Mouchette - Tutta la vita in una notte

Film 1967 | Drammatico, +16 80 min.

Titolo originaleMouchette
Anno1967
GenereDrammatico,
ProduzioneFrancia
Durata80 minuti
Regia diRobert Bresson
AttoriJean-Claude Guilbert, Nadine Nortier, Paul Hebert, Jean Vimenet, Suzanne Huguenin .
Uscitalunedì 2 maggio 2016
TagDa vedere 1967
DistribuzioneCineteca di Bologna
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Robert Bresson. Un film Da vedere 1967 con Jean-Claude Guilbert, Nadine Nortier, Paul Hebert, Jean Vimenet, Suzanne Huguenin. Titolo originale: Mouchette. Genere Drammatico, - Francia, 1967, durata 80 minuti. Uscita cinema lunedì 2 maggio 2016 distribuito da Cineteca di Bologna. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 2 maggio 2016

Una quattordicenne che nessuno ama incontra per caso, durante un furioso temporale, un bracconiere. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento,

Consigliato sì!
3,50/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO 3,50
CONSIGLIATO SÌ
Un personaggio che conferma la visione del mondo del regista.
Recensione di Giancarlo Zappoli
Recensione di Giancarlo Zappoli

Mouchette è un'adolescente che vive in un paesino della Provenza in una situazione decisamente disagiata. Il padre e il fratello maggiore fanno attività di contrabbando mentre lei, oltre a frequentare la scuola dove viene maltrattata dall'insegnante di canto, deve occuparsi della madre gravemente ammalata e del fratellino nato da poco. Dinanzi a lei si apre solo un piccolo spiraglio di speranza nel poco tempo trascorso al Luna Park ma ripiomberà nel dolore quando incontrerà un cacciatore di frodo sofferente di epilessia che si rivelerà decisamente infido.
Girato subito dopo Au hasard Balthazar questo film ne rappresenta in qualche misura l'ideale prosecuzione. In questa occasione l'ispirazione è strettamente letteraria. Bresson infatti adatta per lo schermo (sarebbe meglio dire fa suo) il romanzo di Bernanos "Nouvelle histoire de Mouchette". I due autori sono entrambi di matrice cattolica ma questa è uno dei pochi elementi che li uniscono. Bresson aveva già realizzato un film ispirandosi a un romanzo dello scrittore (Diario di un curato di campagna) ma non ne condivideva né gusti né ideali affermando però: "Siamo ambedue cristiani, questo è già una comunione di interessi, un affinità elettiva. Ma ciò che mi attrae maggiormente in Bernanos è l'assoluta mancanza, nei suoi romanzi, di psicologismo letterario. Il cinema non deve infatti, secondo me, esprimersi con le parole ma deve trapelare attraverso le immagini. Ci sono poi, in Bernanos, certe ottiche, certe prospettive, per quel che riguarda il soprannaturale, che sono sublimi".
In Mouchette Bresson trova un personaggio che conferma la sua visione del mondo e sul quale può intervenire allontanandosi dalla struttura narrativa di Bernanos, che interviene spesso commentando quanto accade alla protagonista, per dedicarsi invece totalmente a mostrare i fatti. Incorniciando però l'intera fase della vicenda terrena di Mouchette all'interno di una prospettiva di morte. Come i volatili presi in trappola dai bracconieri all'inizio del film così la ragazzina è intrappolata in un'esistenza di fatta di deprivazione e come per le lepri nelle immagini che precedono il finale, il suo breve percorso esistenziale si indirizza verso un esito tragico. C'è un legame profondo tra Baltazhar e Mouchette ma anche tra lei e la Marie di quel film. Con in aggiunta, se possibile, una maggiore sfiducia nei confronti del contesto sociale in cui nessuno è capace di uscire da se stesso per incontrare davvero l'altro se non per 'farne uso' con le finalità più diverse. Anche chi offre qualcosa di gratuito finisce poi con il giudicare e condannare, prima in silenzio e poi ad alta voce. Nessuno si salva, neppure i più giovani. Se nel romanzo i due ragazzini che dileggiavano Mouchette ogni volta che la vedevano passare tacciono dopo che hanno saputo di un fatto grave che le è accaduto, in Bresson continuano nella loro derisione.
Dove sta allora la dimensione cristiana del regista? Forse la si può condensare in questa sua dichiarazione: "La morte la vedo non come fine ma come principio, l'inizio di una nuova vita nella quale si potrà trovare la rivelazione di quell'amore sulla Terra appena intravisto. E a questo punto subentra il concetto di Dio".

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Francesco Rufo
venerdì 10 luglio 2009

Mouchette è una parabola sul contrasto tra la violenza, la corruzione, il Male ineluttabile del mondo (degli adulti), e l’innocenza di una creatura pura, Mouchette (e dei ragazzi). Mouchette è una vittima sacrificale, la dimostrazione di come il Male possa distruggere l’innocenza. Per Bresson, il suicidio di Mouchette non è una fine, ma un principio, un’attrattiva per il Cielo, per la Grazia. L’autore segue la via del giansenismo, secondo cui «la Grazia è un dono speciale, imprevedibile, non per tutti: bisogna sapere sia come riconoscerla che come riceverla. Non è sufficiente che la Grazia sia presente, l’uomo deve scegliere di accoglierla. L’uomo deve scegliere ciò per cui è stato predestinato» (P. Schrader). Bresson distingue fra il teatro fotografato o CINEMA (i film che riproducono) e il cinematografo (i film che creano). Per Bresson, i film devono creare, rivelare la verità, l’essenza, lo Spirito, attraverso lo svuotamento della rappresentazione: la scrittura del cinematografo sostituisce la rappresentazione del CINEMA. Il cinematografo non riproduce il già noto del verosimile, ma rivela il mistero nascosto nel noto, connette una radicale esteriorità alla più profonda interiorità (non psicologica ma spirituale), attraverso un realismo divinatorio, la frammentazione dello spazio, l’iterazione delle situazioni, la frontalità di volti iconici (come nell’arte bizantina). Bresson sostituisce il pieno con il frammento, il definito con l’indefinito, il già noto con il segreto. Nel non-umano che è nell’uomo, Bresson trova la Grazia dell’umano, la verità che può essere rivelata nell’interstizio tra un’immagine e l’altra. Tra personaggio (il soggettivo) e regista (l’oggettivo) si crea una pratica di intercessione: il personaggio permette al regista di esprimere la propria visione, e viceversa. Il soggettivo e l’oggettivo si concatenano, diventano indiscernibili. Il personaggio «si illumina della mia luce e io della sua. C’è uno scambio, un’osmosi. Sono due che si fondono» (Bresson). Il punto di vista della cinepresa non si identifica con quello del personaggio e non ne è al di fuori: è con il personaggio, al suo fianco, incarna un Altrove assoluto.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 29 gennaio 2011
G. Romagna

Mouchette è una povera ragazzina di quattordici anni senza amici, con un padre autoritario ed assente, una madre morente ed un fratellino piccolo da accudire. Una notte si ritrova nel bosco durante una tempesta, e viene accolta nella propria capanna da un cacciatore ubriaco che crede di aver ucciso un guardiacaccia durante una lite. I due si accordano su come montare una storia per scagionare l'uomo, [...] Vai alla recensione »

martedì 22 dicembre 2020
figliounico

 E’ un film scarno, icastico, in cui i dialoghi sono ridotti all’osso, la scenografia è fatta di poche cose, il bancone di un bar, l’interno di una bottega o di una povera casa, i personaggi sono quasi sempre taciturni, la loro gestualità è minima, l’espressione dei loro visi è essenziale. La rabbia, la gioia, i sentimenti sono un lusso per [...] Vai alla recensione »

venerdì 2 novembre 2018
stefano capasso

Mouchette è una ragazza adolescente che vive in un paesino di campagna in condizioni di estremo disagio. La madre, che ha appena partorito, è in gravi condizioni di salute, padre e fratello svolgono operazioni e la gestione della casa e del piccolo ricadono sulle spalle della giovane ragazza. Mouchette ha un rapporto conflittuale con tutto il mondo intorno, non è amata da nessuno [...] Vai alla recensione »

venerdì 18 gennaio 2013
Luca Scialo

In paesino di campagna francese vive Mouchette, ragazzina dalla vita difficile. La madre è gravemente ammalata al letto e deve accudire il fratellino neonato. Il padre è alcolizzato e vive di espedienti commerciando illegalmente alcool, aiutato dall'altro figlio. A ciò si aggiunge l'astio dei suoi compaesani. Un amico di famiglia abusa anche di lei.

giovedì 4 giugno 2020
Onufrio

Adolescente di un piccolo paesino rurale, Mouchette così giovane deve già accudire la madre malata, un fratello neonato e si ritrova un padre alcolizzato ed un fratello che c'è ma non si vede, dato l'inesistente rapporto fra i due. La sua vita cambierà brutalmente durante una notte di pioggia, perdendosi nel bosco assisterà ad un lite fra due uomini e le conseguenz [...] Vai alla recensione »

winner
premio speciale
Festival di Cannes
1967
winner
miglior regia film straniero
Nastri d'Argento
1969
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