Anno | 2022 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Giovanni Lani |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento domenica 19 giugno 2022
Un documentario che immortale il tentativo di portare in scena una rivisitazione di una seicentesca raccolta di novelle comiche.
CONSIGLIATO SÌ
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Il noto attore e regista Carlo Simoni, su proposta di Ferruccio Giovanetti fondatore delle cliniche psichiatriche del gruppo Atena, accetta di dirigere uno spettacolo che abbia come attori gli ospiti delle strutture del gruppo. Ne nasce un percorso, complesso ma entusiasmante, che vede il teatro manifestare la propria potenzialità di terapia di grande efficacia.
Un documentario sul teatro che si immerge nell'attività di creazione dei personaggi e dell'azione mostrando come un professionista del palcoscenico possa divenire maestro, amico e terapeuta.
Carlo Simoni non ha bisogno di presentazioni. Il pubblico che ama il teatro e la televisione di qualità ha avuto modo di conoscerlo grazie alle innumerevoli mese in scena ha cui ha partecipato, diretto dai più importanti registi italiani (da Strehler a Ronconi, da Bolchi a Lavia). Forse però non era così noto a coloro che sono diventati il cast di uno spettacolo del tutto particolare della cui prima rappresentazione vediamo poco perché è giusto così. Perché ciò che interessa a Giovanni Lani e, in primis, a Ferruccio Giovanetti è il percorso profondamente terapeutico che viene a realizzarsi nell'incontro tra l'attore, qui nel ruolo di regista, e coloro a cui deve proporre un'attività del tutto inattesa, nuova e ricca di emotività da vivere e trasmettere.
Per fare ciò non sceglie un testo facile ma un suo adattamento del "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno" di Giulio Cesare Croce a cui anche un altro Carlo (Goldoni) fece riferimento in una sua pièce. Lani ci documenta passo dopo passo la relazione che si viene ad instaurare tra un professionista come Simoni e delle persone in terapia. Simoni non ha alcun atteggiamento pietistico o falsamente benevolo. Pretende ciò che è necessario per poter realizzare non una recita di beneficenza ma uno spettacolo a cui si possa assistere senza compiacenza puramente amichevole ma perché ha una sua oggettiva qualità. È ciò che i neo attori riescono ad interiorizzare con una progressiva presa di coscienza che porta alcuni di loro a sviluppare riflessioni degne di un corso universitario di sociologia sulle maschere che quotidianamente si possono indossare nel teatro della vita. Intervengono anche psicologi ed educatori a commentare quanto accade ma è lo sguardo con cui Simoni incoraggia e guida i suoi attori e quello con qui Lani osserva i protagonisti mentre provano ad essere dirimente. In particolare merita attenzione il momento in cui, una volta preso possesso del teatro in cui esordiranno, gli interpreti provano per la prima volta i costumi. Quegli indumenti, in cui qualcuno si trova a perfetto agio e altri no, rappresentano il momento in cui si lascia la propria residua zona di sicurezza per 'sentire' in maniera completa il personaggio. È lì che si verifica una prima, importante, svolta che ci mostra come si possa lucidamente impazzire per il teatro grazie a un regista che sa 'leggere' nell'intimo i propri attori. La seconda è in agguato ma in totale incognito. Arriveranno il Covid e il lockdown. Cosa ne sarà di tutto il lavoro compiuto? Lani ce lo mostra non nascondendo nulla.
Un documentario, con attore protagonista Carlo Simoni, girato in quasi tre anni e in presa diretta durante il tentativo di portare in scena una rivisitazione di "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno", la seicentesca raccolta di novelle comiche, con un gruppo di pazienti sotto cure psichiatriche, nelle strutture del Gruppo Atena, in provincia di Pesaro e Urbino.