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Ultimo aggiornamento martedì 13 maggio 2014
Alcuni dei greci si trovano a vivere nel centro di New York e finiscono con l'intervenire nella relazione tra due giovani, Kate e Neil.
CONSIGLIATO NÌ
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Non ci sono più le divinità di una volta: gli dèi dell'Olimpo hanno abbandonato la Grecia classica per trasferirsi in una brownstone di Manhattan e i loro poteri si sono notevolmente indeboliti. Apollo è finito a fare l'indovino televisivo, Dioniso il bartender, e Ares perde energia vitale ogni volta che fa litigare la gente (lo sforzo è superfluo, visto che a New York se la cavano benissimo da soli).
Quando Afrodite, gelosa di Apollo, decide di farlo innamorare di una donna mortale, Kate, assicurandosi che lei non lo ricambi, cominciano i guai per tutto il clan divino e anche per Neil, l'uomo di cui Kate è innamorata. Come da tradizione, le rivalità fra gli dèi - soprattutto Zeus e suo fratello Ade, re dell'Oltretomba - si tramutano in catastrofi per gli esseri umani.
Gods behaving badly si inserisce nel filone surreale di certe commedie americane in bilico fra il grottesco e il kitch come La morte ti fa bella, ma perde rapidamente l'equilibrio del funambolo, che fa la differenza fra restare in bilico sul filo o schiantarsi faccia a terra. E nonostante regia e sceneggiatura siano opera di Marc Turtletaub, produttore di chicche come Little Miss Sunshine e Sunshine Cleaning, manca una storia davvero comica, dotata di ritmi agili e dialoghi brillanti.
Il paragone con La dea dell'amore di Woody Allen, da questo punto di vista, è schiacciante, ma è perdente persino il confronto con il recente Facciamola finita, in cui un gruppo di attori di Hollywood andava incontro all'Armageddon. Perché anche un divertissment deve, prima di tutto, essere divertente, e davanti a Gods behaving badly non si ride quasi mai.
Peccato per il "divino" gruppo di interpreti, che attinge sia al cinema indipendente newyorkese - John Turturro, Christopher Walken, Oliver Platt, Rosie Perez - che al glamour hollywoodiano - Sharon Stone nei panni di Afrodite - facendo sperare in un risultato molto superiore. Peccato anche per la messinscena al limite del trash, con effetti speciali usati con intelligenza, che offrivano la cornice adatta a creare un piccolo cult del comico irreale.
Imperdonabile infine il tentativo di fare filosofia, sia appiccicando una morale alla storia, che facendo dibattere due personaggi su temi aulici senza filtrarli attraverso il prisma deformante (e dissacrante) del B movie. Un'occasione persa, ma anche un piccolo peccato di hybris... tanto per restare in tema.