Anno | 2007 |
Genere | Documentario |
Produzione | Russia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Andrey Nekrasov |
Attori | Alexander Litvinenko, Boris Berezovsky, André Glucksmann, Marina Litvinenko, Andrei Lugovoi Anna Politkovskaya, Vladimir Putin. |
Tag | Da vedere 2007 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,34 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 3 febbraio 2016
Alexander Litvinenko, colpevole di aver denunciato la corruzione dell'FSB e il governo di Putin, viene avvelenato nel 2006 con il polonio-210 nascosto nel suo tè.
CONSIGLIATO SÌ
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Andrei Nekrasov ricostruisce il cosiddetto "caso Litvinenko" partendo dall'avvelenamento dell'agente rifugiato a Londra con un tè al Polonio 210 e presentando numerosi materiali editi ed inediti che comprendono anche numerosi interventi dello stesso Litvinenko.
Ci sono documentari che non si nascondono dietro una pretesa 'obiettività'. È ciò che accade in questo caso: Andrei Nekrasov sin dalle prime battute rivela la propria personale partecipazione alla vicenda umana di chi considera un amico e del quale vuole esporre le ragioni. Non ci si debbono attendere quindi interventi bilanciati o 'la parola alla difesa'. Il film è un diretto atto di accusa a Vladimir Putin non solo per quanto riguarda l'uccisione dell'agente ma per tematiche ben più gravi, come la guerra in Cecenia. Si attribuiscono infatti al leader russo gli attentati che uccisero circa duecento civili in Russia e che servirono da pretesto per scatenare la vendetta in territorio ceceno dando il via all'escalation del conflitto. Viene quindi messo sotto accusa il Servizio Segreto della Federazione Russa di cui Litvinenko faceva parte e che ha sostituito il famigerato KGB.
Proprio perché abbraccia un punto di vista ben preciso questo documentario merita di essere visto anche da chi ritiene che le accuse non siano provate e che Putin sia un leader di un Paese pienamente democratico. Perché sarebbe sufficiente che anche solo metà delle rivelazioni che Litvinenko fa fossero vere per costringere a profonde riflessioni sullo stato di salute dell'odierna Russia. Le testimonianze di supporto alle denunce sulla corruzione dilagante e sulle licenze di uccidere divengono poi ulteriori strumenti di lettura di una società complessa. Ciò che però fa quasi raggelare il sangue, come se quanto accaduto all'agente del FSB non fosse sufficiente, è la testimonianza di qualcuno che è stato eliminato prima di lui: Anna Politkovskaya. Ci racconta di uno scandalo che riguarda Putin e che in un altro Paese avrebbe fatto davvero rumore, mentre in Patria è stato fatto passare sotto silenzio. Forse è per questo che Nekrasov, a distanza di anni da questa denuncia, è ancora in attività. Si è probabilmente ritenuto che non fosse pericoloso come l'amico agente e la giornalista. O come i bambini ceceni che un partecipante a un talk show televisivo può impunemente accusare di essere dei terroristi in fieri e quindi da eliminare.
“Who did it?” asked the filmmaker Andrei Nekrasov when his friend the exiled Russian agent Alexander Litvinenko died of polonium poisoning in a London hospital in November 2006. That question resonates throughout “Poisoned by Polonium: The Litvinenko File,” Mr. Nekrasov’s extraordinary testament to a man whose incendiary allegations against his government might have had fatal consequences.