Anno | 2010 |
Genere | Documentario |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Patrick Keiller |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 luglio 2010
CONSIGLIATO SÌ
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Dopo aver girato e commentato in lungo e in largo Londra e la periferia inglese delle carceri, delle fabbriche e delle centrali elettriche, Robinson, il misterioso viaggiatore che indaga con piglio scientifico e umoristico lo stato economico e sociale dell'Inghilterra, stavolta si concentra sui paesaggi di campagna e sulle rovine del passato e dell'urbanizzazione moderna. A tredici anni dalla sua ultima indagine-esplorazione degli orizzonti contemporanei inglesi, l'arguto Robinson, occhio da scienziato e sguardo da sociologo, crea un altro film-saggio a partire da un assemblato di vedute a camera fissa dell'Oxfordshire. Come l'omonimo personaggio creato da Daniel Defoe, Robinson è uomo di raziocinio "naufragato" in un mondo estraneo selvaggio, intento a osservare acutamente il paesaggio contemporaneo del proprio paese e a riflettere sull'involuzione del pensiero culturale e delle politiche economiche. Dotato di un notevole bagaglio culturale e dell'arguzia e della prontezza di spirito di un'illuminista, Robinson movimenta la staticità delle sue lunghe vedute con una serie di citazioni dei grandi pensatori culturali che hanno riflettuto sulla modernità in relazione tanto all'estetica che all'economia, come Benjamin, Jameson, Karl Polanyi. Patrick Keiller utilizza il tòpos letterario del documento ritrovato per giustificare il passaggio di tempo e di voce narrante, che passa da quella di Paul Scofield (morto di leucemia nel 2008) a Vanessa Redgrave. L'attrice britannica eredita il ruolo di oratrice di questo pamphlet a metà strada fra operazione intellettuale ed esercizio di stile sarcastico. Robinson è una sorta di Voltaire inglese dei nostri tempi: un creatore di tableau alla ricerca delle rovine concrete del passato culturale e quelle germinali che minacciano purezza della campagna. L'ironia pungente e crudele di Robinson e di Keiller emerge infatti soprattutto nei contrappunti fra orazione e piano visivo, fra il paesaggio arcadico naturale, popolato tuttalpiù da qualche trattore, e la grigia meccanicità del tessuto urbano, dove la presenza di automobili, camion e trattori sembra aver inghiottito qualunque forma di umanità. Una visione quindi pseudo-apocalittica, anche se fortemente concentrata sulla realtà, sul problema dei consumi e sulla recente crisi di Wall Street (che Robinson rievoca con l'immagine di un ragno che tesse una grande tela). Un universo di riferimenti intertestuali più complesso di un racconto di Borges, dove a lungo andare, nonostante i tocchi di humour britannico, si risente un po' della sua staticità e soprattutto di un certo autocompiacimento intellettuale.