuta sportiva che giocava a calcio con la maglia numero sette. Cresciuta in una famiglia dominata dai maschi - era l'unica femmina dei fratelli Shue, William, Andrew e John - la piccola Lisa è presto diventata una promessa del calcio, salvo poi abbandonarlo per intraprendere la carriera di attrice.
Lo sapevate che i fratelli Shue erano dei calci-attori? Andrew, il Billy di Melrose Place ed Elizabeth che fece girare la testa a tutti noi (e a Tom Cruise) da Cocktail in poi, vengono da una famiglia malata di soccer: papà ex campione, Elizabeth ha spopolato in squadre maschili come ala destra per anni, Andrew ha giocato in Africa e nei LA Galaxy. Il mio sogno più grande (Gracie in originale) è la [...] Vai alla recensione »
Ci sono dei film in cui non basta la sola proiezione di quei 90 minuti o più che sono stampati su pellicola. Il mio sogno più grande (titolo non troppo originale ma più adatto rispetto all'anonimo e originale Gracie ) è una storia come sul grande schermo ce ne sono tante: un riscatto, una vendetta contro il destino infame, una catarsi attraverso lo sport.
Una partita di calcio raccontata dagli americani ha il sapore un po' artificiale di una pizza surgelata. Nonostante il limite di natura culturale, si respira ne Il mio sogno più grande una vena sincera: quella dei fratelli Shue (Elizabeth ed Andrew attore, autore del soggetto e produttore con la sorella), intenti a celebrare qui la memoria dei maggiore Will, scomparso nel '98.
Il mio sogno più grande è un film costruito come una Matrioska: nasce da una storia di famiglia e dentro ci trovi una storia di famiglia che, con i cambiamenti del caso, è la stessa. Cominciamo dal contenitore, la Matrioska grande. Alla metà degli anni Settanta, nel New Jersey, l'attrice Elisabeth Shue, Oscar per Via da Las Vegas, è un'adolescente che piuttosto che pensare ai ragazzi preferisce tirar [...] Vai alla recensione »
I film sul calcio sono sempre un po' rischiosi, soprattutto quelli che, più che spettacolarizzare le imprese di una squadra o le gesta di un fuoriclasse, hanno l'obiettivo di raccontare una passione, la dedizione totale a uno sport, o quel mix di sogni, aspirazioni, delusioni e frustrazioni. «Il mio sogno più grande», per esempio, è tutto questo e non aggiunge molto ad altri prodotti che hanno lavorato [...] Vai alla recensione »