Città Novecento

Città Novecento, serie di docu-film prodotta da Filmedea e curata da Dario Biello, è un viaggio tra il lavoro e l'innovazione tecnologica. Alessandro Haber racconta più di un secolo di progresso e sviluppo delle città, attraverso la fiction ambientata in una fabbrica e il suo centro abitato, dal Villaggio Operaio liberty, al piano di Riccardo Morandi, dall'evoluzione urbanistica e sociale alla città razionalista degli anni '30, fino alla Città Aziendale del dopoguerra. E in questa prima puntata, presentata alla 16ª edizione della Festa del Cinema di Roma, la prima Città di Fondazione presa in esame è Colleferro, la città-fabbrica progettata attorno all'industria Bombrini Parodi Delfino, sorta nel 1912 nel comune laziale.

Città Novecento ha questo merito e cioè quello di farci ragionare su quanto città e uomini producano un unico movimento, che riscrive costantemente la Storia dell'essere umano.

È affidato ad Antonio Pennacchi, al quale questo primo episodio della docu-fiction è dedicato, il compito di spiegare la differenza fra "Città Divenuta" e "Città Fondata". La prima è una città che si viene a creare con un processo spontaneo, e che è dunque priva di un regolamento urbano unitario; la seconda al contrario, nasce da un progetto pensato ed è quindi frutto di uno schema urbanistico iniziale. Una differenza fondamentale, che cambia drasticamente il modo in cui una città vive e respira insieme ai suoi cittadini.

Perché quanto influenza la vita dell'essere umano, la città in cui quest'ultimo abita? Quanto la sua forma, le sue strade, il modo in cui è concepita nel suo dispiegamento? Da queste fondamentali riflessioni nasce l'idea di Città Novecento, serie di docu-film dedicati alla Città di Fondazione del XX° e del XXI°, che unisce diversi linguaggi: la fiction delle ricostruzioni storiche girate da registi differenti per ogni episodio, le immagini, i disegni e i filmati di archivio (anche inediti), e ancora gli interventi di analisi e approfondimento dei principali testimoni, ricercatori e studiosi in materia.

Si parte dai villaggi operai liberty come Crespi d'Adda a la Valdagno di Marzotto, per poi passare alle città razionaliste del periodo fascista di bonifica o balneari, e andando più in là all'Italia del boom economico, con le Città Aziendali come Ivrea di Adriano Olivetti, i Villaggi ENI di Enrico Mattei, fino agli anni '80 con la Milano 2 di Silvio Berlusconi. Insomma un viaggio lunghissimo che si rivela, già dal primo episodio su Colleferro, estremamente interessante, laddove la commistione di linguaggi filmici, con la ricostruzione fiction ben fatta accanto al sempre bello materiale d'archivio dell'Istituto Luce, risulta piacevole e didattica in un modo che ci appassiona e non ci tedia. Approfondiamo così la storia del comune laziale che fu progettato interamente dall'ingegnere Riccardo Morandi su incarico di Leopoldo Parodi Delfino.

Morandi pensa la sua Colleferro con passione, apportando idee innovative sull'uso del cemento armato o facendosi influenzare dal Nord Europa e dalle villette a schiera. E nella ricchezza del materiale spiccano degli spezzoni di un'intervista nella quale l'ingegnere parla del "sentimento dell'individuo che determina la scienza delle costruzioni, della progettazione come atto culturale, come fatto artistico".

D'altronde città e uomini sono parte di un unico movimento e Città Novecento sembra avere questo merito e cioè quello di farci ragionare su quanto le dinamiche urbane influenzino quelle umane, riscrivendo le vicende e le storie degli uomini, soprattutto in casi come quello di Colleferro, in cui fabbrica e villaggio diventano un tutt'uno. Questioni fondamentali sulle quali sono chiamati a riflettere nel documentario scrittori e studiosi, o critici dell'architettura come Luigi Prestinenza Puglisi o filosofi come Massimo Cacciari.

Perché, e lo dimostra anche l'andamento episodico di Città Novecento, il concetto di spazio è un concetto in costante evoluzione, basti pensare alla contemporanea estensione infinita del cyberspazio, all'urgenza di pensare in modo sostenibile o alla necessità di ripensare le città dopo che due anni di pandemia ne hanno totalmente evidenziato i limiti. Così oggi più che mai, riflessioni come quelle riportate dal documentario di Biello, sono stimolanti e necessarie. 