Titolo originale | Na ri xiawu |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Taiwan |
Durata | 137 minuti |
Regia di | Tsai Ming-liang |
Attori | Tsai Ming-liang, Lee Kang-Sheng . |
MYmonetro | 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 31 ottobre 2016
Dopo aver vinto il Leone d'Oro nel 1994 con Vive L'Amour, il regista torna alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Fuori Concorso.
CONSIGLIATO SÌ
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La promessa di Tsai Ming-liang di lasciare il cinema si fa sempre più difficile da mantenere, il suo attaccamento all'arte e all'interprete con il quale ha lavorato e condiviso un grandissimo pezzo di vita, Lee Kang-sheng, è troppo forte. Una conversazione lunga due ore e dieci, con solo un taglio e ovviamente ripresa in un'unica inquadratura scandaglia gli umori e le idee dei due, il loro rapporto e la visione della vita tra frivolezze e pensieri più strutturati. Tutto immaginato come ad un passo dalla morte.
Non ha bisogno, Tsai Ming-liang, dell'artificio del montaggio per dare un senso alla conversazione (improvvisata e piena dei tempi morti della vita comune) con Lee Kang-sheng nè ha intenzione di levare dal cinema i momenti più noiosi della vita. Scelta una location significativa, ovvero un'abitazione spoglia e diroccata in quella che sembra la collina di una foresta, il regista parla con il suo attore. Il primo è decisamente più loquace del secondo, che tuttavia ha la forza incisiva di alcune frasi fulminanti. Mentre l'autore di Vive l'amour lentamente cerca di mettere a nudo il suo attore e di descrivere quello che sembra ritenere il punto più alto della loro filmografia (Stray Dogs), Lee Kang-sheng si ritrae, osserva, contempla e schiva qualsiasi argomento spinoso.
L'impressione è che sia il regista a desiderare più di tutti di mettersi a nudo e dire certe cose, riuscire a stabilire, una volta tanto, un rapporto a due con il suo attore stando anch'egli davanti alla macchina da presa. Al contrario l'attore lo rifiuta e cerca di interagire il minimo indispensabile.
Afternoon celebra un legame rendendolo esplicito, ponendo senza filtri la realtà dell'interazione, della confidenza e della storia personale di questi due uomini, tante volte rievocata tramite aneddoti e considerazioni su tutto ciò che è passato da Rebels of the neon God fino a Stray dogs.
È indubbia la capacità di quest'autore di realizzare inquadrature misteriose, fotografie lunghe rendendo un intero film capace di avvincere e lavorare nell'inconscio. Qui ha a disposizione solo un luogo e una scenografia per accompagnare la conversazione, lo stesso esiste in quest'immagine fissa una sinuosa armonia che non stufa. Sempre più vicino all'installazione artistica piuttosto che al film Tsai Ming-liang celebra se stesso in tutti i sensi, per la prima volta vera star di quello che si fa fatica a definire un film.
Straniante come sanno essere i film dell'autore taiwanese Afternoon è un processo incompiuto di elaborazione di un rapporto, uno in cui il tentativo è l'unica cosa presente e di certo non la riuscita. Terminata la visione si hanno diverse informazioni in più ma nulla di significativo si è percepito sul rapporto tra i due. È probabile che le vette raggiunte nei film di finzione parli con molta più eloquenza della capacità di queste due persone di lavorare insieme e ottenere risultati sconosciuti ai loro colleghi.