Titolo originale | Ji-goo-leul Ji-kyeo-la |
Anno | 2003 |
Genere | Fantascienza |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 118 minuti |
Regia di | Joon-Hwan Jang |
Attori | Shin Ha-kyun, Baek Yun-shik, Jeong-min Hwang, Jae-yong Lee, Ju-hyeon Lee, Ju-bong Gi . |
Tag | Da vedere 2003 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 9 maggio 2011
Una commedia "aliena" tutta da ridere, diretta dal regista Joon-Hwan Jang.
CONSIGLIATO SÌ
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Lee Byung-goo ha avuto in sorte una vita terribile. Convinto che la madre sia oggetto di esperimenti alieni, rapisce il CEO della Yuje Chemical, convinto di poter così sventare un complotto per distruggere l'umanità. Ma uno stralunato detective sembra poter ricomporre le tessere dello stranissimo puzzle.
La faccenda più terribile di Salvate il pianeta verde riguarda l'inevitabile immedesimazione. È possibile provare empatia verso uno piscopatico torturatore? Le giustificazioni del caso - fantascientifiche o meno che siano - possono condurre a un simile transfert emotivo? Il dubbio morale si insinua insieme alla consapevolezza di assistere a qualcosa di cinematograficamente unico, capace di instillare questo dubbio: il cinema coreano, quando è spavaldo e privo di steccati morali che appaiono obsoleti come lampade a olio, non si ferma di fronte a nulla. Cocktail di generi esplosivo (thriller, commedia, poliziesco, fantascienza) che Joon-Hwan Jang miscela infischiandosene altamente dei canoni della narrazione, Salvate il pianeta verde è paradigmatico di tutto ciò che è altro da noi ma così terribile e affascinante nel cinema dell'Estremo Oriente.
Solo così è possibile non solo perdonare, ma finanche apprezzare l'ingenuo e sfacciato richiamo 2001 Odissea nello spazio o quello più ricercato a Essi vivono di Carpenter, emblema del senso di rivincita dei frustrati e degli sconfitti dalla vita, capaci di vedere (o immaginare?) alieni dove gli altri vedono solo degli umani, per dare un senso, una parvenza di giustificazione, a tanta vana crudeltà. Lee Byung-goo è il più assurdo e disgustoso degli eroi, ma non si può fare a meno di provare pietà per un simile figlio reietto di una società esasperatamente darwiniana. Gli eccessi, i capitomboli e le inversioni a U di Salvate il pianeta verde rientrano così funzionali, quasi inevitabili, allo svolgimento di un assurdo zibaldone di generi e citazioni, sospeso tra truculenza e sublime, come una ragazza goffa e cicciotta che cammina su un filo. E inevitabilmente cade giù.