Michael Crichton è un regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, è nato il 23 ottobre 1942 a Chicago, Illinois (USA) ed è morto il 4 novembre 2008 all'età di 66 anni a Los Angeles, California (USA).
L'ironia delle Parche ha fatto incrociare i loro destini in una giornata storica. Martedì4 novembre 2008, nelle stesse ore in cui il pianeta era abbagliato dalla supernova di Barack Obama, ultima incarnazione del sogno americano, a Los Angeles si spegneva un'altra stella, che dell'America aveva interpretato soprattutto gli incubi: Michael Crichton, incontestato re del 'echno-thriller, l'autore miliardario di Jurassic Park. Il cancro se l'è portato via a 66 anni, e neppure i suoi eroi in camice bianco, i medici in prima linea di ER, hanno potuto strapparlo alle fauci del mostro.
Non ha fatto in tempo a vedere "apoteosi del primo presidente nero, il povero Michael, e forse non ne avrebbe nemmeno gioito. Da tempo convertito alla dottrina neocon, si era inimicato il mondo ambientalista con un romanzo, Stato di paura, che smontava il protocollo di Kyoto. Una banda di ecoterroristi, manovrati da industriali e agitatori assatanati di potere, tenta di provocare una catastrofe planetaria, per convincere l'umanità che il riscaldamento globale è un processo già in atto. Se fosse vero questo scenario fantapolitico, Obama dovrebbe stare tra i cattivi, visto che prende la minaccia climatica molto sul serio e promette di spendere cifre colossali per scongiurarla. Ma più probabilmente, con la pietà che si deve ai defunti, è semmai lo scrittore che dovrebbe andare a tener compagnia agli amati bestioni del Giurassico, come un relitto dell'evoluzione, per avere sottovalutato il pericolo.
Prima ancora di conoscere il responso delle urne, un geniale fisico di Berkeley, Richard Muller, ha dato alle stampe un libro di consigli non richiesti al nuovo inquilino della Casa Bianca, Physics for Future Presidents. Ci sono almeno tre fronti, spiega Muller in un'intervista alla rivista «Wired», in cui la scienza può venire in soccorso di Obama: la strategia antiterrorismo, che invece delle fantomatiche «bombe sporche» o del Tnt dovrebbe tenere d'occhio armi più convenzionali, ma più distruttive, come il carburante degli aerei, le imprese spaziali, che è meno costoso affidare ai robot. E la difesa dell'ambiente: se è vero che l'Asia corre più in fretta degli Stati Uniti e dell'Europa, bisogna fare in modo che sporchi di meno l'atmosfera. Cento milioni di dollari in aiuti tecnologici alla Cina e all'India sarebbero molto meglio spesi di qualche (pur sacrosanto) miliardo nell'energia solare o nei biocombustibili sul suolo americano.
In un'era dominata dalla scienza -sostiene Muller chi guida una nazione sviluppata non può fidarsi ciecamente degli esperti, e farebbe bene a prendere un po'di ripetizioni di fisica. Provi a spiegarlo ai politici italiani, che passano il loro tempo nei talk show.
Da Il Sole-24 Ore, 9 novembre 2008
Michael Crichton, who died on Tuesday at the age of 66, was like a character in a Michael Crichton novel. He was unusually tall (6 feet 7 inches), strikingly handsome and encyclopedically well informed about everything from dinosaurs to medieval banquet halls to nanotechnology. As a writer he was a kind of cyborg, tirelessly turning out novels that were intricately engineered entertainment systems. No one — except possibly Mr. Crichton himself — ever confused them with great literature, but very few readers who started a Crichton novel ever put it down.
Most of his books relied on a simple formula. Like a scientist in a lab, Mr. Crichton (who had been a medical doctor before turning to fiction) would introduce some worrisome new specter into his fictional universe and then watch it run amok. Sometimes the menace was biological, like the space-borne plague in an early novel, “The Andromeda Strain,” or the genetically engineered dinosaurs in “Jurassic Park” and its sequel, “The Lost World.” And sometimes the problem was human beings, like the Japanese businessmen in “Rising Sun” intent on taking over the United States economy, or the rapacious female executive in “Disclosure.” The implicit prophecies embedded in those two books — a world run by sinister, unreadable Asians or castrating female honchos — proved to be wide of the mark, which was perhaps slightly embarrassing to Mr. Crichton, but that did not deter him from speculating, in his 2004 novel, “State of Fear,” that global warming might be a hoax.
All the Crichton books depend to a certain extent on a little frisson of fear and suspense: that's what kept you turning the pages. But a deeper source of their appeal was the author's extravagant care in working out the clockwork mechanics of his experiments — the DNA replication in “Jurassic Park,” the time travel in “Timeline,” the submarine technology in “Sphere.” The novels have embedded in them little lectures or mini-seminars on, say, the Bernoulli principle, voice-recognition software or medieval jousting etiquette. Several also came with extensive scientific bibliographies, as if the author, having learned all this fascinating stuff, couldn't help sharing it with his reader. Mr. Crichton, who also wrote for movies and television, was like a perpetually astonished graduate student who was more at home in the lab and the library than in social situations. His gizmos, as some critics never tired of pointing out, were often more subtle and more interesting than his characters.
The best of the Crichton novels have about them a boys' adventure quality. They owe something to the Saturday-afternoon movie serials that Mr. Crichton watched as a boy and to the adventure novels of Arthur Conan Doyle (from whom Mr. Crichton borrowed the title “The Lost World” and whose example showed that a novel could never have too many dinosaurs). These books thrive on yarn spinning, but they also take immense delight in the inner workings of things (as opposed to people, women especially), and they make the world — or the made-up world, anyway — seem boundlessly interesting. Readers come away entertained and also with the belief, not entirely illusory, that they have actually learned something.
Like most genre fiction, the Crichton novels are windup toys of a sort, and in memory it's hard sometimes to keep them all straight. We recall them by their themes and issues — the plague book, the gorilla story, the train-robbery one, the airplane thriller — and not for their characters or their fine writing. But they are nevertheless toys that require a fair amount of craftsmanship. Despite their way of latching on excitedly to the latest new thing, they often gleam with old-fashioned polish.
Da The New York Times, 6 Novembre 2008
È incredibile pensare che Michael Crichton non ci sia più. Che a 66 anni si siano spenti il cuore e la mente del romanziere che più di ogni altro ha saputo convincerci che la scienza è la nuova religione dei nostri tempi. Un maestro di storie, ma anche di divulgazione scientifica. E non è poco.
Ricordo l'emozione provata leggendo per la prima volta due romanzi (diventati poi classici, ma allora novità esplosive) come La grande rapina al treno e Congo. Ricordo quanto ne rimasi colpito. Puoi leggere un quintale di libri di Clive Cussler o di Robert Ludlum, per dire, e, pur divertendoti da matti, non ne sarai arricchito di un solo grammo, in termini di conoscenza del mondo. Ma se leggi un libro di Crichton ne esci ogni volta più ricco. Non necessariamente più intelligente (i libri non fanno miracoli), ma più preparato a capire il mondo di incredibili mutamenti in cui viviamo e quello ancora più incredibile in cui potremmo trovarci a vivere domani. Leggi La grande rapina al treno e finisci per conoscere l'Inghilterra vittoriana come un contemporaneo di Dickens. Leggi Congo e impari un'infinità di nozioni su tante cose: dalla tecnologia dei computer alla geografia, alla storia dell'Africa.
Crichton è stato l'esploratore di una nuova frontiera della narrativa: quella che ha inglobato nei romanzi d'avventura la scienza e ha saputo trasformare questa audace ibridazione in un'occasione di grande intrattenimento. Al tempo stesso era un ottimo scrittore: certi suoi calchi, come quello altomedievale (ispirato all'epica di Beowulf) di Mangiatori di morte, sono un prodigio narrativo. Crichton, per formazione, era un medico (anche se non ha mai esercitato), e ha saputo sfruttare al meglio la sua conoscenza della materia realizzando, fra l'altro, una serie televisiva di enorme successo come E.R. - Medici in prima linea, che ha creato di fatto un genere nuovo di zecca.
Difficile non notare, leggendolo, come i suoi libri siano perfetti per la trasposizione cinematografica. Non a caso, oltre che scrittore, è stato regista, ottenendo spesso risultati d'eccellenza, come con Il mondo dei robot ('73) e Coma profondo ('78). Ma ha soprattutto ispirato film famosissimi come la serie di Jurassic park, Sfera, Sol Levante.
I suoi primi tentativi di scrittura risalgono agli anni in cui studiava medicina ad Harvard. Scrivere gli serviva per mantenersi agli studi, tant'è che agli esordi usò due pseudonimi, John Lange e Jeffrey Hudson (entrambi con riferimento autoironico alla sua statura: due metri e sei). Ma è con Andromeda, nel '69, che si rivela stella di prima grandezza, creando il genere del techno-thriller, punto d'incrocio fra romanzo d'azione e divulgazione scientifica di cui è stato non solo il creatore ma anche, sinora, il maestro assoluto, capace di interessare il suo pubblico ad argomenti apparentemente ostici come la clonazione, le nanotecnologie, le tecniche investigative su un disastro aereo... Segue una serie di successi planetari, da Congo alla trilogia di Jurassic park, per continuare con Sol Levante, Rivelazioni (altri due film di successo), Punto critico, Timeline, fino agli ultimi, discussi, Stato di paura, Prey e Next. Si calcola siano 150 milioni le copie vendute dei suoi romanzi.
In quello che, se non è il più bello, è certo il più intenso, l'autobiografico Viaggi, Crichton parla tra l'altro della sclerosi multipla che in forma benigna lo colpì a 25 anni. C'è, nelle pagine di quel libro, un tale senso di amore per la vita da far presagire che l'autore provasse un senso di precarietà, di provvisorietà. Sposato cinque volte, e divorziato quattro, Crichton non ruppe mai il matrimonio con i suoi lettori, che l'hanno seguito nelle scorribande letterarie più diverse: dai viaggi nel tempo di Timeline fino al pamphlet Stato di paura, in cui prende di mira il catastrofismo degli ambientalisti dimostrando sprezzo del politically correct.
Il segreto del successo di Crichton sta probabilmente nella sua onnivora intelligenza, che lo portava a dominare gli argomenti tecnici toccati dai suoi romanzi. Leggi Crichton e gli credi, anche se ti parla di cose assurde come la clonazione di un tirannosauro da un frammento di ambra fossile, o di un'enorme sfera di origine apparentemente aliena trovata in un'astronave vecchia di migliaia d'anni che giace in fondo a un abisso oceanico...
È bello sapere che grazie all'invenzione di Gutenberg la fantasia di Crichton, come un tempo quella di Jules Verne (di cui l'autore americano è il legittimo e indiscusso erede), saprà conquistarsi ancora milioni di lettori nei prossimi secoli. Sarebbe ancora più bello pensare che una delle invenzioni illustrate nei suoi libri - come la macchina del tempo, o la clonazione dal Dna - possa, un giorno o l'altro, restituircelo.
Di lui mi rimane una copia firmata di Prey e la risposta a una lettera che gli avevo scritto tanti anni fa, credo subito dopo l'uscita di Il mondo perduto. Gli avevo detto più o meno le cose che ho scritto in questo articolo. In risposta, qualche settimana più tardi, mi arrivò da Los Angeles una busta enorme, con dentro un'altrettanto enorme foto autografata. La posa di Michael Crichton, in quella foto, con l'abbronzatura californiana e un Rolex al polso, mi sembrò più da attore che da scrittore. Una foto autografata, e nient'altro. Sul momento rimasi deluso. Ora che è morto andrò a cercarla, quella foto, e la terrò fra i miei ricordi più cari.
Da Il Giornale, 6 Novembre 2008
Forse l'ironia aveva preso il posto della sua sfrenata fantasia. E la sua fama di creatore di dinosauri clonati aveva superato la sua bravura di sceneggiatore. Chi ha letto Next, il suo ultimo romanzo, ci ha trovato pesci sponsorizzati da multinazionali e qualche citazione di un buffo presidente del Consiglio di un Paese lontano (l'Italia) alle prese con curiosi esperimenti sebacei. Chi è stato dipendente dalle prime stagioni di E.R. - Medici in prima linea (tuttora in corso), sa quale macchina perfetta fosse quella serie e quale rivoluzione portò nel linguaggio televisivo. E' morto all'improvviso, era malato da tempo, pochi lo sapevano. In Memoriam, Michael Crichton, 1942-2008, come semplicemente si legge sul suo sito Internet. Dove si annunciano funerali privati.
Basta qualche titolo per dare l'idea di chi fosse Crichton: Jurassic Park, Stato di paura, Preda, Sfera, Il mondo perduto, Congo. Romanzi spesso divenuti film, sceneggiature diventati successi di botteghino. Steven Spielberg, Dustin Hoffman, Sharon Stone, Samuel L. Jackson, Sean Connery, George Clooney (quando non era ancora George Clooney ma stava per diventarlo grazie a Crichton): quasi tutta Hollywood ha incrociato il suo genio. Agli Universal Studios di L. A. il parco a tema di Jurassic Park resta il monumento a una delle sue intuizioni più incredibili. E ogni giorno gli americani gli rendono omaggio facendo la cosa che probabilmente più rendeva felice Crichton: divertendosi. Divertirsi a navigare i laghi e i fiumi dove spuntano all'improvviso le creature preistoriche che avevano visto al cinema.
Anche se Next non ebbe il successo di suoi lavori precedenti, Crichton era una risorsa. Pensare a lui significava pensare una sola cosa: bestseller, 150 milioni di copie vendute, milioni di telespettatori, migliaia di persone al cinema. Molti si interrogavano sul suo successo, molti non lo capivano, molti probabilmente lo declassavano a scrittore di genere. Invece il segreto è semplice ed è sotto gli occhi di tutti. Crichton era un artigiano della sceneggiatura, conosceva, lui laureato in medicina, il segreto di una storia.
Un esempio. Il primo episodio di E.R., 24 Hours. Medici che parlano tra loro, storie che si incrociano, uno che torna ubriaco e un altro, si capisce che è un suo amico, che lo sdraia su una barella a smaltire. Infermiere, una più inquadrata delle altre. Fuori, Chicago, la più bella città d'America. Dentro un medico con gli occhiali che non riesce a dormire più di pochi minuti prima che qualcuno lo svegli. Un problema in famiglia, la moglie vuole che lasci il pronto soccorso universitario per una vita e uno stipendio migliore. L'ubriaco si sveglia, è sobrio, lo vediamo all'opera. E' un pediatra, è bravo, maledettamente bravo, ma pieno di ombre. Uno studente appena arrivato. È ricco, impacciato, viene travolto dalla mole di lavoro che un altro medico, un chirurgo, bravo, dannatamente bravo, gli somministra. Stop. Fermatevi e contate quante conflitti principali e secondari in pochi minuti Crichton ha tirato fuori con la sua idea.
Secondo esempio. Chi o che cosa teme oggi l'uomo? Multinazionali, manipolazioni genetiche, violazione della privacy, clonazioni clandestine, virus creati in laboratorio e dispersi o venduti chissà dove e chissà a chi. In poche parole che ci sfugga di mano tutto quello che abbiamo messo in piedi. Tutto troppo in fretta, tutto troppo difficile da controllare, troppi soldi che girano, troppi interessi e troppo opachi. Ecco i nuovi nemici che Crichton ha messo nelle sue storie. Le nostre paure, il cocktail tra quello che abbiamo inventato e quello che non siamo in grado per avidità, miopia, inadeguatezza di tenere a bada.
Questi sono i due elementi alchemici del segreto di Crichton: storie da raccontare e arte nel raccontarle. Aveva 66 anni, pensavamo che avesse ancora tanto tempo. Eravamo sempre in attesa di qualche sua nuova idea. Sicuri che ci avrebbe fatto ridere, piangere, pensare. In memoriam, Michael Crichton.
Da La Repubblica, 5 novembre 2008
«Negli ambienti intellettuali mi guardano dall'alto in basso, mentre i quotidiani popolari mi ritengono troppo intellettuale. Insomma, assomiglio a un pipistrello, che dagli uccelli viene trattato come un mammifero e tra i mammiferi è ritenuto un uccello», aveva detto di sé in una recente intervista Michael Crichton, lo scrittore americano scomparso ieri a causa di un cancro ad appena sessantasei anni. Crichton amava ridere di questa difficoltà dei commentatori nel collocare le sue opere.
«E' un loro problema. Io sono un narratore e ne vado orgoglioso», aveva aggiunto. In effetti, Crichton è stato narratore dotato di un enorme talento, tra i più prolifici e geniali della letteratura Usa di fine Novecento, capace di innovare il genere della fantascienza in virtù di audaci sperimentazioni ma coraggioso al punto di misurarsi con temi decisamente più difficili per il semplice gusto della sfida, senza sentirsi troppo legato alle mode del momento.
In poco più di quarant'anni di carriera (debuttò nel 1966 utilizzando lo pseudonimo di John Lange, il nome di un nano della corte d'Inghilterra) Michael Crichton, anche regista di cinque pellicole e sceneggiatore di E.R., Medici in prima linea, ha offerto ai suoi lettori venticinque volumi di ottimo livello, quasi tutti bestseller di portata planetaria (ha venduto oltre 150 di milioni di copie) riuscendo a far convivere in trame avvincenti la verosimiglianza scientifica che gli veniva dagli studi di medicina con interrogativi morali sulle nuove frontiere che le scoperte consentivano di attraversare.
Estrema leggibilità e profondità insieme, dunque, per un artista che, secondo il settimanale “Time” aveva il “golden touch”, il tocco d'oro per trasformare qualunque storia in una trama avvincente, spesso rielaborata in seguito dal cinema.
Di questa bravura iniziò a dar prova nel 1969 quando, dopo aver ottenuto una laurea in medicina e aver fatto una lunga gavetta protetto, appunto, da uno pseudonimo, pubblicò Andromeda, il primo volume di successo nel quale già era chiara la strategia scelta per avvicinare i lettori con leggerezza ai temi complessi e difficili del dibattito etico sui limiti della scienza e sulle opportunità che offriva. «Da allora ho sempre utilizzato la medesima ricetta per mettere a punto un libro: mi sono concentrato sulle novità della ricerca e sulle paure che potevano suscitare in chi non era esperto, cercando di trarre da questo nucleo storie avvincenti», disse in seguito.
Una formula applicata in seguito ad ogni volume diventato in fretta un bestseller e poi un film: Congo (1981), dove si soffermava sui possibili disastri combinati da chi vuole manipolare la catena dell'evoluzione e per il quale studiò il linguaggio dei gorilla grazie a una collaborazione con l'università di Stanford, Sfera (1988), nel quale gli incubi di cui Huxley e Orwell avevano dato conto nella prima parte del Novecento vengono rivisitati alla luce della contemporaneità, il mirabile Jurassic Park (1990), portato sul grande schermo da Steven Spielberg, che squaderna i rischi della manipolazione del Dna trasformando una favola in un incubo.
Non c'è, comunque, solo fantascienza nella carriera di Michael Crichton. Oltre ai testi di esordio (sei thriller con firme diverse composti tra il 1966 e il 1966 per potersi pagare la retta della Harvard Medical School le cui prime edizioni sono quasi introvabili e assai ricercate nelle vendite all'asta sul web), lo scrittore ha proposto anche un romanzo di taglio storico nel quale ricostruisce in ogni dettaglio un celebre furto avvenuto nel Regno Unito (La grande rapina al treno, 1975), si è cimentato con il possibile assalto asiatico all'economia americana (Sol Levante, 1992) trovandosi a fare i conti con una protesta ufficiale dell'ambasciata nipponica a Washington per il ritratto negativo offerto, a dire dei diplomatici di Tokyo, delle multinazionali giapponesi. Negli ultimi anni, poi, era tornato ai temi prediletti delle scoperte scientifiche e loro possibili manipolazioni. L'intelligenza artificiale e le nuove frontiere che si possono varcare con l'utilizzo delle biotecnologie sono infatti al centro di Punto critico (1996), Preda (2002), Stato di paura (2004) e di Next, l'ultima opera apparsa due anni fa.
Proprio presentando al pubblico italiano questo romanzo Crichton aveva detto che, al pari di Stendhal, anche lui riteneva che ogni opera di un narratore «va considerata una autobiografia trasfigurata in forma simbolica». A lui è riuscita l'impresa di raccontare, con la stessa abilità dei grandi pionieri della fantascienza dell'Ottocento (Mary Shelley e Wells, in particolare), le inquietudini e le speranze che ogni innovazione suscita. Aveva storie da narrare e sapeva narrarle con intelligenza. Per questo milioni di persone di tutto il mondo lo hanno amato e continueranno ancora a lungo ad amarlo.
Da Il Messaggero, 6 Novembre 2008