Il Risoluto

Film 2017 | Documentario +13 159 min.

Anno2017
GenereDocumentario
ProduzioneItalia, Francia
Durata159 minuti
Regia diGiovanni Donfrancesco
AttoriLee Aura Bonamico, Piero Bonamico .
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Giovanni Donfrancesco. Un film con Lee Aura Bonamico, Piero Bonamico. Genere Documentario - Italia, Francia, 2017, durata 159 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 28 maggio 2018

Un viaggio nei meandri della memoria, capace di parlare al nostro presente.

Consigliato sì!
2,75/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Un'opera meritoria con testimonianze dolorose e dall'enorme valore documentario.
Recensione di Paola Casella
giovedì 7 settembre 2017
Recensione di Paola Casella
giovedì 7 settembre 2017

Nel fitto dei boschi del Vermont Giovanni, giovane cineasta italiano, si imbatte in Piero, 87enne genovese trapiantato da anni in America. Piero è ben inserito nella società anglosassone, canta nel coro presbiteriano ed è sposato a Lee Aura. Ma non ha dimenticato le sue radici, e in particolare quel passato davvero ingombrante del quale non parla volentieri. Eppure, davanti alla cinepresa di Giovanni, Piero a poco a poco si apre e si racconta come un fiume in piena, dissotterrando una storia personale profondamente incistata nella Storia del nostro Paese. All’età di (quasi) 15 anni Piero infatti è entrato a far parte della milizia fascista dei Risoluti, squadraccia dedita alla violenza, ai sequestri e ai furti, in particolare nei confronti dei cittadini di religione ebraica. Il Risoluto genovese illustra nel dettaglio le terribili azioni della Decima MAS: “Non era un gruppo militare, era una banda comandata da un bandito”, afferma. Ma non si chiama fuori dalle nefandezze compiute, e ripercorre le ragioni per cui un ragazzo povero e ignorante in disperata ricerca di attenzione poteva cadere nella ragnatela di quello così come di ogni altro fascismo. Alla fine del suo lunghissimo racconto Piero rivelerà anche un segreto importante che riguarda il cosiddetto “tesoro degli ebrei” e ogni altro bene sequestrato dalle milizie: chissà se qualcuno vorrà dare seguito alle sue scottanti rivelazioni.

Giovanni Donfrancesco compie un’azione meritoria dalla quale è difficile separare la validità artistica. Dal punto di vista filmico il suo documentario è infatti troppo incentrato sulla testimonianza del suo protagonista, che oltre ad essere anziano e ad esprimersi in un misto di italiano e americano, si dilunga in descrizioni a volte davvero sconvolgenti, a volte meramente ripetitive. Più movimenti di camera, più immagini di repertorio, più inserti visivi a scandire il racconto, così come maggiore selezione e brevità, avrebbero sicuramente giovato a Il Risoluto.

Ma la testimonianza in sé, e il coraggio di Donfrancesco nel restituirla in purezza, ha un valore documentario enorme, e certe lungaggini a volte sono necessarie, ad esempio nella sequenza in cui il regista chiede a Piero se ricorda le violenze inferte e l’uomo si chiude in un silenzio quasi interminabile, ma il suo sguardo è attraversato da visioni agghiaccianti e demoni tenuti faticosamente a bada. “Vuoi sapere se mi dispiace?”, dirà Piero. “Sorry is a stupid word”, concluderà, denunciando la sua totale mancanza di ipocrisia. Piero appartiene ad una generazione, e a un mondo, per nulla avvezzo ad esprimersi di fronte a una cinepresa, e dunque è spietatamente sincero, del tutto privo di vezzi comunicativi, tempi “televisivi” e filtri strategici. Il suo svelarsi è quasi fisicamente doloroso, il suo sguardo è lo specchio trasparente di un lacerante tormento interiore.

Attraverso le sue parole riviviamo un momento storico in cui c’erano pochi onnipotenti e troppi indifesi, in cui il crimine restava impunito e chi rubava e colpiva non si considerava neppure un criminale ma un paladino della Patria. “Erano bastardi senza compassione”, afferma oggi Piero. E poi aggiunge, in inglese: “Hanno fatto di noi una banda di fottuti bastardi”, riconoscendo l’importanza del contesto in quella escalation delirante di violenza “senza finalità e senza orizzonti”. Ma non si assolve dando la colpa solo ai tempi scellerati: “Le persone devono essere singolarmente responsabili di se stesse”, afferma, e ha negli occhi una luce scura come il fondo di un pozzo.

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