Titolo originale | Sophia Antipolis |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Virgil Vernier |
Attori | Dewy Kunetz, Sandra Poitoux, Hugues Njiba-Mukuna, Lilith Grasmug, Bruck Julia Artamonov, Thibault Bru, Frank Buijtenhuijs. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 6 agosto 2018
Sophia, la storia inquietante di una giovane donna.
CONSIGLIATO SÌ
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Sophia Antipolis: una tecnopoli sulla Costa Azzurra, un luogo costruito per far avverare i sogni. Eppure, dietro le superfici luccicanti, paura e disperazione sono in agguato. Sotto un sole ingannatore, cinque vite tracciano la storia inquietante di una giovane donna, Sophia.
Chi arriva in Francia da Ventimiglia e si dirige verso Cannes e oltre, non può, a un certo punto, fare a meno di notare dei classici ecomostri che richiamano alla memoria le Vele di Scampia però con ben altre aspirazioni in ambito sociale.
È intorno a quegli edifici che si situa la cittadina rivierasca di Sophia Antipolis ed è qui che si sviluppa la vicenda narrata da Virgil Vernier, regista di "film ai confini fra finzione, documentarismo e mitologia" come recita il catalogo del 71° Locarno Festival dove il film è stato presentato in prima mondiale. Vernier ci mostra come questo luogo dal clima ideale (il sole a picco ci viene proposto più volte) sia percorso da solitudini profonde che, in qualche caso, conducono alla morte.
Il film si apre con una sequenza che induce alla riflessione: giovani donne dai seni decisamente piacevoli che chiedono un intervento di chirurgia plastica con i medici che, pur specificando alcune loro norme etico/professionali, si guardano bene dal dir loro che sono belle già così. È quello che continua ad accadere ai protagonisti di queste storie che abbisognano di qualcuno che offra loro quelle certezze o quelle illusioni che interiormente sono venute loro a mancare.
Ecco allora una non setta che però cerca adepti o una madre che tenta di trovare in realtà 'altre' le motivazioni della sparizione di una figlia. Ci sono poi, ed è il capitolo più ampio, le autocostituite ronde formate da giustizieri della notte che esercitano l'illegalità nella convinzione di dover ripristinare la Legge.
Su un piano sociologico la materia è molto interessante ma sul piano cinematografico la commistione tra documentarismo e fiction indebolisce la struttura narrativa invitando di fatto lo spettatore a chiedersi costantemente quanto ci sia di vero e quanto (attività della polizia a parte, in una delle sequenze della seconda parte) di ricostruito con la conseguente perdita di veridicità.