Anno | 2009 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Messico, USA |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Diego Luna |
Attori | José María Yazpik, Karina Gidi, Carlos Aragon, Christopher Ruiz-Esparza, Gerardo Ruiz-Esparza . |
Tag | Da vedere 2009 |
Distribuzione | da definire |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 maggio 2010
Abel ha dei problemi psicologici, aggravati dall'abbandono del padre. Si mette per questo in testa di essere lui stesso il padre dei fratelli e si comporta come tale. Almeno fino al ritorno del vero genitore.
CONSIGLIATO SÌ
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Secondo di tre fratelli abbandonati dal padre due anni prima dell'inizio dell'azione, Abel torna a casa dopo un lungo internamento in ospedale, schiavo di costose pastiglie che tengono a bada le sue crisi. Ad un certo punto sembra però trovare la serenità quando adotta il ruolo del capofamiglia assente, trattando come figli la sorella maggiore e il fratellino Paul e come la propria sposa la madre affezionata. Incapaci di vederlo soffrire, gli altri reggono il gioco delle parti e non lo contraddicono, fino a che non si rivela per quel che è, una pericolosa illusione per tutti.
L'attore messicano Diego Luna esordisce alla regia con un film riuscito e toccante. Piccolo solo in quanto a mezzi, coprodotto dall'amico di sempre Gael Garcia Bernal e favorito dall'aiuto dietro le quinte di Alfonso Cuaron e Luis Mandoki, Abel non manca di nulla e ha anzi una personalità tenera e decisa, fatta di colori accesi, sguardi affettuosi sui personaggi e su una realtà sociale descritta senza patinature ma anche senza pietismo alcuno.
La storia è semplice ma il trauma è complesso e dà spazio tanto alla commedia -Abel che sposa la madre con una caramella a forma di anello, Abel che conversa col dottore, che si veste in giacca, che si raccomanda al fidanzato della sorella, e finisce per ottenere una risposta quasi vera da chi lo attornia, tanto è il debito sentimentale in campo- quanto al dramma.
Poteva avere benissimo un esito tragico, lo avremmo compreso e accettato, ma siamo più grati al regista per averlo chiuso come ha fatto, contenendo la tragedia nella misura che è propria di tutto il film e che alle urla preferisce un abbraccio silenzioso, un sorriso amaro.
Girato interamente in spagnolo, a testimonianza una volta per tutte dello spirito sentito e personale che lo anima, interpretato con talento dall'intero cast e in particolare dal piccolo Christopher Ruiz-Esparza, nel ruolo che dà il titolo alla pellicola, e da Karina Gidi in quello della madre, è un esordio felicissimo e, dunque, per forza di cose, una promessa.