Una bellezza quieta, un volto bianco e luminoso su cui facevano vivace contrasto capelli e occhi nerissimi, uno sguardo languido. Figlia di genitori separati, Alice era stata allevata dalla madre in estrema, ma dignitosa povertà; a sedici anni trovò lavoro come telefonista notturna in un albergo e di giorno posava come modella. Alcune amiche le consigliarono di andare agli studi della Biograph e presentarsi a Griffith, cosa che Alice fece; ma il celebre regista, dopo averla esaminata, la respinse con un giudizio negativo: «Wonderful eyes, but nothing else». Alice non si perse d'animo: qualche tempo dopo, un fotografo per il quale aveva posato la segnalò alla Kalem, all'epoca una delle più attive compagnie cinematografiche che aveva unità operative a New York ma anche in Florida, a New Orleans e due in California - a Santa Monica e a Glendale. Fu proprio in quest'ultima località che Alice fece il suo debutto cinematografico, interpretando una ragazza indiana in The Trail of Pomos Charm (1911); da allora, e per un anno e mezzo, spesso in coppia con Carlyle Blackwell, apparve in tutti i film prodotti a Glendale, all'incirca una quarantina, tutti in una o due bobine, secondo gli standard dell'epoca, e generalmente storie del West. A metà del 1912, Alice tornò a New York e le venne affiancato un nuovo partner, Tom Moore, con il quale costituì una coppia ben assortita e molto apprezzata dal pubblico. I due si sposarono in Florida nel 1914, durante le riprese di un film.
Degli oltre cento film che Alice interpretò per la Kalem, qualcuno è meritevole di attenzione, come The School for Scandals (1914), accurato adattamento di un lavoro teatrale di R.B. Sheridan e The Face of the Madonna (1915), dove ancora una volta Alice interpretava la parte di una modella che posa per un quadro della Madonna. Rimasta incinta, Alice fu costretta al riposo, mentre la Kalem, andata incontro a serie difficoltà, confluì nella Vitagraph; cosicché, dopo la nascita di una bambina, Alice si trovò a lavorare per la nuova Casa e a dividere insieme ad altre attrici il ruolo di prima donna che si era assicurato alla Kalem. Ma tra la Joyce e Anita Stewart, prima e Corinne Griffith, poi, i rapporti furono sempre leali. Alla Vitagraph, nei sei anni in cui vi rimase (1915 - 1921), Alice interpretò trenta film, tutti lungometraggi, da Whom the Gods Destroy (1916) nel ruolo di una patriota irlandese, fino a The Inner Chamber (1921), trepida amante di un uomo sposato con una moglie mentalmente disturbata. Una nuova assenza per un secondo figlio in arrivo e nel 1923, scioltasi dal contratto con la Vitagraph, Alice non volle più legarsi ad altri e cominciò una nuova fase della sua carriera come free-lance: dopo una trasferta in Gran Bretagna per The Passionate Adventurer (1924), sceneggiatura di Alfred Hitchcock per la regia di Graham Cutts, tornata a Hollywood venne diretta dai migliori registi: Frank Borzage (Daddy's Gone A Hunting, 1925), Henry King (Stella Dallas, 1925), James Cruze (Mannequin, 1926), Gregory LaCava (So 's Your Old Man, 1926), Alexander Korda (The Squall, 1929) e almeno cinque volte da Herbert Brenon. in questi film, se possibile, la sua grazia, la sua delicatezza divennero ancora più accentuati: nella sua incipiente maturità, Alice appariva ancora più bella, veramente una donna incantevole. Richiesta di cosa pensasse del sonoro, rispose che ne amava i silenzi. Nel 1930 apparve per l'ultima volta in un film, He Knew Women e poi si ritirò a vita privata, che condivise con un nuovo marito, il regista Clarence Brown.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.