Titolo originale | Temporada de caza |
Titolo internazionale | Hunting Season |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Argentina, Germania, USA, Francia, Qatar |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Natalia Garagiola |
Attori | Lautaro Bettoni, Germán Palacios, Boy Olmi, Rita Pauls, Boy Olmi Pilar Benitez Vivart, Triana Almada, Francisco Argiz, Alejandro Aviñon, Kevin Aviñon, Lucas Battioli, Nina Toscano Benitez, Malena Browne, Franco Bárbaro, Iole Carpi, Nuria Castañeda, Borja Catalán, Santiago Ciro, Germán Dallegri, Carlos Vidal Domínguez, Catalina Díaz, Fabricio Fazzini, Carlos Pérez Fernández, Emanuel Fuentes, Marcelo Guerrina, Verónica Koziura, Valeria Luengo, Luciana MacKinley, Leonardo Maresca, Nicolás Nacher, Richard Noguera, Salvador Pusineri, Héctor Reviriego, Catalina Roveda, Renato Eloy Seri, Gabriel Shattanek, Diana Szeinblum, Mariano Tenaglia, Emilia Wendt, Ronja Wendt. |
MYmonetro | 2,98 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 settembre 2017
Una lotta senza esclusione di colpi e una elaborazione del lutto profonda e radicale.
CONSIGLIATO SÌ
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Ernesto è una rispettata guida di caccia che vive in Patagonia con la sua nuova famiglia. In seguito alla morte della prima moglie, l'uomo è costretto a ospitare il figlio, Nahuel, che non vede da oltre dieci anni. Il ragazzo subisce questa trasferta forzata da Buenos Aires e non fa nulla per nascondere la propria ostilità verso il padre anche perché è stato il compagno della madre a fargli da genitore.
Il cinema sembra sempre più un 'affare da uomini'. I Concorsi Internazionali dei grandi festival vedono sempre meno la presenza di registe nelle loro selezioni. Fortunatamente però ci sono film che, senza invocare forzate 'quote rosa', si impongono all'attenzione avendo una firma al femminile come in questo caso.
Natalia Garagiola ha scritto e diretto il suo primo lungometraggio mostrando come si possa tenere in pugno una storia tutta al maschile (donne e ragazze sono qui personaggi minori) portandola a compimento senza esitazioni.
Il cinema ci ha raccontato innumerevoli volte rapporti difficili tra figli e genitori e chi torna ad affrontarlo sa di dover evitare le secche della retorica e del sentimentalismo. Garagiola situa la sua storia (dopo una breve premessa a Buenos Aires) tra i monti innevati del Sud dell'Argentina e con un uomo, Ernesto, indurito come i luoghi in cui ha scelto di vivere. La distanza tra la capitale e questo luogo innevato è abissale. Così come abissale è la distanza che si è creata tra lui e il figlio.
Il film ne mette a nudo le tensioni irrisolte che si riflettono nel comportamento provocatorio di Nahuel. Inserendo la loro dinamica in una dimensione lavorativa particolare (Ernesto è un esperto di caccia) la regista correva un altro rischio. L'attività venatoria è spesso nel cinema un contesto in cui o si crea pura tensione o si sviluppa una solidarietà virile. Garagiola anche in questo caso sa come tenersi lontana dagli stereotipi narrativi.
Il fucile, le prede, le battute di caccia si trasformano in occasioni per sviluppare la relazione ma non per risolverla. Nahuel è un ragazzo diviso tra il ricordo di una madre e due figure paterne tra cui non sa e non può scegliere e la sceneggiatura non concede né a lui né a suo padre (interpretati con efficacia da Lautaro Bettoni e Germán Palacios) soluzioni facili.
Un paesaggio forte, selvaggio e freddo, quello che fa da sfondo ad una storia di ricongiungimento tra padre e figlio. La natura con la sua durezza riporta il vissuto dei singoli e le loro storie, che non appaiono in primo piano ma che sono nascoste, proprio come nella dimensione selvatica, in cui molti aspetti sono istintuali e vitali. Molti silenzi e primi piani, personaggi veri e un contesto che [...] Vai alla recensione »