pilecchia
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lunedì 13 novembre 2006
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insignificante
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Decisamente insignificante, un noir poco coinvolgente con una colonna sonora pessima. Per ricordare determinate atmosfere non basta mettere una sigaretta in bocca ad ogni attore in ogni momento del film. Non decolla mai, non mi aspettavo granchè purtroppo non sono stato smentito.
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sabrina
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martedì 24 ottobre 2006
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ma che combini brian?
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Quante volte avete visto Gli intoccabili? Che fine ha fatto quella vena artistica? Basta ricordare la scena della carrozzina sulle scale...inimitabile e piena di suspence...E Mission Impossibile? E Scarface? Quello è il vero Brian De Palma che si racconta nella scelta di una semplice inquadratura, nel taglio di una sequenza o nella scelta del piano. The Black Dahlia è composto da un cast sicuramente valido, da una Scarlett Johansson apassionante e intrigante, piena di mistero, una Hilary Swank post premio Oscar che migliora di film in film(anche se la scelta della attrice stessa non è delle migliori) e Josh Hartnett che circondato da professionisti ha finalmente dato il meglio di se..ma parliamo di interpretazioni non di film, non di storia, di trama.
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Quante volte avete visto Gli intoccabili? Che fine ha fatto quella vena artistica? Basta ricordare la scena della carrozzina sulle scale...inimitabile e piena di suspence...E Mission Impossibile? E Scarface? Quello è il vero Brian De Palma che si racconta nella scelta di una semplice inquadratura, nel taglio di una sequenza o nella scelta del piano. The Black Dahlia è composto da un cast sicuramente valido, da una Scarlett Johansson apassionante e intrigante, piena di mistero, una Hilary Swank post premio Oscar che migliora di film in film(anche se la scelta della attrice stessa non è delle migliori) e Josh Hartnett che circondato da professionisti ha finalmente dato il meglio di se..ma parliamo di interpretazioni non di film, non di storia, di trama. Sono rimasta delusa da questo; più che di un triller si è trattato di un mezzo porno mischiato con dell'horror sicuramente travisato dal libro che ha fatto da base alla sceneggiatura. Il Brian De Palma di tutti i tempi, la sua vena artistica non è emersa. L'unico punto a favore mi sento di darlo alla magica interpretazione di Mia Kirshner, alla sua capacità di adattarsi a qualsiasi interpretazione, a qualsiasi ruolo, a qualsiasi epoca in cui immergere se stessa e il pubblico che la guarda.
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bellezzalmare
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sabato 21 ottobre 2006
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"vieni dentro..."
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La battuta finale quale dimensione dello spessore del film: che banale americanata. Non bastava un caso mai risolto. No. È stato necessario, a rendere ridicola la situazione, un routilare di intrighi, fatti e misfatti, attuati e non, tale per cui la signora Christie e il signor Simenon avrebbero preferito fare la fine di Betty Short piuttosto che assistere a un circo del genere.
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miulan
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sabato 21 ottobre 2006
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ognuno ha il suo lato oscuro
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Lee Blanchard e Bucky Bleichert sono 2 poliziotti della Los Angeles fine anni '40. 2 ex pugili che finiscono per l'avorare nella polizia.Inizialmente si pongono come grandi combattenti e grandi uomini(dal punto di vista morale) successivamente emergono i loro lati oscuri: da un lato sono ossessionati dalla bionda Kay(S.Johansson) e dal passato di lei, che porta non poche conseguenze nel presente dei due poliziotti, e dall'altro c'è Betty Ann Short, la Dahlia Nera, prostituta assassinata e mutilata e che fa parte del caso cui i due stanno lavorando. A questo si aggiunge un inquetante somiglianza che ha Betty con Madeleine Linscott(Hilary Swank).
Ini partenza il film si presenta difficile da seguire, ci sono troppi nomi e non si capisce i legami tra di loro, nella seconda parte il film diventa più scorrevole con omicidi inaspettati e assassini insospettabili.
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Lee Blanchard e Bucky Bleichert sono 2 poliziotti della Los Angeles fine anni '40. 2 ex pugili che finiscono per l'avorare nella polizia.Inizialmente si pongono come grandi combattenti e grandi uomini(dal punto di vista morale) successivamente emergono i loro lati oscuri: da un lato sono ossessionati dalla bionda Kay(S.Johansson) e dal passato di lei, che porta non poche conseguenze nel presente dei due poliziotti, e dall'altro c'è Betty Ann Short, la Dahlia Nera, prostituta assassinata e mutilata e che fa parte del caso cui i due stanno lavorando. A questo si aggiunge un inquetante somiglianza che ha Betty con Madeleine Linscott(Hilary Swank).
Ini partenza il film si presenta difficile da seguire, ci sono troppi nomi e non si capisce i legami tra di loro, nella seconda parte il film diventa più scorrevole con omicidi inaspettati e assassini insospettabili.
The_black_dahlia Il cast è davvero notevole con S.Johanson brava come al solito, Hilary Swank sensuale, diabolica e femminile è quasi l'opposto di "Million dollar baby" dove era un ingenuo maschiaccio tutto muscoli.
Aaron Eckhart che interpreta il poliziotto Lee, è molto bravo a interpretare il poliziotto con un passato oscuro ed un presente ancora più inquetante, con segreti che emergeranno solo dopo la sua fine ed anche Josh Hartnett che interpreta il giovane ragazzo poliziotto, ingenuo ed usato un pò da tutti non riesce male nel suo ruolo.
Ssonoreannfalchisrachele1d Il film comunque si mantiene sulla mediocrità: c'è qualcosa che non funziona, forse la prima parte tropppo lenta, perdipiù piena di scene che creano solo confusione nello spettatore ed un finale forse mal spiegato.
Per chi è un appassionato di cinema il film avrà comunque degli aspetti realizzati in modo eccellente, sto parlando delle scenografie che sono eccezionali, per non parlare delle automobili anni '40 davvero impeccabili, e poi ci sono le acconciature(come quella di S. Johanson che ricorda tanto Marilyn Monroe) e quel trucco a labbra rosse fuoco o i vestiti con i pantaloni a vita alta, il golfino della nonna e i muntandoni e i reggiseni a punta che sono stati ben studiati e realizzati. Ma forse queste attenzioni estetiche del film sono andate a discapito su qualche altro aspetto cinematografico.
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piett
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venerdì 20 ottobre 2006
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de palma si perde nella storia
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Da De Palma uno si aspetta un film alla De Palma.
Eppure questo è un film mediocre e come se ne vedono ogni minuto.
Peccato perchè De Palma aveva tutto a disposizione per rearne un Capolavoro,eppure fallisce per più motivi:
-Il cast è molto deludente:la Johansson è una bambolina che si muove male nella parte;Hartnett non va oltre l'interpretazione appena sufficente(forse per lui è ancora presto dargli ruoli omplessi come questo,eppure in Slevin mi aveva piacevolmente convinto del suo talento);Eckhart non si può vedere i quanto sembra la caricatura el personaggio;l'unica che si salva è la Swank che col suo talento da star tiene bene la sua parte senza però fare nulla di particolare.
-la storia del libro (molto bello) viene riadattata malissimo ed è proprio nella sceneggiatura che il film si perde di più.
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Da De Palma uno si aspetta un film alla De Palma.
Eppure questo è un film mediocre e come se ne vedono ogni minuto.
Peccato perchè De Palma aveva tutto a disposizione per rearne un Capolavoro,eppure fallisce per più motivi:
-Il cast è molto deludente:la Johansson è una bambolina che si muove male nella parte;Hartnett non va oltre l'interpretazione appena sufficente(forse per lui è ancora presto dargli ruoli omplessi come questo,eppure in Slevin mi aveva piacevolmente convinto del suo talento);Eckhart non si può vedere i quanto sembra la caricatura el personaggio;l'unica che si salva è la Swank che col suo talento da star tiene bene la sua parte senza però fare nulla di particolare.
-la storia del libro (molto bello) viene riadattata malissimo ed è proprio nella sceneggiatura che il film si perde di più.
Insomma il risultato è una grande delusione e l'ennesima caduta i un regista ch un tempo onfezionò Capolavori di assoluto prestigio
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crownofthelost
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mercoledì 18 ottobre 2006
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marzia gandolfi - black dahlia
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Mi rivolgo all'autrice del pezzo sul film "the black dahlia". Confidenzialmente provo a darle del tu. L'articolo potrebbe anche commentarsi da solo. Qualche notazione e due domande.
Tra le inesattezze e le citazioni a sproposito spicca con vivido orrore un'affermazione che le racchiude entrambe. Che passi pure "aaron eckhart come rhett butler"(!!!) giusto perchè la libertà di pensiero rientra nella carta dei diritti dell'uomo e va promossa e tutelata. Ma quando promuovi l'avventuriero di "via col vento" al grado di "capitano", lasciamelo dire...mi fai proprio venire la pelle d'oca.
E se riesci, facci la cortesia di sostituire le parole "inserto" o "inserzione" con la più consona "citazione".
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Mi rivolgo all'autrice del pezzo sul film "the black dahlia". Confidenzialmente provo a darle del tu. L'articolo potrebbe anche commentarsi da solo. Qualche notazione e due domande.
Tra le inesattezze e le citazioni a sproposito spicca con vivido orrore un'affermazione che le racchiude entrambe. Che passi pure "aaron eckhart come rhett butler"(!!!) giusto perchè la libertà di pensiero rientra nella carta dei diritti dell'uomo e va promossa e tutelata. Ma quando promuovi l'avventuriero di "via col vento" al grado di "capitano", lasciamelo dire...mi fai proprio venire la pelle d'oca.
E se riesci, facci la cortesia di sostituire le parole "inserto" o "inserzione" con la più consona "citazione". Ma scrivi di un film o recensisci "Secondamano"?! E soprattutto: mica ti pagano?
ps. sembra che "farinotti", il dizionario, abbia perso (semmai l'abbia avuta) qualsiasi credibilità critica al punto tale che da qualche anno sulle copertine accanto al nome del critico compare quell'orrenda dicitura "dalla parte del pubblico". Cosa voglia significare rimane un mistero...un po'come i buchi neri. Sopperire la scarsa qualità dei contenuti con una barbina strategia di marketing è quanto di più inappropriato se l'obiettivo è rabberciarsi uno spazio sul mercato monopolizzato dai giganti "mereghetti" e "morandini". A'Farinoo'! Puoi anche sbatterci bombolo o la fenech in copertina, resta il fatto che a vanzinari, casilinghe "fictionare" e blockbuster-dipendenti non "gliene po'fregà de meno" della critica cinematografica. I cinefili optano per soluzioni più "valide"(i già citati morandini e mereghetti). E il pubblico del "farinotti"?? Senza consultare bilanci, è sufficiente recarsi nella prima libreria sotto casa. Dicevo il pubblico? Sono i tarli sugli scaffali della fnac.
pps. vi farebbe poco onore non pubblicare il commento.
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emma
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domenica 15 ottobre 2006
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avevo ragione a non volerci andare
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eccessivo, truculento e sconclusionato, finale penoso!
Proprio non lo consiglio
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bobtheheat
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sabato 14 ottobre 2006
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dov'e' finito il cuore e lo stile di de palma?
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Atteso spasmodicamente, forte di una campagna di promozione imponente "Black Dahlia" e' un film che (purtroppo) ha molti punti in comune con l'ultimo Scorsese, quello di " The Aviator" per intenderci.(E speriamo non anche con quello di Departed...). E' un noir patinato, molto curato sotto il punto di vista della ricostruzione degli ambienti (non a caso le scenografie sono sempre di quello straordinario "artigiano" chiamato Dante Ferretti) e dei costumi. Ha una direzione della fotografia che vira all'ocra senza dubbio stupenda, merito di quel mostro di bravura che rispondeal nome di Vilmos Zsigmond. Ma come " The Aviator" e' anche un film stucchevole, troppo cerebrale e troppo poco viscerale,freddo, girato con professionalita' ma purtroppo non con la dovuta maestria.
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Atteso spasmodicamente, forte di una campagna di promozione imponente "Black Dahlia" e' un film che (purtroppo) ha molti punti in comune con l'ultimo Scorsese, quello di " The Aviator" per intenderci.(E speriamo non anche con quello di Departed...). E' un noir patinato, molto curato sotto il punto di vista della ricostruzione degli ambienti (non a caso le scenografie sono sempre di quello straordinario "artigiano" chiamato Dante Ferretti) e dei costumi. Ha una direzione della fotografia che vira all'ocra senza dubbio stupenda, merito di quel mostro di bravura che rispondeal nome di Vilmos Zsigmond. Ma come " The Aviator" e' anche un film stucchevole, troppo cerebrale e troppo poco viscerale,freddo, girato con professionalita' ma purtroppo non con la dovuta maestria. Un film soprattutto molto poco personale,tanto e' privo o quasi (a parte un incantevole dolly capace di illustrare contemporaneamente due cruciali sequenze) di quei guizzi, di quelle immagini emozionanti e di quei virtuosismi tipici dello stile del regista.(Tanto per essere chiari, dove sono i mirabili piani sequenza "alla De Palma"?)Alla non ruscita di "Black Dahlia"concorre poi un'adattamento del romanzo di James Ellroy poco convincente, incapace di sfruttare al meglio gli intrighi e le personalita' multiple di molti dei suoi protagonisti. La sceneggiatura e' farriginosa e molto faticosa da seguire, qualitativamente al di sotto di quella di "L.A. Confidential", film (sempre tratto da Ellroy) per altro gia' osannato al di la' dei suoi meriti dalla critica. Quest'ultimo pero' traeva indubbiamente una gran forza dalla prova del suo notevole cast. Qui invece, mi dispiace dirlo, ma le cose non vanno altrattanto bene. Sicuramente, e la presentazione alla prima al Festival di Venezia ne e' la riprova, si e' puntato troppo ed erroneamente sul richiamo mediatico della bizzosa Scarlett Johansson, che splendente in film contemporanei come "Lost in Translation" e "Match Point" , appare inadatta a calarsi nelle atmosfere anni '40 e priva o quasi di vero fascino. I suoi costumi (con quei golfini che rimandano chiaramente alla "femme fatale" Lana Turner) e il suo make-up, finiscono anzi per penalizzarla. E anche di molto. Hartnett, troppo giovane, e' anche lui fuori parte, mentre Eckhart funziona solo all'inizio. Molto meglio la dark leady bisex interpretata con grinta da Hilary Swank. Soprendente e ipnotica e'invece Mia Kirshner nel ruolo della fragile e sfortunata vittima. I momenti che la ritraggono (quelli del provino, in un abbagliante bianco nero) sono i piu' riusciti del film. "Black Dahlia" e' in conclusione un film deludente e assai noioso, l'ennesima occasione mancata e sprecata in questi ultimi dieci anni dal mio amatissimo De Palma. Poteva essere uno dei film dell'anno, Doveva esserlo. Ma sinceramente e onestamente non lo e'. A meno che qualcuno non sia un fan cosi' sfegatato da gridare anche in questo caso ...capolavoro! Ma allora del fenomenale e palpitante "Carlito's way", cosa dovremmo dire?U
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kiarame85
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venerdì 13 ottobre 2006
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la dahlia..1 pò troppo complicata...
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LA DAHLIA NERA è IL CLASSICO FILM CHE NECESSITA DI UNA SECONDA VISIONE PER ESSERE REALMENTE APPREZZATO.I TROPPI PERSONAGGI E L'ABBONDANZA DI NOMI CHE COMPAIONO NELLA STORIA DISORIENTANO LO SPETTATORE CHE ATTENDE CON ANSIA LA FINE PER RIUSCIRE A CAPIRE QUALCOSA.NULLA DA RIDIRE SULLA REGIA CHE COME AL SOLITOè SUBLIME.DE PALMA RIESCE A TRASPORTARCI NELLE IMMAGINI CON LE SUE VIVIDE INQUADRATURE( MITICA LA CITAZIONE DE GLI INTOCCABILI CON LA CADUTA DEL TENETE LEE E IL SUO AGUZZINO DALL'ATTICO DEL PALAZZO ).OTTIMA LA SELTA DEGLI ATTORI,COMPLIMENTI A SCARLETT...ORMAI PERFETTA PER I RUOLI DA SEDUTTRICE!!!
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maurizio crispi
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venerdì 13 ottobre 2006
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gli antieroi di ellroy tra amore e morte
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I romanzi di Ellroy sono difficili da rendere cinematograficamente. Ciò è stato evidente già con il caso di "L.A. Confidential". I romanzi della tetralogia della Los Angeles degli anni '50 compongono un grande affresco irto di personaggi, tra i quali non è sempre semplice orientarsi: la maggior parte dei personaggi quasi mai vengono descritti; piuttosto agiscono, comunicando in maniera scarna e asciutta, essenziale. E sono tutti degli antieroi: quello che propone Ellroy è un universo cupo in cui non vi sono buoni e da cui, il più delle volte, non v'è riscatto. Ciascuno dei personaggi ha qualche turpitudine da nascondere, ciascuno ha dei fantasmi nell'armadio, e il suo modo di procedere nella vita non è certamente limpido.
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I romanzi di Ellroy sono difficili da rendere cinematograficamente. Ciò è stato evidente già con il caso di "L.A. Confidential". I romanzi della tetralogia della Los Angeles degli anni '50 compongono un grande affresco irto di personaggi, tra i quali non è sempre semplice orientarsi: la maggior parte dei personaggi quasi mai vengono descritti; piuttosto agiscono, comunicando in maniera scarna e asciutta, essenziale. E sono tutti degli antieroi: quello che propone Ellroy è un universo cupo in cui non vi sono buoni e da cui, il più delle volte, non v'è riscatto. Ciascuno dei personaggi ha qualche turpitudine da nascondere, ciascuno ha dei fantasmi nell'armadio, e il suo modo di procedere nella vita non è certamente limpido. Il caso vero della Black Dahlia ha intrigato parecchio Ellroy e non a caso è stato lo spunto che lo ha spinto a lanciarsi nella sua prima prova narrativa di grande respiro, riversandovi dentro la sua grande ossessione irrisolta a partire dall'uccisione della propria madre in circostanze misteriose che mai vennero chiarite. Da questo evento forse l'elaborazione d'una rappresentazione del mondo così cupa: la Los Angeles degli anni '50 e quella di alcuni decenni dopo (teatro di una serie di romanzi, successiva) appare come una sorta di girone infernale dove i tutori della legge sono anch'essi direttamente implicati nel "Male". La visione di Brian de Palma parrebbe molto più edulcorata e mite. Nell'universo proposto dal regista, sì, ci sono i delinquenti, sì, ci sono gli stupratori e gli assassini, ma sembra che lo spartiacque tra i "buoni" e i "cattivi" sia ancora piuttosto definito e netto. C'è qualche "deviazione", qualche incursione nel mondo della follia e della malvagità; qualcuno ha dei fantasmi nell'armadio e può anche lasciarci le penne, ma ci sono dei personaggi che riescono a "salvarsi" in qualche misura, pur se in maniera non facile e tormentata (e, in ogni caso, dopo un'immersione nel "male", dopo averne distillato per un po' il succo). Dall'altro lato, Brian de Palma sembra denunciare che la follia e la perversione s'annidano nelle pieghe della migliore società e che è là che allignano la corruzione e la fonte delle peggiori nefandezze. Mi sembra che, a differenza di quanto è negli intendimenti e nella poetica di Ellroy, Brian de Palma introduca questa "forzatura" che poi porta ad una sorta di divisione netta tra i corrotti e i "salvabili". Detto questo, m'è parso che la ricostruzione che de Palma fa della Los Angeles di quegli anni sia fortemente estetizzante, bene architettata anche se forse un po' troppo "leccata" nei dettagli, ma comunque godibile. C'è tuttavia ben poco, se non in forma di concessioni superficiali ed epidermiche, della visione cupa di Ellroy.
L'intreccio originario del resto è difficilmente trasponibile, ma del resto anche le trame di Ellroy sono complesse e, quando si legge, non è cosa semplice tenere a mente tutti i dettagli. Quindi, non dev'essere stata cosa semplice riprodurre la trama nella sua complessità o renderla del tutto coerente lasciando impliciti alcuni passaggi. Le incoerenze si possono perdornare: il film si segue e, nel complesso, alla fine le sensazioni che rimangono sono positive.
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