Titolo originale | Mein Bruder Heißt Robert und Ist Ein Idiot |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 174 minuti |
Regia di | Philip Gröning |
Attori | Josef Mattes, Julia Zange, Urs Jucker, Stefan Konarske, Zita Aretz Karolina Porcari, Vitus Zeplichal, Josef Mattes, Daniel Zillmann, Alicia Seyding, Moritz Leu, Patricio Wiedermann, Tom Gramenz, David Zimmerschied, Nico Kreuzer, Henry Arnold, Susanne Wuest. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 aprile 2019
Robert ed Elena sono gemelli impigliati nei tumulti e negli sfoghi di un'incestuosa adolescenza.
CONSIGLIATO SÌ
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L'estate dal sole freddo della Germania. Nei campi di grano che circondano un distributore di benzina, Robert aiuta Elena a preparare il suo esame finale di scuola in filosofia. I gemelli vivono in un mondo a sé. Robert ama trascorrere il tempo a bere birre e a parlare di Brentano e Heidegger: "Il senso dell'essere è il tempo". Le loro giornate sono scandite da riti, giochi e complicità sul filo dell'ambiguità. Elena è gelosa della sua migliore amica di cui Robert è innamorato, e lo tormenta per sapere se hanno dormito insieme. Lui non risponde. Lei propone una scommessa: "Vado a letto con qualcuno prima di diplomarmi". Se lei perde, lui vince la Golf VW. Se lei vince, lui deve chiederle qualcosa. Non importa cosa, ma non può essere un oggetto. Così, i gemelli hanno 48 ore per ripassare la filosofia e vincere la scommessa. Il loro gioco si fa sempre più serio mentre l'adolescenza comincia a sfiorire.
Mein Bruder heißt Robert und ist ein Idiot è la descrizione di un fine-settimana d'estate in cui la spensieratezza dell'adolescenza viene adombrata da una temuta età adulta in una labile terra di mezzo tra affetto, amore e violenza.
Seguendo il girovagare senza meta, le conversazioni a volte senza senso di Elena (Julia Zange) e Robert (Josef Mattes), Philip Gröning trascina lo spettatore in un dramma adolescenziale dalla forma di una quête esistenziale sul senso ultimo del tempo e della vita. Seguendo il ritmo dei gemelli, il regista tedesco racconta una storia di pubertà e incesto idealmente potente ma che purtroppo sbiadisce per l'eccessiva ripetizione, ripiegandosi infine su se stessa.
Tra cime innevate, fitti boschi e limpidi laghi, Elena e Robert si sfidano in una battaglia per la propria indipendenza che, invece, li porta alla perdizione in un rapporto simbiotico oltre i limiti di un amore fraterno. Nell'immensità degli spazi i gemelli riflettono sull'infinità del tempo, cercando di afferrare un presente che non si concede a loro se non come durata. Se il passato è solo un ricordo, il futuro un'aspettativa, non rimane che vagare nel nulla del presente.
"La base del tempo è la speranza", ripetono. Quindi meglio naufragare nelle note di una melodia che di fatto non esiste, se non nella memoria o nella previsione. In un'estate che ai loro occhi appare senza fine, fratello e sorella assistono alla loro crescita in una ricerca scandita da un tempo soggettivo di giochi, scommesse, promesse e provocazioni. Philip Gröning li segue da vicino, scruta brufoli, forme e lineamenti di corpi in costante cambiamento e in totale sintonia con la natura da cui si lasciano pervadere. Sull'onda di impulsi e nevrosi adolescenziali, Gröning, senza giudicare, li guarda, sprofondare in una noncurante e assoluta voglia di vivere.
Nelle notti estive di stelle e cicale l'adolescenza, però, rischia di appassire, la vita di spegnersi mentre il racconto naufraga come un sasso in cerchi concentrici nell'acqua. La splendida fotografia di Gröning rimane il perfetto scenario da continuare a contemplare anche quando lo spettacolo è già finito. La vastità della natura incontaminata cede il posto, dunque, allo squallore di una claustrofobica stazione di servizio da cui la giovinezza non riesce più ad uscire.