Titolo originale | La última película |
Anno | 2013 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Canada, Danimarca, Messico, Filippine |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Raya Martin, Mark Peranson |
Attori | Alex Ross Perry, Gabino Rodríguez, Iazua Larios, René Redzepi . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 26 novembre 2013
Per i Maya la fine del mondo è vicina e un regista decide di esplorare lo Yucatan alla ricerca delle location per quello che sarà il suo ultimo film.
CONSIGLIATO SÌ
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Nello Yucatan, accompagnato da una guida locale, un regista è alla ricerca delle location adatte per quello che sarà il suo ultimo film. Tra un posto e l'altro, sempre più affaticato, giungerà fino ad un complesso archeologico Maya dove nuovi mistici e seguaci della New Age aspettano, alla base di una piramide, la fine del mondo. Ma l'apocalisse non ci sarà e lui continuerà a montare le sue immagini all'infinito.
Falso documentario su un cineasta che si fa domande sulle forme e sulla fine del cinema, La última película è uno scherzo che può considerarsi riuscito soltanto se si ha la bontà di accettare le sue regole. Il filippino Raya Martin e il canadese Mark Peranson costruiscono, infatti, una narrazione volutamente laconica e velleitaria che sceglie da subito di auto-sabotarsi. Chi non accetta il gioco apertamente proposto, può comunque prenderlo a piccoli sorsi, apprezzando i discorsi affascinanti quanto strampalati di nuovi hippy che stazionano sotto ad un piramide Maya oppure divertendosi a contare i cambi di formato di ripresa cui è forsennatamente sottoposto l'avanzamento della storia. Scene mancanti e confessioni fatte in macchina, incontri inaspettati e immersioni nella ritualità messicana, questo film su un'apocalisse dell'immaginario che stenta ad arrivare è intriso di umori antropologici e di amore per un'idea di cinema forse impossibile da attuare. È l'ombra di The Last Movie, opera seconda e maledettissima di Dennis Hopper, a stagliarsi sul vaneggiante progetto di Martin e Peranson, quasi eletto a punto di resistenza estrema verso un racconto per immagini pacificato e rassicurante. Ma gli oltre quarant'anni di distanza tra i due progetti rendono evidente l'impossibilità di perseguire ancora una simile fuga dalla normalità: la pellicola continua a bruciare, lasciando in realtà poche tracce memorabili, sebbene il diffuso tono divertito dell'impaginazione, la mescolanza tra fotografie e immagini, disegni e didascalie, stemperino la carica pretenziosa insita sin dalle prime sequenze. Una distrazione cerebrale più accorta a stupire che a indagare la fine di un modo di intendere il cinema, in cui il confine tra realtà e finzione assurge a centro tematico. La última película si perde nella sua continua ricerca di originalità, facendo tuttavia intravedere, almeno nella parte finale, alcune buone idee.