Il cinema può permettersi tutte le licenze, anche quelle impossibili. Ma Tarantino qui va anche oltre l’impossibile. Ora su TIMVISION.
Il genere “guerra” è decisamente importante, molto frequentato dal pubblico. Ed è un genere privilegiato, pieno di ispirazioni, perché le guerre non sono mancate, e non mancano. E le storie relative sono potenti, offrono possibilità infinite.
Rimanendo all’era recente, la Grande Guerra, la Seconda, e poi la Corea, il Vietnam, il Golfo, i Balcani e così via. Ci sono dunque grandi classici, citabili, da Orizzonti di Gloria al nostro La grande guerra, Il giorno più lungo e Salvate il soldato Ryan, Apocalypse Now e Il cacciatore. E titoli “contemporanei” come American Sniper e Dunkirk. Naturalmente siamo alla cosiddetta punta dell’iceberg. In questo cartello entra senz’altro un titolo ormai diventato un classico: Bastardi senza gloria.
Il teatro è ancora una volta la seconda guerra mondiale, la solita fonte infinita. Ma la storia ha davvero poco a che vedere con la Storia. I titoli citati sopra possono essere considerati quasi alla stregua di documenti, ma qui c’è di mezzo Tarantino, dunque tutte le regole, a cominciare dalla “verità” vengono stravolte. Secondo la propria attitudine alla suspence “verbosa”: interrogatori in contesti di tensione e sempre con una conclusione non prevista. La vicenda della giovane ebrea Shosanna, che vede massacrare la sua famiglia, si intreccia con quella del tenente Raine, paracadutato col suo gruppo a creare scompiglio fra i nazisti prima dello sbarco in Normandia. Il resto sono continue invenzioni e traiettorie di racconto sempre imprevedibili. Ma la “tarantinata” da record è quando il regista riunisce in un cinema i più importanti gerarchi fra cui Goering, Bormann e lo stesso Hitler. La sala viene fatta saltare dai “bastardi” e Hitler non muore suicida nel suo bunker di Berlino, ma in quella sala. È notorio, il cinema può permettersi tutte le licenze, anche quelle impossibili. Ma Tarantino va anche oltre l’impossibile.